1.500.000: “Pourquoi me réveiller”

Festeggiamo questo exploit di contatti che avete  realizzato in questi ultimi dieci mesi ( 500.000 !!) con una delle scene più disperate della storia del canto tenorile, “Pourquoi me réveiller” dall’atto terzo di Werther.
La lettura dei versi di Ossian a Charlotte da parte del protagonista è forse il momento più “stuermer” del testo goethiano: „Warum weckst du mich, Frühlingsluft? Du buhlst und sprichst: ich betaue mit Tropfen des Himmels! Aber die Zeit meines Welkens ist nahe, nahe der Sturm, der meine Blätter herabstört! Morgen wird der Wanderer kommen, kommen der mich sah in meiner Schönheit, ringsum wird sein Auge im Felde mich suchen und wird mich nicht finden“ [ Perchè mi risvegli vento di primavera? Tu lusinghi e dici: io spargo la rugiada del cielo! Ma il tempo del mio languire è vicino, vicina la tempesta che disseminerà le mie foglie a terra! Domani verrà il viandante, arriverà colui che mi vide in tutta la mia bellezza: il suo sguardo mi cercherà tutt’intorno sul campo e non mi troverà..] , parole che hanno trovato trasposizione quasi letterale nel libretto di Blau, Milliet ed Hartmann. Nella scena ha luogo la più intensa estroversione sentimentale di un personaggio, al contrario, introverso e per certi versi anche molto letterario, cioè non pienamente credibile, che trova proiezione del proprio carattere e del proprio sentire nella contemplazione tutta settecentesca della natura. Il musicista francese, sullo scorcio del secolo, filtrò attraverso la sensibilità propria e del proprio tempo il mito letterario di Werther, colorendolo di una passionalità tutta tardoromatica priva di realismo e di quella credibilità psicologica tipici del teatro di fin de siécle. Werther è un personaggio affascinante anche per la sua componente anacronistica, ripeto, letteraria, che lo rende uno stereotipo dell’amore infelice, della nostalgia, della sensibilità solitaria ed incompresa ma completamente maschile, insomma, il luogo della commozione dello spettatore.
Forse anche per questo la scena ha pochissimi margini di libertà interpretativa per i cantanti, e la sequenza di questi ascolti, selezionati in base all’esecuzione in lingua ( presto vi presenteremo anche quelli in traduzione ) dimostra che la via percorribile è sempre stata di fatto un sola. La lettura di Ossian a Charlotte si trasforma nello sfogo disperato della sofferenza del protagonista e del proprio intento suicida. La poesia evoca l’esternazione sentimentale, così come lo scrivere, nella scena della lettera di Charlotte e la forma stessa del romanzo epistolare adottata da Goethe sono strumentali alla finzione letteraria prima e teatrale poi. L’antico artificio diventa espressione naturale ( e non naturalista, nonostante la soglia temporale )  in un canto fatto di legato, di timbro, di slancio sentimentale.
Gli ascolti sono un’antologia della scuola interpretativa francese, dove si susseguono la curiosità del primo interprete, il mediocre Van Dick ( non a caso caro alla Bayreuth di Cosima Wagner ); lo straordinario David, la cui voce robusta dà vita al canto forse più straziante, ma anche sfumato e perciò vario di tutta la serie francofona; ai nobili ed aristocratici Clement ed Ansseau, dalla grande linea di canto, voce piena ed acuti squillanti; ai meno noti Muratore o Lucioni, più piatti come interpreti ma oggi testimoni della prassi diffusa nell’esecuzione del brano; allo slancio dell’esuberante D’Arkor, dalla voce bellissima e dal canto impetuoso, che rende al massimo l’irrazionalità del momento drammaturgico.
Gli italiani sono presenti qui solo con il leggendario Schipa cui non occorre alcun commento, che fu forse una sola vota Werther in lingua francese dal vivo, e l’originalissimo Martinelli, che da tenore di forza quale era, si permette uno stacco di tempo lentissimo, del tutto sorprendente che conferisce all’aria un tono fortemente poetico.
Dei moderni, devo dirvi la verità, mi convince veramente solo Alain Vanzo, perché ancora unisce timbro e passionalità, qualità del canto ed emissione nobile; meno Kraus in questa scena, per limiti naturali del mezzo ma non certo per inferiore qualità di canto. In anni recenti soltanto Ramon Vargas ha coniugato, sebben a livelli inferiori, voce e gusto, mentre gli altri o soffrono per eccessi concitazione ed esteriorità che portano anche a sforzare il mezzo ( Domingo), oppure non praticano il canto lirico ( Villazon e Kaufmann), e quindi sono privi di interesse.

Vi ringrazio nuovamente per la fedeltà che ci dimostrate, i nostri autori di commenti ed animatori di dibattito in coda agli articoli in particolare. Al prossimo mezzo milione !!!

1905 – Ernest Van Dyck

1907 –  Lucien Muratore

1908 – Léon David

1914 – César Vezzani

1916 – Edmond Clément

1917 – Giovanni Martinelli

1926 – Tito Schipa

1929 – Fernand Ansseau

1931 – David Devriès

1930 – Gaston Micheletti

1930 –  Miguel Villabella

1931 – André D’Arkor

1931 – Georges Thill

1936 – José Luccioni

1953 – Cesare Valletti

1965 – Nicolai Gedda

1971 – Franco Corelli

1974 – Alain Vanzo

1975 – Giacomo Aragall

1978 – Alfredo Kraus

1978 – Josè Carreras

1982 – Plácido Domingo

1999 – Ramón Vargas

2008 – Rolando Villazón

2010 – Jonas Kaufmann

2011 – Shalva Mukeria

14 pensieri su “1.500.000: “Pourquoi me réveiller”

  1. Bellissimi ascolti, Giulia. Tra i molti magnifici, ho ammirato il languido Clément, mentre Corelli mi è sembrato meno adatto al ruolo. Vanzo è irresistibile e i peggiori sono sempre i soliti ! :)

    Anche noi lettori siamo felici del nuovo traguardo del nostro beneamato blog . Evviva, ed a sempre maggiori successi !!!

  2. scusate però una dimenticanza c’è: Kozlovsky, forse la più spettacolare esecuzione che si conosca, assieme a un paio di altre. il tempo lentissimo, la lunghezza dei fiati, l’intensità che ne deriva, la gamma infinita di sfumature sono cose ineguagliate.

  3. Li ho ascoltati tutti ed i miei preferiti li potrei cosi’ riassumere: 1905-1930 Schipa-Devries, 1931-1978 Luccioni-Vanzo, 1982-2011 Vargas-Mukeria Grazie divina Giulia al di la’ dei bellissimi ascolti (quasi tutti) “magnificentissimo” l’articolo anche se fin troppo breve…

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