Il canto di Toti dal Monte si presta bene ad esemplificare i principi cardinali della corretta emissione, ossia pronuncia, focus, omogeneità e legato. Nei dischi il timbro risulta metallico e lezioso, ma per imparare ad ascoltare è necessario superare queste percezioni esteriori e superficiali cui ci hanno condannato il disco ed i suoi divi da supermercato. Va segnalata invece l’esattezza degli attacchi, sempre agganciati nella corretta posizione alta e raccolta, sul fiato, tutta sfogata “fuori”, senza la minima incertezza d’intonazione. L’articolazione delle parole è precisa, fluida e perfettamente intellegibile come quasi mai avviene nelle donne, ogni vocale mantiene la propria pura identità, senza alterazioni o mescolamenti intervocalici di sorta. La “canna” del fiato batte sempre nella stessa posizione, dalle note gravi, perfettamente calibrate e prive del benché minimo compiacimento, sino agli acuti, intensi e sfogatissimi. Non si avvertono scalini ma solo una gamma omogenea e tutta appoggiata. Nei portamenti la gola resta aperta e rilassata e la voce scivola verso l’alto o verso il basso senza spinte o tensioni, libera sul fiato galleggiante. La resa musicale ed espressiva non suscita particolare interesse né si segnalano particolari numeri virtuosistici, ma si fa apprezzare per la pulizia stilistica. Una lezione per quei soprani leggeri che oggi ripudiano pubblicamente le giuste maniere vocali, in ossequio ad un falso ideale di espressività che le riduce ad un precoce e gravoso declino, impedendo loro di rispettare i propri impegni professionali.
G.B.Mancini
tanto per chiarirci: la toti è sublime ed esemplare in raffronto alla ultima rinunciataria e congruente sostituta. In raffronto alla galli curci, alla hempel ed alla ivogun il discorso cambia e di molto. Se poi prendo a metro di confronto la siems la toti si dissolve sopratutto l’ interprete
Questa mia rubrica caro Donzelli privilegerà le voci di scuola italiana, francese e spagnola, che ritengo superiori per qualità di imposto a quelle nordiche, germaniche o dell’Europa dell’est. La Siems è una cantante che io ricordo per essere stata la maestra di Sigrid Onégin oltre che per la sua spettacolare abilità di acrobata virtuosa, ma non la considero il non plus ultra se parliamo di esempi paradigmatici di emissione bella e squillante. Discorso analogo potrei fare per Irene Abendroth, che come la Siems rappresenta un modo di cantare assai interessante, ma poco italiano.
Caro Mancini, ti faccio i miei complimenti per la tua rubrica, saggia, colta e scritta in concetti chiari e precisi. Aggiungo poi, che questo tuo progetto non è solo un modo per avvicinare all’ascolto della buona musica (come già il titolo “Impariamo ad ascoltare” dice), ma è anche un modo per approfondire lo studio di tanti che, come me, anche avendo avuto la fortuna di ascoltare dal vivo le grandi voci del passato (semi recente, eh 😉 ) non hanno studiato canto e sono semplicemente degli appassionati e studiosi, e che quindi possono trovare in questa rubrica un metodo anche per capire meglio la musica che ascoltano. Aspetterò il venerdì con trepidazione, un affettuoso augurio!
ti ringrazio! è uscita oggi la seconda puntata