2 pensieri su “Adamo Didur La Juive Maledizione Fonotipia 92224 enregistré le 24 avril 1908”
Bellissima incisione di un brano teatralmente e musicalmente superlativo, vero “must” del repertorio dei grandi ruoli per voce di basso. Qui nell’interpretazione di un vero e proprio gigante del Belcanto, Didur offre nella semplicità dell’accento e nell’astrattezza del canto effetti drammatici di ampiezza e sacralità possibili solo a mezzo della più affinata tecnica vocale. Accanto a questa incisione possiamo mettere solo De Angelis (forse ancora più impressionante), Navarrini, Pinza (che personalmente trovo un pò penalizzato dal confronto con i precedenti).
Chi avesse dubbi sulla mancanza di voci e tecnica nella corda del basso oggi dovrebbe solo provare ad ascoltare in parallelo Didur in questa scena (o uno a scelta fra gli altri) con uno dei bassi in carriera che oggi hanno tentato miseramente l’approccio al ruolo (come ad esempio Scandiuzzi, ma ancor peggio Miles e Furlanetto). L’accento scolpito, l’ampiezza e la purezza del suono, condizioni imprescindibili a rendere la ieraticità e magniloquenza della scena e del personaggio vengono sostituiti da un bolso borbottio nella migliore delle ipotesi, sempre a costo di immani fatiche. Dischi come quelli di Didur dovrebbero farci riflettere sul valore della tecnica e su come questa incida proprio ai fini interpretativi nell’esecuzione di qualsivoglia brano operistico e non.
Sottoscrivo ogni parola. Solo un eccellente tecnica permette all’interprete di rendere giustizia a una pagina come questa. Straordinaria invero anche l’incisione di De Angelis che scolpisce nel marmo ogni parola con una cavata e un ampiezza di suono che suonano terribili come una condanna eterna. http://www.youtube.com/watch?v=Hm97qj4KTRs , alla frase “e temendo i credenti il tuo soffio il contato” è da palle d’oca.
Bellissima incisione di un brano teatralmente e musicalmente superlativo, vero “must” del repertorio dei grandi ruoli per voce di basso. Qui nell’interpretazione di un vero e proprio gigante del Belcanto, Didur offre nella semplicità dell’accento e nell’astrattezza del canto effetti drammatici di ampiezza e sacralità possibili solo a mezzo della più affinata tecnica vocale. Accanto a questa incisione possiamo mettere solo De Angelis (forse ancora più impressionante), Navarrini, Pinza (che personalmente trovo un pò penalizzato dal confronto con i precedenti).
Chi avesse dubbi sulla mancanza di voci e tecnica nella corda del basso oggi dovrebbe solo provare ad ascoltare in parallelo Didur in questa scena (o uno a scelta fra gli altri) con uno dei bassi in carriera che oggi hanno tentato miseramente l’approccio al ruolo (come ad esempio Scandiuzzi, ma ancor peggio Miles e Furlanetto). L’accento scolpito, l’ampiezza e la purezza del suono, condizioni imprescindibili a rendere la ieraticità e magniloquenza della scena e del personaggio vengono sostituiti da un bolso borbottio nella migliore delle ipotesi, sempre a costo di immani fatiche. Dischi come quelli di Didur dovrebbero farci riflettere sul valore della tecnica e su come questa incida proprio ai fini interpretativi nell’esecuzione di qualsivoglia brano operistico e non.
Sottoscrivo ogni parola. Solo un eccellente tecnica permette all’interprete di rendere giustizia a una pagina come questa. Straordinaria invero anche l’incisione di De Angelis che scolpisce nel marmo ogni parola con una cavata e un ampiezza di suono che suonano terribili come una condanna eterna. http://www.youtube.com/watch?v=Hm97qj4KTRs , alla frase “e temendo i credenti il tuo soffio il contato” è da palle d’oca.