In questo Bolero il non plus ultra per me resta la versione di Sigrid Onégin. La Schumann-Heink ha dalla sua la simpatia e la comunicativa dell’accento, un po’ da casalinga birichina, ma la voce non mi ha mai convinto fino in fondo. Qui in particolare per me si nota una discutibile organizzazione del settore centro-grave della voce (“io sono della vergine il PRImo sorRIso”, quelle “i ” sono proprio brutte), oltre alla solita fissità degli acuti. Non mi piace come carica le “r” (“io rrrrrrido”). In generale la sensazione è di una voce che non sfoga libera come dovrebbe. Colpisce come sempre lo splendido trillo e la leggerezza di vocalizzazione, anche se qui come anche nella grande scena di Fidès nell’agilità rinuncia ad articolare il testo con le sue diverse vocali, il che dà l’idea di uno svolazzare fine a se stesso… Certo è comunque notevole per una cantante abitualmente associata al repertorio wagneriano, anche se non posso nascondere di avere qualche riserva nei suoi confronti. Ritengo che il primato del buon canto spetti a voci di scuola italiana come Eugenia Mantelli o Ebe Stignani.
non la penso come mancini sino in fondo. posso anche riconoscere che la onegin canti in maniera più compiuta, devo aggiungere che i dischi di frau ernestine sono proprio quelli dell’età della pietra e devo anche aggiungere che talune esecuzione di ebe stignani (appena sentita la sortita di dalila “aprile foriero”) lasciano quasi tutte ai blocchi di partenza.
Ma questo ha relativa poca importanza vorrei ricavare un altro elemento da questo ascolti e da quelli usato a pietra diparagone da mancini. Ovvero fra le registrazioni della schumann-heink e quelle della stignani passano quaranta- cinquant’anni circa , troviamo differenza, ma di fatto le cantanti sono molto simili. Più o meno lo stesso lasso di tempo intercorre fra una stignani ed una barcellona eppure non sentiamo lo stesso linguaggio tecnico (ed in parte espressivo) percepiamo, invece, un abisso!
se mi sbaglio son qua per parlarne
Non trovo ci sia questa gran somiglianza tra la Stignani e la Schumann-Heink. La prima è un portento di voce solida come una roccia, italianissima, ricca, squillante, ordinata e omogenea, stilisticamente sobria. La Schumann Heink presenta i difetti tipici delle emissioni tedesche, non la considero un esempio irreprensibile. Anche la Mantelli appartiene all’età della pietra del disco, ma la preferisco assai ad Ernestine.
Oh, caro Tamburini. Che bolero!
Voce ampia e bella, salda e tonda, facile la vocalizzazione, buono il piglio, senso del ritmo, gran trillo. E anche l’ italiano, (nota dolente di parecchi artisti appartenenti all’area mitteleuropea di quel periodo e non solo), non scade mai nel ridicolo. Bellissimo!
Ecco, sì, direi anche io ottima musicalità, ritmo, sapiente uso del rubato. Indubbiamente un’esecuzione con del carattere. In questo è superiore alla Onégin, sul piano vocale no.
Such a wonderful voice, Mrs. Schumann-Heink
I agree with Mancini when he talks about the musicality and I would add the immediate fun that any listener can hear from this recording.
I perfectly agree with Donzelli when he compares Stignani’s and Schumann-Heink’s singing: I would add that both share a very defined emission (a professional emission that Barcelona dreams); by the way, similar but different technique in any case, for singing schools and repertoire!
I do not much agree with Mancini about the high notes’ fixity, which is something that you can hear but you don’t really know if the fault is given to the singer or the old recording in my opinion.
Schumann-Heink’s low register is something rather difficult to define: sometimes she sings it in a way that sounds throaty, and sometimes she has broad and resonant low notes (listen to the end 2:58 http://www.youtube.com/watch?v=-8AGRHyzF2U): history of recording and singing mysteries!
Sì è vero, talvolta tende a schiacciare, altre volte scende più correttamente. Ha comunque delle evidenti disomogeneità nella linea, e talora la pronuncia delle consonanti è un po’ dura, e il legato ne risente. In alcuni incisioni – penso alla seduzione di Dalila – le prese di fiato sono un po’ maldestre, ma bisogna tener conto anche dell’età. Resta una cantante assai interessante, è un peccato che abbia inciso prevalentemente canzoni e solo in minima parte brani d’opera.
Ecco, nel brano che hai postato, misterpapageno, credo che la si possa considerare davvero esemplare. Lì entra in gioco perfettamente la sua abilità di dicitrice, e la sua capacità di servirsi dei colori.
In questo Bolero il non plus ultra per me resta la versione di Sigrid Onégin. La Schumann-Heink ha dalla sua la simpatia e la comunicativa dell’accento, un po’ da casalinga birichina, ma la voce non mi ha mai convinto fino in fondo. Qui in particolare per me si nota una discutibile organizzazione del settore centro-grave della voce (“io sono della vergine il PRImo sorRIso”, quelle “i ” sono proprio brutte), oltre alla solita fissità degli acuti. Non mi piace come carica le “r” (“io rrrrrrido”). In generale la sensazione è di una voce che non sfoga libera come dovrebbe. Colpisce come sempre lo splendido trillo e la leggerezza di vocalizzazione, anche se qui come anche nella grande scena di Fidès nell’agilità rinuncia ad articolare il testo con le sue diverse vocali, il che dà l’idea di uno svolazzare fine a se stesso… Certo è comunque notevole per una cantante abitualmente associata al repertorio wagneriano, anche se non posso nascondere di avere qualche riserva nei suoi confronti. Ritengo che il primato del buon canto spetti a voci di scuola italiana come Eugenia Mantelli o Ebe Stignani.
non la penso come mancini sino in fondo. posso anche riconoscere che la onegin canti in maniera più compiuta, devo aggiungere che i dischi di frau ernestine sono proprio quelli dell’età della pietra e devo anche aggiungere che talune esecuzione di ebe stignani (appena sentita la sortita di dalila “aprile foriero”) lasciano quasi tutte ai blocchi di partenza.
Ma questo ha relativa poca importanza vorrei ricavare un altro elemento da questo ascolti e da quelli usato a pietra diparagone da mancini. Ovvero fra le registrazioni della schumann-heink e quelle della stignani passano quaranta- cinquant’anni circa , troviamo differenza, ma di fatto le cantanti sono molto simili. Più o meno lo stesso lasso di tempo intercorre fra una stignani ed una barcellona eppure non sentiamo lo stesso linguaggio tecnico (ed in parte espressivo) percepiamo, invece, un abisso!
se mi sbaglio son qua per parlarne
Non trovo ci sia questa gran somiglianza tra la Stignani e la Schumann-Heink. La prima è un portento di voce solida come una roccia, italianissima, ricca, squillante, ordinata e omogenea, stilisticamente sobria. La Schumann Heink presenta i difetti tipici delle emissioni tedesche, non la considero un esempio irreprensibile. Anche la Mantelli appartiene all’età della pietra del disco, ma la preferisco assai ad Ernestine.
Oh, caro Tamburini. Che bolero!
Voce ampia e bella, salda e tonda, facile la vocalizzazione, buono il piglio, senso del ritmo, gran trillo. E anche l’ italiano, (nota dolente di parecchi artisti appartenenti all’area mitteleuropea di quel periodo e non solo), non scade mai nel ridicolo. Bellissimo!
anche ame piace tantissimo. una forza….una vera energia vitale!
Ecco, sì, direi anche io ottima musicalità, ritmo, sapiente uso del rubato. Indubbiamente un’esecuzione con del carattere. In questo è superiore alla Onégin, sul piano vocale no.
Such a wonderful voice, Mrs. Schumann-Heink
I agree with Mancini when he talks about the musicality and I would add the immediate fun that any listener can hear from this recording.
I perfectly agree with Donzelli when he compares Stignani’s and Schumann-Heink’s singing: I would add that both share a very defined emission (a professional emission that Barcelona dreams); by the way, similar but different technique in any case, for singing schools and repertoire!
I do not much agree with Mancini about the high notes’ fixity, which is something that you can hear but you don’t really know if the fault is given to the singer or the old recording in my opinion.
Schumann-Heink’s low register is something rather difficult to define: sometimes she sings it in a way that sounds throaty, and sometimes she has broad and resonant low notes (listen to the end 2:58 http://www.youtube.com/watch?v=-8AGRHyzF2U): history of recording and singing mysteries!
Sì è vero, talvolta tende a schiacciare, altre volte scende più correttamente. Ha comunque delle evidenti disomogeneità nella linea, e talora la pronuncia delle consonanti è un po’ dura, e il legato ne risente. In alcuni incisioni – penso alla seduzione di Dalila – le prese di fiato sono un po’ maldestre, ma bisogna tener conto anche dell’età. Resta una cantante assai interessante, è un peccato che abbia inciso prevalentemente canzoni e solo in minima parte brani d’opera.
Ecco, nel brano che hai postato, misterpapageno, credo che la si possa considerare davvero esemplare. Lì entra in gioco perfettamente la sua abilità di dicitrice, e la sua capacità di servirsi dei colori.
Bravissima! Questo è ben lontano dalle recite del peggior conservatorio che oggi vengono vendute come recital importanti!