Mentre su Milano cala la prima nebbia del tardo autunno, esplode, non nuovo, un altro scandalo intorno alla biglietteria della Scala. Al centro del vortice la vendita online, tecnica universalmente diffusa in tutti i teatri con rarissime le eccezioni. La lettura dei giornali parla di” bagarini telematici”, che aggredirebbero il sito all’istante dell’apertura della vendita esaurendo le scorte destinate agli acquirenti del web. Noi, che con la Scala non siamo affatto benevoli, non possiamo dire che il sistema sia inaccessibile come letto sui giornali, anzi, questo pensiero non aveva mai attraversato la nostra mente. Diciamo che forse è tecnica che privilegia chi ha destrezza col pc ed acquisti sporadici. Per altro mettere in vendita contestualmente gli ambitissimi e costosissimi biglietti di Sant’Ambrogio e quelli delle repliche successive può essere intesa come incapacità e disorganizzazione. Casuale o strumentale questo è il dubbio. Sappiamo bene che non è facile accedere ogni volta, e che non si è mai certi di poter concludere l’acquisto sin tanto che non sia terminato il pagamento, ma abbiamo sempre attribuito questo fatto all’intasamento del sito.Ripetiamo e chiediamo causale o strumentale? Come i biglietti arrivassero sui siti delle agenzie turistiche, ci pareva fatto di normale gestione da parte della teatro, ossia ritenevamo che organizzasse canali di vendita ufficiali all’estero, per raggiungere il pubblico straniero, quasi delle biglietterie “decentrate”, come quelle inventate durante la gestione Muti-Fontana nelle province lombarde, che scavalcavano gli angusti confini urbani. Anche in questa ipotesi con il dubbio della scelta predeterminata e non di buon cuore verso i milanesi. Dei prezzi esorbitanti di rivendita, però, nulla sapevamo. Certo, anche le associazioni di melomani attorno al teatro gestiscono biglietti per i loro associati, e la storia della gestione di questi contingenti è ricca di aneddoti e leggende metropolitane antiche, risalenti all’epoca della biglietteria interrata ove ora c’è il bookshop e che arrivavano e arrivano alle nostre orecchie, ma non ci hanno mai toccato più di tanto. Noi o facciamo la fila o riusciamo nell’acquisto via web o in biglietteria, non partecipi di nessuna confraternita.
Possiamo anche plaudire al nostro sindaco ed alla sobrietà scelta in un momento, che impone la stessa sobrietà con la soluzione nella messa in vendita dei biglietti un tempo omaggio comunali.
La battaglia , però, è come sempre lassù, nelle logge, ove gli amanti più accesi della Scala tutto contendono e tutto vorrebbero controllare e gestire. Per amore della Scala, naturalmente. Amore incentivato, motivato ed implementato contro chi invece, ancora ancorato a valori tradizionale ed oggettivi come la giustezza del canto e la solida preparazione esprime libero la propria opinione. Sgradita.
Una cosa è certa, però: che non vi è alcun teatro al mondo, o meglio alcun grande teatro, Met, ROH, Operà etc che vanti siffatta travagliata storia in fatto di biglietti e biglietteria a fronte di prezzi mediamente elevati. Vedremo come risponderà il teatro ovvero se questi incidenti di ormai accertato sapore strumentale (basta chiarire da chi, ma non occorre fantasia suprema) cesseranno o e se anche questa volta, come sempre nel nostro paese, varrà l’adagio del principe di Salina che “bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla”.
Certo che la curiosità di sapere chi siano stati i fortunati destinatari dei biglietti diciamo abbordabili per la sera della prima è immensa, comunqe, maggiore di quella per il titolo e l’allestimento proposto. Anche questo è il far notizia del 7 dicembre. Forse l’unico!
Cara Giulia, troppo tardi la stampa si accorge della gestione problematica (per usare un eufemismo) dei biglietti scaligeri, e il sospetto che si voglia solo accidentalmente smuovere un polverone affinché tutto rimanga come prima, è forte. Purtroppo il teatro milanese è – come il resto della nazione – un concentrato di privilegi, diritti acquisiti e prepotenze, accompagnati da un’organizzazione antiquata e autoreferenziale che può trovare analogie solo con Bayreuth (che però, da quest’anno, abbandona – per le prenotazioni dei preziosi biglietti – le letterine scritte a mano, le brochure mal fotocopiate e i raccoglitori con i post-it, a favore del “demoniaco” internet! Certo, occorrerà sempre attendere 10 anni o la morte improvvisa di un ex ufficiale delle S.S. per ottenere un posto, ma tant’è…). Per il resto assomiglia ad un suk magrebino. Due sono le critiche che vanno mosse a tale gestione: i prezzi e la distribuzione dei biglietti:
1) il prezzo, in realtà, non è sproporzionato al luogo: certo non è economico, ma in Europa ci sono realtà molto più costose. Ciò che fa scandalo è l’assurdità dell’attribuzione di tali prezzi. La Scala è uno dei pochi teatri che non differenzia i costi per reale visibilità, così da trovarsi a pagare la stessa cifra per posti dietro alle colonne o dietro ai riflettori. Per evitare fregature – e ritrovarsi a contemplare per 3 ore un pezzo di legno – bisogna fare complessi raffronti tra piantina numerata e schema delle disponibilità (su cui non compaiono i numeri dei singoli posti però) e usufruire, poi, del servizio che “mostra” la visibilità….peccato che, mentre si svolgono tali necessarie operazioni preliminari, le disponibilità spariscono!
2) Lo scandalo maggiore, però, riguarda la gestione della biglietteria. Già si è detto di quella online, dove ogni volta sono messi in vendita poche manciate di posti (rispetto al totale) e quasi sempre di seconda scelta…salvo poi trovare in siti di agenzie etc. biglietti sempre disponibili a costo quadruplicato, o la sala mezza vuota (quando invece si dichiara il “tutto esaurito”). Trovo molto riprovevole, poi, la gestione della vendita dei cosiddetti “ingressi”, quelli per cui si farebbe la coda. Alcune domande sorgono spontanee: che senso ha autorizzare un gruppo di privati cittadini a raccogliere nominativi e a dare contromarche? Chi li legittima a fare appelli e a depennare dalla lista? Il tutto avviene ben prima dell’apertura della biglietteria e nessun addetto scaligero prende parte a tale “organizzazione”. Tralascio poi la vergognosa presenza di “figuri” che nulla hanno a che fare con gli appassionati d’opera e che, attraverso una piccola corte dei miracoli raccogliticcia, fanno incetta di ingressi da rivendere poi a prezzi gonfiati al turista ignaro o allo sprovveduto. Tutti sanno chi sono, pure con nome e cognome: perché le forze dell’ordine non intervengono a stroncare questo squallido commercio? In un paese civile e moderno queste cose non dovrebbero accadere…
A far notizia ci sarà anche questa: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_novembre_15/scala-biglietti-online-vendita-ricavato-beneficenza-1902184445185.shtml
Ovviamente fra gli 800 ed i 2400 Euro. Ovviamente è una concessione fatta ai cittadini che se lo possono permettere. Ovviamente vuole passare come qualcosa di “socialmente utile”.
Mah.
Per tornare invece al discorso biglietti mi pare che alla fine del fare i biglietti nominativi sia troppo “da ultrà” per un posto di prestigio come è il Teatro Alla Scala. A questo punto, fosse per me, porterei l’opera fuori dal luogo, in luogo altro, se davvero a qualcuno interessa ancora definire il teatro lirico come “cultura” e quindi diritto accessibile a tutti e non solo a quelli che “se lo possono permettere”. Con buona pace di tutti coloro che storcono il naso quando, alla vista di siffatti disastri, si sentono dire che “la lirica è roba per intellettuali snob o per vecchie signore borghesi”. Forse questa percezione da “ghetto” o da “elite” come meglio dir si voglia, non è proprio del tutto campata per aria.
“In un paese civile e moderno queste cose non dovrebbero accadere…” Amen.
sono 50 anni che vado alla Scala ed il problema dei biglietti venduti e dei bagarini non è mai stato risolto. Ci sono infatti sempre stati canali privilegiati e interessi connessi. Che fare? Proprio non lo saprei
.Ci si lamenta ogni anno, poi l’anno dopo è uguale se non peggio.
Trovo che la vendita dei biglietti su internet sia stato un grande progresso che ha sottratto ai bagarini una buona fetta di affari ed alla biglietteria del teatro parte della sua spocchia.