Il nostro Don Giovanni

Adesso, terminato lo spettacolo inaugurale iniziano le recensioni, i peana, e le differite. Dimenticavo i  doposcala gastronomici, che la congiuntura economica imporrebbe di evitare e che, se fossero congrui a quanto offerto in scena, sarebbero a base di cibi e bevande degne del milanesissimo “cafè del genouc”.
In prima battuta il Corriere della Grisi opta per la differita, differita in stile e gusto Grisi. Naturalmente.
Sicchè chi non condivide le opinioni del Corriere perché sono le opinioni del Corriere dirà  che proponiamo l’usato ciarpame, testimonianza di esecuzioni mozartiane superate e datate oltre che in alcuni casi rumorose e poco decifrabili. Chi invece condivide il pensiero di base del Corriere parlerà (ed io con loro) di esecuzioni mozartiane ora esemplari, ora significative, ora esemplificative di una tradizione consolidata e di origine, persa, magari,  ai primordi dell’esecuzione mozartiana.
Ciascuno ha le proprie opinioni, la mia conta niente. Ciascuno le motiva ora con il proprio sentire, ora con la propria cultura. O almeno dovrebbe.
Mi rivolgo proponendo questo Don Giovanni  a chi criticherà la scelta, invitandoli ad ascoltare in primo luogo. Ad ascoltare il canto in generale e non le singole esecuzioni ( anche se devo confessare che quel che si sente del live di Salisburgo 1935 con Ezio Pinza, Giannina Arangi-Lombardi sotto la guida di Bruno Walter è il brano che ho scelto e voluto ad onta della qualità sonora) nonchè la direzione orchestrale dei passi proposti. Sono, credo, la dimostrazione costante della preparazione e dell’impegno che i veri artisti o i grandi cantanti devono dimostrare e per rispetto all’autore, anche se filtrato dal gusto del tempo, e soprattutto per rispetto al pubblico. Sentire del quale molto si è perso e senza il quale non si può essere, prima che artisti, professionisti.
Anche l’illustrazione merita una chiosa. E’ l’immagine del più milanese piatto e tradizionale per i dopoScala  ovvero di ciò che rimane del 7 dicembre. Un po’ pochino…..e poi siamo sicuri che i plauditores di questa serata scaligera appena consumata non preferiscano quelli in busta per consonanza alla qualità della prima?

 

Mozart – Don Giovanni

Ouverture – Fritz Busch (1936)

Atto I

Notte e giorno faticar…Fuggi, crudele, fuggi – Virgilio Lazzari, Giannina Arangi Lombardi, Ezio Pinza, Emanuel List & Dino Borgioli, dir. Bruno Walter (1935)

Ah chi mi dice mai – Ilva Ligabue (con Sesto Bruscantini & Paolo Montarsolo – 1970)

Madamina, il catalogo è questo – Tancredi Pasero (1941)

Giovinette che fate all’amore – Mirella Freni & Rolando Panerai (1968)

Ho capito, signor sì – Rolando Panerai (1968)

Là ci darem la mano – Antonio Scotti & Geraldine Farrar (1909), Heinrich Schlusnus & Lotte Lehmann (1920)

Ah fuggi il traditor – Eleanor Steber, dir. George Szell (1944)

Non ti fidar, o misera – Luise Helletsgrüber, Elisabeth Rethberg, Dino Borgioli & Ezio Pinza, dir. Bruno Walter (1937)

Or sai chi l’onore – Frida Leider (1928)

Dalla sua pace – Alessandro Bonci (1905)

Fin ch’han dal vino – Ezio Pinza (1930)

Batti, batti o bel Masetto – Anna Moffo (1956)

Bisogna aver coraggio – Maria Müller, Tito Schipa, Rosa Ponselle, Virgilio Lazzari & Ezio Pinza, dir. Tullio Serafin (1934)

Riposate vezzose ragazze – Eberhard Wächter, Walter Berry, Leontyne Price, Elizabeth Schwarzkopf, Cesare Valletti, Graziella Sciutti, Rolando Panerai, dir. Herbert von Karajan (1960)

Ecco il birbo – Eberhard Wächter, Walter Berry, Leontyne Price, Elizabeth Schwarzkopf, Cesare Valletti, Graziella Sciutti, Rolando Panerai, dir. Herbert von Karajan (1960)

Atto II

Eh via buffone – Ezio Pinza & Alexander Kipnis (1942)

Ah taci ingiusto core – Lisa della Casa, Fernando Corena & Cesare Siepi, dir. Dimitri Mitropoulos (1956)

Deh vieni alla finestra o mio tesoro – Mattia Battistini (1902), Gerhard Hüsch (1931), André Pernet (1934)

Metà di voi qua vadano – Samuel Ramey (1980)

Vedrai carino – Mafalda Favero (1941)

Sola, sola in buio loco – Esther Hinds, Michael Rippon, Rockwell Blake, Carol Vaness, Faith Esham & Marc Embree (1980)

Ah pietà signori miei – Alexander Kipnis (1942)

Il mio tesoro intanto – Hermann Jadlowker (1908), John McCormack (1916)

In quali eccessi, o Numi… Mi tradì quell’alma ingrata – Johanna Gadski (1910), Sena Jurinac (1955)

Questa è buona…O statua gentilissima – Tito Gobbi, Erich Kunz & Josef Greindl, dir. Wilhelm Furtwängler (1950)

Non mi dir, bell’idol mio – Barbara Kemp (1917), Margaret Price (1973), Krassimira Stoyanova (2005)

Già la mensa è preparata – Ezio Pinza, Virgilio Lazzari, Luise Helletsgrüber, Herbert Alsen, Elisabeth Rethberg, Dino Borgioli, Karl Ettl & Margit Bokor, dir. Bruno Walter (1937)

111 pensieri su “Il nostro Don Giovanni

  1. mio giudizio a fine spettacolo. Grande spettacolo da Scala, forse piu’ televisivo che teatrale. Ma certamente bello e originale. Nuovo.
    Grande Terfel e ovviamente anche il protagonista. Ottima la Netrebko, buona la Frittoli piu’ nella seconda che nella prima parte. Filianoti non ha brillato ma neppure è da considerarsi negativo. Zerlina di normale portata. Fantastica la regia televisiva.
    Fuori luogo alcuni fischi a Baremboin. Chi li ha fatti li poteva evitare. Se non altro per educazione e rispetto. Un enorme grazie alla RAI.

    • Credo abbiate bisogno di una protesi acustica! Sì cara Giulia cercherò di argomentare: queste le mie prime impressioni.Sabato sarò in quel teatraccio e riferirò delle mie impressioni live.
      Non m’aspettavo un Barenboim così in forma Baremboim è stato uno dei pochissimi che non mi fa fatto avvertire soluzioni di continuità fra recitativi e arie, che si inserivano in perfetta continuità e armonia e questo è stato un grandissimo pregio; ricordo altresì la perfetta orchestrzione,limpida e cristallina nel corso del difficilissimo concertato a 6 voci, e poi mai fracassone, ma anzi in perfetta armonia coi cantanti e la regia.
      Non è, questo, di certo il capolavoro di Carsen, troppe le cose già viste e riviste e forse anche un po trite, ma ha avuto il merito di rendere assai vivace e travolgente tutto il racconto(onore al merito anche per il direttore)(come si fa a parlare di noia!)con un gran lavoro sui cantanti-attori, come pochissimi sanno fare,e con una lettura perfetta, a mio parere, dei vari personaggi, assolvendo decisamente Don Giovanni il meno conformista tra tutti,lo spirito libero per eccellenza, uno che pensa ancora con la propria testa a differenza degli altri omologati alla massa dei non pensanti in un mondo e/o società attuale di anestesia totale! W Don Giovanni!!
      E che dire della Netrebko, che a Zurigo 1 mese fa suscitò in me non poche perplessità in donna Anna, completamente trasformata da Carsen perfetta per fisique du role e stupefacente come vocalità, decisamente una delle sue prove più straordinarie, in 9 anni che la seguo assiduamente: la vera,grande trionfatrice della serata!Benvenuta in Italia Anna, ora tornerai più volentieri dopo la incredibile ovazione che hai ricevuto!
      Grandissimo è stato, altresì, Mattei, mai ascoltato in tal ruolo, perfetto con voce bellissima: il miglior Don Giovanni in circolazione.
      A caldo: un Don Giovanni imperfetto, ma un grande e travolgente Don Giovanni!!

      • Contrariamente a molti che scrivono qui io ho apprezzato e anche amato la Netrebko in alcune sue cose fatte in passato. Proprio per questo sostenere che sia stata “perfetta per fisique du role e stupefacente come vocalità” significa a mio avviso volerle fare del male. Ha accettato di interpretare un ruolo che non le è assolutamente congeniale e dato segni di preoccupante sbandamento: fraseggio assolutamente sciatto, evidenti difficoltà in basso, tentativo mal riuscito di scurire artificiosamente il timbro, quadratura delle frasi cervellotica e imprecisa, agilità malamente affrontate e senza scioltezza . Quanto al Physique ( du role o non du role ) è meglio purtroppo lasciar (spero momentaneamente) perdere. Un vero amico delle Netrebko anziché sperticarsi in lodi assolutamente ingiustificate dovrebbe consigliarle di fare seriamente il punto della situazione ed esaminare severamente i motivi che l’hanno portata a risultati così scadenti. Totalmente incomprensibili le salve di applausi che le hanno prodigato. Non è così che si fa il bene di una cantante e – soprattutto – dell’opera lirica. Per quanto riguarda il resto: il livello del canto era davvero mediocre, la concertazione – più che la direzione – lacunosa e scadente. Scene e regia sembravano poi il festival della banalità . Idee sciatte e già viste, nessuna comprensione profonda del testo, nessuna illuminazione, tanta rozzezza e – come succede quando latita l’intelligenza – tanta noia. ( Scrivo questo avendo visto lo spettacolo solo in tv. Può darsi che quando lo vedrò in teatro possa cambiare idea. Visto che non mi diverto e anzi mi fa male parlare negativamente degli allestimenti d’opera spero che questo succeda. Ma ne dubito fortemente ).

        • io sono un grande sostemitore di anna netrebko, ed ammetto che da sempre ha mostrato difetti evidenti (respirazione e precisione nelle colorature soprattutto): ieri serà nel 2 atto ci sono stati entrambi evidenti. Però c’è un timbro vocale e una varietà d’accenti (oltre a una magnetica credibilità scenica) che conquistano sempre il pubblico, come ieri sera. Pensavo che la Scala avesse un pregiuduzio nei suoi confronti (è senza dubbio una star internazionale) invece le hanno fatto passare anche una piccola stecca prima di “non mi dir”…..penso fosse emozione, perchè non ho mai sentito la Netrebko steccare prima (stonare sì invece). Direi comunque che ha fatto un grande 1 atto, veemente e poderoso vocalmente (inaffti alla 1 aria c’è stata un’ovazione); il 2 atto è stato più misurato, voleva essere più intimo, ma non è andato bene come il 1 (secondo me davvero perfetto). Ad ogni modo la sua prestazione penso migliorerà alle repoliche (io vado sabato) con meno tensione; per me comunque con Mattei è stata di grande levatura (superiore agli altri, specialmente la Frittoli, che nel 1 atto mi sembrava in cerca della voce perduta….) . Baremboim infine secondo me è un grande pianista e direttore sinfonico (e di conseguenza wagneriano); per l’opera italiana (mozart compreso) è poco tagliato, non ha il gusto della nostra vocalità. L’avevo sentito già nel Boccanegra, una piattezza spaventosa, l’opera (un pò cupa di suo) ne era uscita un pò noiosa…….Abbado è un’altra cosa, non c’è niente da fare.

          • operfan, sulla varietà di accenti della Netrebko mi permetto di opinare, perchè quando canta non si capisce nemmeno una parola.

        • Ribadisco che la lettura di Baremboim per me è stata notevole in piena sintonia coi cantanti, perfettamente guidati da Carsen, con un lavoro su di essi come sempre perfetto, e con il regista stesso. Lentezza nella concertazione? mah, non mi sono mai annoiato, a bocca aperta dall’inizio alla fine!
          Carsen aveva promesso un’omaggio alla Scala:lo ha fatto utilizzando il “mito” anzi 2 “miti”, Don Giovanni e il teatro alla Scala stesso, che si intrecciano continuamente, ribadendo che il mito teatrale stesso(don giovanni) e il teatro (alla Scala) inteso come mito NON moriranno mai!E lo fa chiaramente vedere in apertura,durante l’overture, nell’eccezionale prima scena del sipario strappato, a metà con Don Giovanni spettatore,smaliziato e potente(ha tutti in pugno!), del bellissimo concertato a 6 voci(grandissimo Barenboim!) e alla fine coi protagonisti, che, vivendo e agendo proprio in funzione della esistenza e presenza continua di don giovanni,scendono negli inferi, con DG, che risorge e torna di nuovo mito assoluto!
          Per me questa è la geniale idea di fondo di Carsen, senza, naturalmente, escludere riverberi sul nostro mondo e società attuale, nella sua perfetta introspezione psicologica dei vari protagonisti-marionette e, comunque, sempre DG-Dipendenti! E’ Teatro allo stato puro, grande Teatro e grandissimo Amore per il Teatro!!
          Cordialmente. Cap.

          • Carissimo, già il fatto che lei non si sia accorto delle abbondanti stonature di Madame Netrebko e della sua stecca sul si bemolle del recitativo prima dell’ ultima aria mi fa dubitare della finezza del Suo udito. Dopo aver letto questo bel pistolotto, ho capito che Lei applica il principio “Credo quia absurdum”.
            Mi stia bene, caro il mio entusiastone e non ascolti troppo Barenboim, i rumori esagerati sono nocivi alle orecchie…

  2. Che qualcuno domani non mi venga a raccontare del solito trionfo (annunciato da almeno una settimana) per salvare le maestranze, i poveri orchestrali e il Made in Italy. E’ stata una serata che ha disonorato il teatro e la lirica per colpa di cantanti lontani anni luce dall’onesto professionismo e di una direzione d’orchestra inadeguata, perché priva di ispirazione e tesa ad emulare idoli irraggiungibili. Se poi critici e stampa di regime vogliono far credere il contrario si accomodino pure come hanno sempre fatto in questi ultimi trent’anni di disinformazione e di menzogne gratuite davanti alla sconcia evidenza dei fatti che parlano da sé.

  3. Non è necessario condividere la filosofia della Grisi per osservare che è stato un’allestimento penoso. Difficile fare di peggio, credo. Il regista poi ha sciorinato un campionario completo di cose già viste e già fatte. Tutte tra l’altro bruttissime e molto noiose. Uno spettacolo che sarebbe stato da affondare sotto una valanga di fischi.

  4. Cara Giulia, hai ragione,bisogna argomentare: uno dei motivi generali per i quali questo don giovanni non solo non ha coinvolto ma addirittura indotto noia e’ , a mio avviso, la mancanza di quello che e’ stato chiamato”magico equilibrio di ambivalenze”tipico di mozart. ad esempio il finale con la ricomparsa di don giovanni: ma non basta , per capire l’intendimento di mozart-da ponte il re maggiore del finale e il fugato che poi non e’ tale?don giovanni viene si punito (controriforma) ma attraverso il racconto di leporello viene di fatto reso eroe e mito.

  5. questo è uno spettacolo dei giorni nostri. Concepito in modo nuovo. Io l’ho visto in TV e l’ho trovato interessante.. Certo Baremboin non è Walter nè Karajan. La Netrebko non è la Price o la Sutherland. Poi perchè lanciarsi contro Terfel? Lo si veda in “Faust”. Degnissimo il protagonista. Poi, scusatemi…….ma createmi un cast 2011 .
    Certo non si poteva nè scritturare Siepi o Pinza nè Arangi Lombardi.
    Filianoti purtroppo ………..Ma anche i tenori scarseggiano. E i grandi cantano in cielo. Credo che la Scala abbia trovato sul mercato del canto quanto di meglio si poteva oggi. L’altra alternativa era non fare Don Giovanni.

    • e sarebbe stata l’alternativa migliore. Non fai un’opera se non hai nessun cantante all’altezza. E se Terfel era degno in Faust non lo so, non l’ho sentito, ma qui era penoso. Se quersto è il meglio sul mercato operistico tanto vale chiudere tutti i teatri d’opera.

    • La Scala ha trovato sul mercato il migliore del canto disponibile oggi? No, ha semplicemente preso o dei grandi nomi come quella stonata ed urlante Netrebko o gli “artisti” (Prohaska) che sono di casa alla Staatsoper di Berlino, ossia il teatro di Barenboim.
      Non era possibile trovare una Zerlina migliore???? Come mai che a Bergamo ho sentito una che aveva molto più dignità e compostezza vocale?
      Non si poteva trovare un migliore Don Ottavio???
      Siamo un po più sinceri con noi stessi…

      E’ un teatro che ha una direzione artistica che non sà scegliere un cast, un direttore ed un regista ed affida tutto a qualche ciarlatano o qualche agente importante. Un cast adeguato (magari non eccelso, ma adeguato e dignitoso) si può trovare anche oggi, eccome. Se si ha voglia e competenza per fare udizioni, per cercare. E soppratutto, bisogna avere delle idee. Questo è un teatro immerso in un totale bancarotto intellettuale – pubblico compreso.

    • Senta un po’, canto meglio io di Filianoti, non diciamo sciocchezze! La Scala non fa altro che adeguarsi al discount discografico internazionale. E se l’alternativa era non fare il Don Giovanni, meglio era non farlo! Queste porcherie non si possono sopportare!

    • Domenico, con tutto il rispetto per le tue condivisibili ragioni, che credo tutte compitamente espresse nella prima frase, io, a onor del vero (e del mio udito), a questo punto avrei preferito l’alternativa. Perché se è pur vera la desolazione vocale dei nostri tempi, è anche vero che si tratta della Scala, della prima, di Mozart e del Don Giovanni.
      Questi hanno dimostrato di avere la minima consapevolezza del proprio mestiere talché si limitano ad imitare una melodia come cantassero ad orecchio e non professionalmente. E allora, perchùè provarli con una aprtitura come il don Giovanni che richiede l’uso del bel canto?
      Non so… Io sinceramente nemmeno al riparo del principio del “Quel che passa il convneto riesco” a ritenere acettabile il Terfel di stasera o il Masetto che scimmiotta il Grande Inquisitore. Per limitarmi a costoro.

    • Appunto. Io sono del parere che quando i cast non si possono assemblare per mancanza di interpreti sia meglio indirizzarsi verso altri titoli meno di repertorio. Così si chiudono i teatri? No, si ascolta altra musica.

  6. Il livello generale di questa recita è stato molto al di sotto della decenza. Non è possibile ascoltare stonature reiterate e continui fuori tempo. La regia, poi, non l’ho capita!!! Andò a vederlo il 13, ma credo che ne uscirò incavolato, come dopo l’ultima Donna del Lago….

  7. naturalmente grazie per gli ascolti,questi ascolti andrebberò fatti sentire davanti al teatro della scala,prima della recita,di modo che il pubblico sia preparato a quello che gli aspetta dopo(ad essere sincero stasera la Netrebko,non è stata all’altezza del ruolo,-anche se riesce sempre a focalizzare l’attenzione del pubblico-ma la colpa non è sua,e di chi la spinge in un repertorio che non è il suo,mettendo a rischio la sua voce.)

  8. Io capisco quasi tutto. Che il regista non capisca niente di Don Giovanni e riesca a non far capire niente a chi guarda, che la scenografia venga fatta all’ultimo minuto con mobili Ebay, che i costumi li creino con le sottovesti della nonna e delle tende trovate in loco come Rossella O’Hara durante la guerra civile, che tutti i cantanti siano sinistrati e che non ci sia stato tempo e modo per protestarli e trovare un nuovo cast – chissà, magari quando li hanno scritturati sembravano potabili – che il direttore sia stanco e stufo e non abbia avuto un criterio di lettura dell’opera e nemmeno dell’inno di Mameli.
    Quello che mi fa infuriare è che evidentemente questo direttore e questi cantanti non hanno fatto il minimo sforzo per sistemare la concertazione, e chissà cosa facevano durante le prove perché provare sicuramente no. E l’orchestra idem idem, ad ogni passo minimamente complicato ognuno andava col proprio tempo e col proprio tono. Ma di sono incontrati prima delle prove in costume?

  9. Anche oggi ci sono buoni cantanti e si può fare Don Giovanni migliore. Temo che il direttore del teatro sia maggiormente interessato all’evento mediatico che non al risultato della serata, l’importante è essere visti, far parlare, essere sulla breccia.
    Ma un direttore artistico competente o interessato all’opera poteva mettere assieme un simile cast ? chi avrebbe cantato bene stasera? a parer mio nessuno. Si andava dall’indecenza di Filianoti al male di Mattei, con tutti gli altri nel mezzo. Il direttore, anche lui musik-star e supermultimediatico è riuscito trasformare musica sublime in energia disordinata e il non meno titolato regista ci ha propinato vecchie idee e inutili dettagli.
    Non c’è melomane che non pensi a un cast migliore !

  10. Ma riguardo a Carsen… che ha allestito? Un divanetto c’ era! Mi è venuto in mente il Mascetti con la casa “uso giapponese”.
    L’ unico espediente registico (involontariamente) azzeccato è stato collocare la “statua gentilissima” tra presidente e premier, così che il “di rider finirai pria dell’ aurora” è divenuto un messaggio alla nazione.

  11. Mi permetto di suggerire a chi commenta l’opera in questione di aggiungere anche con quale mezzo l’ha seguita o se era presente alla recita; anche in TV, tra la sintonizzazione su RADIO3 via digitale terrestre e la diretta su RAI5 c’era una differenza di qualità audio abissale.

    Vorrei anche aggiungere che quanto affermato da Silvialaura (cito: “evidentemente questo direttore e questi cantanti non hanno fatto il minimo sforzo per sistemare la concertazione, e chissà cosa facevano durante le prove perché provare sicuramente no”) è una provocazione che fa riflettere su quali siano al momento i “parametri di lavoro” a teatro: cosa davvero si richiede agli artisti? Non in fase di studio teorico, ma sul palcoscenico. La concertazione è una singola parola che oggi maschera profonde diversità d’intendimenti. Per carità, mai e poi mai vorrei si arrivasse a un concetto monolitico, unico e sempre valido, ma almeno che si ritrovino parametri simili sui quali sintonizzarsi. Che tra il pubblico ci sia confusione in proposito ci può anche stare – in fondo il pubblico giudica un risultato, non direttamente i mezzi con i quali lo si ottiene – ma almeno tra gli addetti ai lavori si dovrebbe andare un po’ oltre le mere opinioni. Mi sbaglio?

    Eppure non mi pare che in italia, quanto all’arte di concertare, manchi una solida tradizione da cui attingere ed eventualmente da rinnovare. O anche da rovesciare, purché si tratti di scelte consapevoli e meditate, non “schivate” acquietandosi la coscienza con il pensiero che il cast è già stato scelto da altri.

    Infine, riguardo all’esecuzione, che ho seguito principalmente via radio, mi è sembrata valida la prova del protagonista, che ha costantemente cercato morbidezza e una certa eleganza, unite a un buon fraseggio, il che compensa ampiamente il fatto che il mezzo vocale in sé sia a mio parere non sublime. Nei pezzi d’assieme è stato a volte meno convincente, ma la quadratura del cerchio in quelle situazioni non è certo responsabilità del singolo cantante, che generalmente per ragioni di ascolto e di timore tende anche a sfuocare il suono quando avverte problemi d’assieme: potrebbe essere questo il caso, visto che di tali problemi ne ho avvertiti una discreta quantità.
    Sul resto mi taccio, l’ora è tarda.

  12. Mi permetto di criticare aspramente quel che sostiene “domenico” nel suo primo entusiastico post. Ma stiamo scherzando? La messa in scena è stata orribile, in linea con tutti quegli spettacoli che, promossi da saccenti artisti (i registi per primi) alla Michieletto, non conservano nulla, ma proprio nulla, del valore e delle atmosfere originiarie, anzi le stravolgono maldestramente. Trovo insopportabile questa menata del “rendere moderna” l’opera con trovate psichedeliche stantie e abiti da tutti i giorni (e nei casi più trash alla Matrix)… Per sopramercato la regia televisiva era veramente mediocre e, su questo, non ci sono pareri personali o sciovinismi che tengano; recentemente ho visto anch’io la diretta in HD dal Met della Anna Bolena e, lasciando perdere i limiti della parte vocale e orchestrale, quella era una messa in scena (regia sobria classica con abiti superbi che da soli restituivano la magia dell’opera) che si rispetta, con una regia televisiva molto efficace e dinamica (carrellate, primi piani dosati) che qui a Milano era staticissima. Su una cosa sono d’accordo: grazie comunque a Rai per dare spazio alla cultura (il tizio che presenta è però insopportabilmente melenso e acritico, peggio di quelli di Radio Rai 3). P.S. Confermo che Barenboim non ha eleganza, brio dove servirebbe, cura del dettaglio, tali da dirigere nel Teatro per eccellenza.

    • Ora come ora, una regia davvero innovativa sarebbe quella che mettesse in scena il testo letteralmente, con costumi, scene e quant’altro, tutto d’epoca. La miglior cosa che ho visto in teatro, e che ricordo vividamente, degli ultimi anni, è stata la Traviata in Scala con la Devia, allestimento classicissimo!

    • Invece il Don Giovanni del Met non era migliore di quello della Scala, una regia inesistente e con le più brutte e squallide scene immaginabili, il cast con differenze ma simile in qualità, meglio solo la direzione d’orchestra. La regia televisiva ? quella si, fantastica ma utile solo a confezionare il pacchetto regalo !

  13. Un’annotazione su Carsen. Non ho visto lo spettacolo e non posso quindi dire nulla. In molti commenti però si nota un fastidio proprio per la figura complessiva di Carsen, addirittura per le compagnie che si porta a tavola. Io per altro ho visto tre regie di Carsen, Elektra, Salome, Dialogues des Carmelites. Una più bella dell’altra. Questo, almeno questo, dovrebbe indurre a un po’ di prudenza nei giudizi, prima di cadere in frasi fritte e rifritte, futili e sciocche, davanti alle quali il trito e ritrito che si imputa a Carsen fa la figura della prima alba nella creazione del mondo.
    Marco Ninci

  14. Ma dai… non ci vuole molto!
    Leggete il libretto. Prendete la partitura e guardatelo bene.
    Guardate le noti musicali di Mozart.
    Studiate le parole di da Ponte e dove sono certe pause nei recitativi musicali.
    Difenderete la regia (stupida) ed i cantanti (non all’altezza dei loro compiti)…
    NON avete ragione anche se “la moda” dice altro!!

    • Ma smettetela con sta storia della “moda”. Ma per chi ci avete preso ? Per dei teledipendenti berlusconiani ? Gli è che per certi ruoli (Carmen, Don Giovanni, Traviata,….Billy Budd…) la resa scenica , l’attinenza fisica al ruolo, è fondamentale QUASI quanto la voce. Tanto pr tornare all’allestimento di Strehler con Alllen (adesso mi seppellite di insulti.. ) quel Don Giovanni tutto mossette leziose, manine e piedini in bella posa, era l’ULTIMO in grado di sedurre (ovviamente a MIO avviso) Mattei, invece, riesce ad essere sensuale, ironico e scapestrato, oltre che di bella e morbida voce. Credo di avere argomentato a sufficienza per quanto riguarda l’aspetto scenico delle due edizioni che, a quanto pare, stanno creando “lacerazioni” all’interno di questo blog.

  15. Ho letto stamani le recensioni della “Busiarda”: di recensioni non ce n’erano. Mattioli fa il punto della situazione nel foyer, una lavandaia di terz’ordine. Una paginetta striminzita sullo spettacolo vero e proprio e lascio a voi intendere cosa c’era scritto. Null’altro che disinformazione: questi giornalisti dovrebbero essere chiamati a rispondere delle fesserie che scrivono.

    Infine una riflessione: ho seguito i commenti di Duprez dove sosteneva (riassumo brevemente) che la lettura contemporanea di Mozart comportasse un alleggerimento orchestrale rispetto alla prassi esecutiva del primo ‘900. Mi sono chiesta se, a tale alleggerimento, dovesse corrispondere, o corrispondesse per natura, un alleggerimento vocale: è evidente l’evoluzione dei volumi vocali dai cast ricordati da Tamburini (1929) ai cast odierni. Quindi: orchestra più leggera, voci più leggere. Poi, però, ho riscoltato quella grandissima cantante che fu la Grummer (ma stesso discorso vale pure per la Steber e altre, s’intende) e mi ha fornito la prova evidente che volume non è pesantezza, che canto di tradiione non è pesantezza. Indi per cui la mia conclusione è: l’estetica del Mozart contemporaneo potrà pure essere diversa, ma di canto ce n’è uno solo. E questo latita sempre. Ma mi rendo conto che parlare di questo di fronte a una prova come quella di ieri sera, è semplicemente assurdo.

  16. mah.. ho sentito in parte per radio e poi ho visto in TV. A me è parso in entrambi gli ascolti che l’intonazione dei cantanti, in particolare il tenore, fosse alquanto ballerina e che le voci fossero molto, ma molto al di sotto delle difficoltà dei rispettivi ruoli. Le donne non mi sono piaciute, gli uomini nemmeno, leporello pronunciava un bruttissimo italiano, peccato! La Netrebko mi è parsa in difficoltà nella grande aria . (certo è che gli americani sono di bocca buona!) La Frittoli non mi è sembrata adattta al ruolo. Il tenore mi è sembrato un ragazzo alle prime armi e poi stonava in un modo imbarazzante.

  17. Io non credo che il pubblico di fine ’700 fosse più intelligente di quello di oggi, ma perlomeno gli venivano presentati i prodotti genuini e originali: così, magari rimuginandoci un po’ su, poteva anche apprezzarne i contenuti.
    Oggi invece al pubblico che non è comunque più intelligente di quello di allora, e che non può o non vuole approfondire, vengono propinate delle palesi adulterazioni degli originali. Questa è pura, semplice e proditoria azione di incultura. Andrebbe sanzionata per legge, come si sanziona ogni appropriazione indebita e ogni commercio di prodotti adulterati.

  18. Sarà importante il mezzo tecnico, ma una stecca è una stecca, alla radio, in teatro e in televisione. La russa è arrivata sfiatata forte cercando costantemente riparo in qualche strillo in alto. (Apprezzato come sempre dal pubblico) Filianoti era stato protestato nel 2008 e là doveva restare. Ritengo sia ancora a cercare la nota persa nelle prime frasi del “dalla sua pace”, visto che da allora non ne ha più trovata una.
    E la Frittoli, se non ne dice niente nessuno è perchè tutti l’hanno data per persa. Dimentichiamo. Ora il Dg è dramma giocoso. Non è rimasto neppure il gioco, vista la noia, ma si è perso l’elemento drammatico che intesse l’opera. Don Giovanni è sì scapestrato, e in questo senso è un’aggiornamento ai tempi nostri. Un confuso consumatore di sesso e feste e superalcolici, a cui mancava solo di sniffare un poco, tirare fuori ed esibire scatole di viagra. Alias nè la regia nè Baremboim si sono dati la pena di una interpretazione dell’opera, di una sua costruzione, col risultato di un susseguirsi di note, neppure tutte giuste, senza un senso drammatico. Per questo sospenderei il giudizio su Mattei e Terfel probabilmente penalizzati. Solo un accenno alle chiappe integrali che la regia ci ha regalato. Grazie, apprezziamo. Ma sono miserie.

  19. Il senso dell’eccellenza ha fatto i bagagli ed è partito per un paese lontano lontano ahimè…
    Ma d’altronde, oggi come oggi è troppo lungo e difficile lavorare su se stessi pretendendo il meglio (come dimostrano questi “interpreti”)…
    Meglio mangiarci un buon piatto di riso allo zafferano e non pensarci più :) .
    Un saluto
    Niccolò della Ripa

  20. Per i sostenitori della Netrebko, che, pur avendo fatto meno peggio dei compari di sventura, era totalmente allo sbando: basta fare in ascolto comparato con Carol Vaness, pure lei fuori parte e costretta a venire a patti con la scrittura di Donna Anna (la Vaness fece pure Elvira, che era più nelle sue corde, s mio avviso). Due voci non adatte ad Anna, entrambe non di madrelingua italiana, ma, signori!, che dirrefenza di risultati! Il controllo del canto permette alla Vaness di rendere una Donna Anna di assoluto prestigio.

  21. Ho seguito la diretta video…mah…spettacolo deludente non solo vocalmente (alle tragedie vocali siamo oramai abituati) ma anche come allestimento…e questo è quello che mi rende davvero pensieroso…Ho avuto modo di vedere Annona Bolena al Met e, seppur con tutti gli orrori vocali, almeno dal punto di vista visivo e di allestimento lo spettacolo è stato estremamente godibile…Nel Don Giovanni nemmeno quello…
    Vocalmente una tragedia come avete già sottolineato…comunque la Netrebko nonostante le stecche è risultata decisamente migliore in Don Anna piuttosto che in Bolena…se non altro per il ruolo decisamente meno proibitivo….per non dire più facile…

  22. Certo, Mancini, arrabbiato com’è, neppure riesce a capire quello che uno scrive con grande chiarezza. Forse bisognerebbe dargli un calmante. Ho parlato del disprezzo che trasuda in molti interventi verso la figura complessiva di Carsen. Quindi la regia di ieri sera non ha nessuna attinenza con quello che scrivo. E’ un fatto. Se a uno che ti domanda dove vai tu rispondi “porto pesci”, non c’è molta possibilità di intendersi. Ma questi sono i dialoghi ai tempi di internet. Questa è la connessione di tutti con tutti.
    Marco Ninci

      • Ma veramente Lei la perde spesso!
        Penso di aver capito,da altri post, che Lei è un pò anzianotto, non si stupisca se perde così facilmente la pazienza, capita a una certa età! io però nel suo caso la chiamerei INTOLLERANZA!! Si vive male così, molto ma molto male!Si rilassi la prego, dopo 2006 credo che Lei sia il più intollerante! non si arrabbi, La prego! Glielo dico solo per il suo bene! Un consiglio: la prossima volta che si reca in quel Teatraccio, assuma 10 gocce di Lexotan !Cordialmente. Cap.
        P.S.
        una domanda: Lei così anziano e così critico verso la Scala,come ha fatto ad entrare all’Anteprima Giovani?

        • Io invece le consiglio, anzi la prego di smettere di insozzare queste pagine e di andare a declamare la perfezione della direzione di Barenboim e la genialità di Carsen su siti diversi da questo, più vicini ad una concezione del teatro come palestra della masturbazione mentale. Se invece vuole rimanere, eviti di rivolgere la parola a me: finora io avevo fatto lo stesso con lei. Grazie.

  23. In attesa della vostra recensione, posso tristemente ricordare le parole di Barenboim a fine serata: “Inutile venire a teatro per gridare”. Quest’affermazione oltre a sottolineare un comportamento poco dignitoso – che molti dei grandi direttori del passato avrebbero evitato (non sono stati forse fischiati anche Karajan e Bohm?) dovrebbe far riflettere sull’attuale situazione del melodramma in Italia e in Europa. Considerate le particolari caratteristiche del settore culturale, in cui coloro che rimangono poco soddisfatti dello spettacolo non possono richiederne un rimborso, penso che l’unico modo per manifestare il proprio dissenso a teatro sia quello di gridare, fischiare o non applaudire. Il problema è che se parte del pubblico si rifiuta di applaudire, la serata verrà ricordata solo come un tripudio di consensi. E in casi come quello di ieri sera, sarebbe vergognoso che tutto ciò accaddesse. Mi trovo talvolta in dissenso con alcuni dei vostri commenti, tuttavia sempre chiaramente argomentati: questa volta invece non posso che essere d’accordo con le vostre prime reazione e dissociarmi da una stampa italiana che descrive la prestazione come molto buona e definisce Terfel e Filianoti “buoni cantanti”.
    Aspetto con trepidizione la recensione!

  24. Vorrei che trattaste anche questo punto. Quanto è costata questa prima? Con quello che devono aver speso per Netrebko, Frittoli, Terfel, Mattei, Filianoti speriamo abbia limitato le pretese, viene da pensare che si possa fare una buona stagione di provincia….Visti i risultati non sarebbe da ripensare il tutto? Se si guardano i curricola dei cantanti sono tutti bravi e hanno cantato con i migliori maestri nei migliori teatri, poi quando si sentono… Possibile che non ci sia di meglio? Oppure peggiorano solo quando varcano l’italica frontiera?

  25. A me sorge il dubbio che alcune cose siano volute. Faccio l’esempio di Leporello: ho trovato alcuni suoi “effetti”, soprattutto – ma non solo – i finali di frase con la vocale “e” nel registro medio, oltremodo sbracati e volgarotti. Non vorrei fosse un espediente avvallato dal direttore per marcare una distanza dal canto nobile del “cavaliero”. Questo renderebbe accettabile a chi ha compiuto questa scelta anche il fatto che il cantante aveva difficoltà a dizionare nei tempi agitati, quando cumuli di parole vanno sbrogliati in pochi attimi. Il risultato è stato, al mio orecchio, un perenne rincorrere l’orchestra sfilacciando le ultime sillabe (e quindi le ultime note) di alcune parole o frasi. Ammetto che questo marca una distanza dal canto di Don Giovanni.

    Però, a mio parere, la distanza dovrebbero marcarla i diversi timbri delle voci. Se Mozart ha pensato in questo modo la partitura è forse perché Don Giovanni dovrebbe avere un’altra statura vocale rispetto agli altri protagonisti maschili: per questo prima dicevo che il mezzo del protagonista non mi pareva sublime; non perché la voce sia brutta, me ne guarderei bene, ma semplicemente perché mi pareva possedesse un timbro troppo “semplice” per questo ruolo. Dico “mi pareva” anche perché io a teatro non c’ero e magari dal vivo poteva suonare ben diversa, la cosa non mi sorprenderebbe.

    La recente abitudine di usare in maniera sistematica espedienti del “non-canto” per ottenere effetti musicali è secondo me una pratica iper realistica che mal si accosta a quest’arte, che vive del sotterraneo contratto di non realismo tra artisti e pubblico: in fondo nessuno di noi alla perdita di un caro si dispererebbe cantando, no?

    Ecco, allora a me piacerebbe sentire morbidezza ed eleganza anche in Leporello, figura disegnata con estrema cura all’interno del dramma. La differenza con il protagonista la vorrei sentire solo nel timbro e nelle infinite intenzioni strettamente musicali che il ruolo sollecita. Idem per la Donna Anna: a me piacciono le voci timbrate e con un volume generoso, mi va bene anche se cantano sempre “forte”, però non tralasciando mai la morbidezza ed evitando forzature.

    Infine, una piccola osservazione sulla direzione.
    Se negli assiemi spesso qualcosa non va forse il direttore dovrebbe un po’ riflettere, senza nulla togliere alla sua caratura artistica. Rispolverare la pratica del suggeritore, che immagino non ci fosse, potrebbe aiutare. Ma anche rendere più dinamici i periodi musicali non guasterebbe e renderebbe più godibili i brani: il quartetto del primo atto sembrava scandito dal metronomo, eppure non sono mancati i problemi. Per dinamica intendo, a scanso di fraintendimenti, quelle impercettibili alterazioni del tempo che sostengono la “direzionalità” di una frase, rendendo maggiormente prevedibile al cantante il percorso dell’orchestra e aiutandolo a rendere più sicura l’emissione. Il tutto a vantaggio dell’ascoltatore.

    • “La recente abitudine di usare in maniera sistematica espedienti del “non-canto” per ottenere effetti musicali è secondo me una pratica iper realistica che mal si accosta a quest’arte, che vive del sotterraneo contratto di non realismo tra artisti e pubblico: in fondo nessuno di noi alla perdita di un caro si dispererebbe cantando, no?”

      100 %

  26. un poco d’ronia: i due migliori commenti sino ad ora mi sembrano :” peter mattei sembrava bobby solo”, e il commendatore che canta “di rider finirai pria dell’aurora” nel palco presidenziale: si rivolgeva a monti o a noi poveri tartassati dalla sua manovra? (ambiguita’ mozartiana)

  27. E’ stata la mia prima, anche se sorbita in TV. Ne sono uscito sfiancato, deluso, intristito ma soprattutto annoiato a morte. Mi sto ancora domandando (credo ormai in maniera retorica o per demenza senile) se quanto trasmesso ieri sera fosse davvero il meglio, l’eccellenza, il non plus ultra che il Teatro può offrire. Fossi il replicante di Blade Runner partirei con la famosa “ho visto cose che voi umani non potete immaginare”. Di certo ho sentito la più grande diva contemporanea divenire imbarazzante, gridacchiare o perdere la bussola e mancare le note, ho sentito un Don Giovanni anonimo che non è riuscito a consegnarmi il personaggio che interpreta e un Leporello a tratti caricaturale all’eccesso, ho sentito una Zerbina indecente e una direzione che a quanto pare doveva tirare l’ora tarda per aspettare qualche nota che non si è palesata. Gli altri mi verrebbe voglia di chiedere “gli altri chi?” Di certo non conisglierei a nessuno questa nuova produzione, altrettanto certamente me ne guardo bene dal giudicare una regia che si è vestita da intellettuale per sottendere un sacco di cose e alla fine non spiegarne neanche una. Era la Scala, accidenti, non il salotto di Carsen. E’ anche colpa sua se alla fine ieri le arie erano decisamente – diciamo – viziate. Aprissero le finestre almeno per rendere decenti le repliche e che il Maestro Baremboim non si sprechi in sfoggi di ego e arroganza che ancora di strada ne ha da fare anche solo prima di permettersi di dire qualcosa al pubblico: le sue dichiarazioni puzzano.

  28. Ma qualcuno mi può dire come mai si può apprezzare il Don Giovanni di Walter, secondo me forse il peggiore mai inciso? Ci si ritrova tutto quello che si può criticare in altre incisioni, ma tutto! Come non gridare d’orrore inanzi al Leporello di Kipnis, la cosa più orrenda che ho mai ascoltato in disco? Vi prego, aiutatemi a capire, perché sospetto che qua si tratti veramente di passatismo. :-S

      • Per carità, sentite quella Donn’Anna musicalmente e teatralmente nefasta! Non credo che quella là, con quel gusto infame, abbia mai potuto cantare un personaggio in forma decente. Allunga le note, manca le entrate, pronuncia quello che vuole, fraseggia come una gallina. Poi il “Forse un giorno” sarebbe stato meglio che non lo cantasse, visto che non lo poteva fare. Ma sinceramente, se una cantante contemporanea facesse quelle che lei fa, cosa direste?
        E quel Leporello? Dite, avete mai sentito qualcosa di più scorretto, più volgare, di più cattivo gusto? Ascoltandolo mi chiedo “Ma che cavolo sta facendo questo tipo?”. Trovatemi uno, soltanto uno che faccia delle cose più indecenti che quello là, in qualsiasi opera. Se io ascolto dal vivo un “Wuauahahah!!!” come quello che fa nello “Statua gentilissima”, gli getto qualcosa al cantante in uno slancio di sdegno.
        Adesso non mi metto a ascoltarlo tutto un’altra volta, ma nessuno dei cantanti mi ha fatto l’impressione d’aver pregi straordinari… Neanche Pinza, che non ho capito perché dovesse essere da lungi il miglior Don Giovanni del secolo.
        Poi i tempi… rallentatissimi o acceleratissimi, sempre!
        Quindi mi chiedo: ma cosa mai trovate di così straordinario in questa incisione? I difetti che ci si trovano, li criticate tutti quando li trovate altrove (d’accordo, forse sbaglio generalizzando il “voi”, ma l’opinione sembra unanime).

        Che Don Giovanni mi piacciono? Non la versione per bimbi di Krips, quello sicuro. I post-Giulini, in ogni caso. Non ho trovato uno canonico, ma mi sembra che in molti si trovano delle cose di valore. E poi continuo ad ascoltarne.

        • Sono un po’ perplesso Diomedes: è chiaro che ognuno ha i propri gusti e i gusti sono assolutamente incontestabili, però liquidare così alcuni dei più grandi direttori del secolo scorso come Bruno Walter o Krips mi sembra un poco presuntuoso, o meglio snobistico. Non voglio giudicare i tuoi gusti, intendiamoci, però limitarsi al post Giulini significa eliminare una larga fetta di interpreti storici. Per cosa? Cosa non ti garba dei Don Giovanni pre Giulini? Io credo che ogni incisione vada storicizzata e rapportata al proprio ambiente culturale, però non rinuncerei mai a Walter o Furtwaengler o Karajan o Klemperer o Mitropoulos…come a molti altri successivi. Poi ogni versione ha i suoi pregi e difetti certamente. Ma a proposito di Walter ti riferisci a quella di Vienna del 37 o al Met del 42? e poi perché definisci la versione di Krips “per bimbi”?

          • Mi riferisco all’incisione di Walter del 42, che trovo un vero incubo. Quella di Furtwängler del 50 non ho manco potuto finire d’ascoltarla. Klemperer e Karajan vengono dopo Giulini. Fra i cantanti di quella classica di Giulini soltanto Sutherland m’interessa, gli altri mi sembrano esempi di una brutta vecchia scuola di canto (di cui Schwarzkopf è preside).
            La versione di Krips l’ho chiamata di cartoncino o per bimbi, sì. Sembrerebbe che stanno imparando a fare un’incisione di studio. Tutto pulito e “perfetto” sino al punto di perdere senso. Non c’è dramma, non ci sono personalità. Elvira, Anna… Scambiatele che non me ne rendo conto.
            Non sono snob, ti assicuro. Commento la mia spontanea impressione d’ascolto. E la mia intenzione non è fare polemica gratuita ma capire meglio. Perché veramente mi sembra che spesso in questo sito si criticano le cose con criteri diversi. Quindi penso che forse c’è qualcosa che mi sfugge.
            Poi quello dell’ambiente culturale mi sembra un’arma a doppio taglio: se al giorno d’oggi le opere si cantano male (e si solito è il caso), l’ambiente culturale (che c’è) non giustifica la cattiva qualità del canto. Lo stesso è valido per il passato, mi sembra.

            Ma insisto che non sto provocando per fare il figo o per sfogare una stupida voglia d’oppormi a qualcuno. Sono soltanto un po’ grezzo per essere più chiaro e diretto. Grazie Duprez per le tue risposte!

  29. non ho dubbi che un bel don giovanni mattei, terfel, vilanzon, kempe (donna anna) bartoli (donna elvira) ceneri dessay (zerlina) salminen commendatore diretto da dudamel ti potrebbe dare ottime soddisfazioni auricolari e non solo. Io mi tengo la grandezza di Bruno Walter. Se vuoi discutere ed argomentare sei il ben venuto se vuoi soltanto importunare e giocare a sir biss sono certo tu abbia sbagliato posto. ciao

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