Mentre mezza Italia veniva ricoperta dal gelo, mi trovavo a passare in Piazza della Scala: era sera inoltrata e dal cielo grigio e pesante scendeva una pioggerellina stanca e sparpagliata dal vento. Il freddo pungente e la fretta, mi facevano accelerare il passo alla ricerca di un luogo più riparato. Fu in quel momento che, prima di attraversare via Manzoni, urtai per errore un passante dall’aria ugualmente affrettata: mi voltai per scusarmi, ma era già lontano. Prima di proseguire la mia strada mi accorsi che in terra c’era un quadernetto grigio: lo aprii con una certa curiosità. Erano appunti: note di regia, probabilmente usciti dalla tasca del cappotto dello sconosciuto al momento dello scontro. Entrai velocemente in un bar, ordinai un negroni e iniziai a leggere con avidità quello scritto dal titolo invitante: “appunti/Falstaff 2013”. Questa è la trascrizione di quanto ho letto:
Atto I
– Quadro I: sipario strappato lasciato sul palco – scena buia – accordo iniziale: 3 attrezzisti tolgono dal palco il sipario, tra di essi uno più grasso e claudicante, è Falstaff (aspetto trasandato, afflitto da un’obesità che lo rende un “escluso”, sguardo triste, ma fiero). Un uomo elegante lo chiama dal fondo – la scena si illumina su di un retropalco pieno di addobbi scenici e un letto sfatto, a destra l’ingresso sul palcoscenico e uno scorcio di platea. L’uomo elegante (che si scoprirà, poi, essere Ford) si lamenta, intervengono gli altri due attrezzisti. L’uomo elegante va via e Falstaff si avvicina al letto (dove dorme ancora la cameriera di Donna Elvira – si stava rappresentando il Don Giovanni – seminuda) e beve un sorso da una bottiglia (cognac) mentre spulcia tra i costumi di scena di altri spettacoli: prova alcune maschere e dei mantelli, poi incarica gli altri di spedire due lettere: gli attrezzisti si tolgono la tuta e restano in giacca e cravatta…non sono uomini comuni, non sono come Falstaff e prendono le distanze da lui, che li scaccia, ma loro lo deridono, salgono sul palcoscenico mentre lui vuole seguirli…ma arrivato alla soglia qualcosa lo trattiene: lui non può entrare…è escluso dal mondo del teatro. E si dispera.
– Quadro II: stessa scena di prima, ma vista dalla parte del palcoscenico…si dà un’opera in costume settecentesco (la stessa dei Contes d’Hoffmann). Le comari sono attrici, discinte e viziate. Ford è un regista/artista e Fenton è una comparsa.
Atto II
– Quadro I: confine tra palco e retropalco. Da una parte Falstaff in costume settecentesco che fruga nel guardaroba. Arriva Quickly vestita da donna delle pulizie, ma non oltrepassa mai la linea che divide le quinte dalla scena e combina l’incontro. Poi dal pubblico si alza Ford e raggiunge Falstaff, gli consegna una maschera (simbolo del teatro e della sua promozione sociale: finalmente potrà entrare in scena).
– Quadro II: di nuovo il palcoscenico con davanti una fila di poltrone della platea. In scena si svolge il corteggiamento: Falstaff con convinzione, Alice finge con esagerazione. Fenton e Nannetta sono seduti a guardare la scena e si baciano. Arrivano tutti gli altri in maschera..come Falstaff (che si nasconde in un armadio, poi gettato con un calcio dietro le quinte. Tutti ridono prendendo in giro l’obeso emarginato.
Atto III
– Quadro I: corridoio che dà sui palchi..Falstaff vaga senza meta, da una porticina dei palchi escono le comari/attrici (sempre mascherate) e gli danno appuntamento per mezzanotte.
– Quadro II: foyer della Scala, notte…Falstaff elegantissimo, arrivano gli altri: tutti con la tuta da attrezzisti. Lui si intimorisce, poi si svelano e sotto hanno i loro ricchissimi costumi di scena. Lì si consuma la burla. Falstaff che voleva abbattere il muro tra realtà e teatro è “gabbato” e alla fine viene allontanato e cacciato dal foyer che si apre sulla piazza illuminata a giorno. Falstaff corre verso la notte e il buio: resta un escluso, mentre sulla scena illuminata a giorno i personaggi deridono il pubblico (le luci in sala si accendono).
Chiusi il quaderno: era già tardi. Pagai il mio conto e m’incamminai verso casa. Misi la mano in tasca e in quel momento mi accorsi di aver dimenticato il quadernetto grigio sul tavolino del bar: alzai le spalle…meglio così, ci penserà qualcun altro a rintracciare l’ignoto autore di quegli appunti.
Ma non è la cameriera di Donna Elvira a comparire, seppure indirettamente, nel Don Giovanni?
Un errore di trascrizione….correggo
eh eh Duprez qui ci sono lettori molto attenti
Duprez, ma non è che sotto il tuo pseudonimo si cela l’ assistente di Carsen? Ahahahahaaaa….
Comunque anche l’allestimento del Trionfo del Tempo e del Disinganno curato da Pizzi al Teatro Lauro Rossi di Macerata (2009, mi sembra) era ambientato nella stessa scenografia del recente Don Giovanni…
Voglio dare anche io il mio contributo al teatro di regia, questa sublime arte destinata a liberare l’ umanità dolente dalle sue secolari catene.
Vi propongo il mio Konzept per un allestimento della Norma.
Durante l’ Ouverture, la scena rappresenta la sala del Teatro alla Scala durante il fiasco della prima esecuzione della Norma, la sera del 26 dicembre 1831. Mentre gli attori che impersonano i veri Giuditta Pasta, Giulia Grisi e Domenico Donzelli altercano con i moderni grisini in sala, cala improvvisamente l’ attuale sipario rosso della Scala che sull’ accordo finale dell’ Overture si strappa.
La scena ora rappresenta il foyer della Scala, che si alterna con l’ interno di una lussuosa villa da nuovi ricchi. Su questo sfondo si consuma una tragedia di passione e politica.
I protagonisti:
– Norma Lo Gallo, giovane sindacalista della FIOM
– Pollione Monaghi, suo amante ed esponente di Confindustria, che la costringe a svolgere attività antisindacali
– Adalgisa Masciadri, dattilografa precaria alla FIOM e nuova vittima del Monaghi
– Oroveso Lo Gallo, pensionato padre di Norma, vecchio anarchico individualista.
Nella scena finale tutti troveranno morte per mano di un assalto degli Indignados mentre Norma e Pollione osservano la catastrofe da un palco di proscenio tenendosi per mano, a simboleggiare il nuovo ordine economico mondiale nato dalla rovina comune di lavoratori e classe imprenditoriale.
Che ne dite?
ahahahah scemo!
ADORABILI!!!!!!!!!!!!!!!
(tristemente veraci, però…)