Seduzione al convento, quarta puntata. Magda Olivero e Raina Kabaivanska

Abbiamo, nel proporre le prime puntate di questa “seduzione al convento” volutamente celiato,  modificando, a seconda dell’origine delle seduttrici, che vi recavano, il luogo sacro per portare a termine il loro piano di seduzione.
Adesso, credo, ritorniamo a Saint – Sulpice e non solo perché le due Manon di turno cantino in idioma gallico (in entrambi i casi di buona qualità), ma perché abbandonano i vezzi e i vizi di talune interpreti italiane o di gusto italiano. Ove per scuola italiana si intenda una certa propensione alla facile estroversione di marca verista. E ciò colpisce a maggior ragione perché sia Madga Olivero, che Raina Kabaivanska del Versimo sono state interpreti somme e, con riferimento alla prima, quasi coautrici di taluni titoli.  Aggiungo anche che l’età anagrafica delle due seduttrici potrebbe dar luogo a facili ironie perchè una all’epoca della registrazione (anno 1975, ma è l’unica che si conservi della scena)  è da donna dedita alla pedofilia, mentre per la coppia Kabaivanska-Kraus si potrebbe richiamare il titolo di un film inglese “Amore fra le rovine”. Eppure siamo dinanzi a due esecuzioni esemplari e soprattutto che bene spiegano al pubblico che sia, al di là di facili e futili atteggiamenti, una autentica primadonna, che seduce un uomo ed a maggior ragione perché sono evidenti la non più verde età dell’Olivero, da un lato con usura nella zona medio grave e dall’altro  una voce per natura non  privilegiata e dal timbro poco seducente della Kabaivanska.
Devo aggiungere che l’Olivero, definita da Rodolfo Celletti “Carelli riveduta e corretta” non è esente da esuberanze e generosità, tipiche della sua epoca, gestite e proposte, però, con un controllo tecnico encomiabile, che le  limita e le esime (per l’ascoltatore onesto) dalla taccia di “effettaccio”.
Nessuna delle due  cantanti ha interpretato spesso il personaggio di Massenet. Nella prima fase della carriera Madga Olivero vestì i panni della giovane seduttrice fra il 1935 ed il 1938 e qualche volta ancora fra il 1951 ed il 1952 (cui aggiungere due recite parmigiane nel 1958 e le registrazione, che proponiamo, di quasi vent’anni successiva).  Quello di Raina Kabaivanska a Roma nel 1981 fu un  debutto nel ruolo, ripetuto non molte volte nella seconda fase di carriera.
E, quindi, a completare le osservazioni preliminari sulla differenza fra le dive di ieri e quelle del presente: Madga Olivero che a 65 anni esegue per la prima volta la scena in lingua originale dopo vent’anni dall’ultima esecuzione in scena e Raina Kabaivanska, che lo debutta, non lasciano una frase, un accento al caso, non omettono i segni di dinamica e di espressione e quando lo fanno, lo fanno in nome di soluzioni interpretative, aderenti allo spirito del personaggio ed alla situazione scenica. Personaggio, che sia ben chiaro, non è per nessuna delle due un’incosciente ragazzina, ma una donna ben determinata ad avere quel che reputa proprio e che solo grazie al completo bagaglio tecnico evita cadute di stile e gusto e che in scena non omette nulla della tradizione, come conferma l’aneddotica, ricca e colorita dei fans della Madga, che gridarono  dal loggione romano a Nicola Filacuridi “se sei n’omo…..” e dal video, sempre romano, della Raina. che avvolge anche scenicamente nelle spire della seduzione il compito Alfredo Kraus.
Madga Olivero nell’esecuzione della scena è certamente più tragica ed appassionata, conferendo una maggior varietà di accenti al personaggio, mentre la Kabaivanska  più intimista tanto da emettere, come da spartito, solo il si bem all’unisono della chiusa della scena.  Nelle battute introduttive proprio all’incipit “oui c’est moi” la Raina rispetta le indicazioni di diminuendo, “p” e “rallentando”, che l’Olivero, invece, omette, ma la Madga  è più facile e sonora nelle note centro-gravi di “et couplable” si3- sol3 . Entrambe per natura ed età prive di voce dolce rendono alla perfezione l’indicazione “dolce” di jour e l’Olivero rispetta anche il seguente forte sul mi 4 di “oui”. Arrivate alla chiusa dell’exordium entrambe sul “d’amour” si bem 3- la 4 aggiungono la smorzatura. E che smorzatura! Quella che parola e  situazione drammatica impone. In quella zona, poi  la voce dell’Olivero è più salda  ed, infatti, all’omofonia “est-ce qui tu…”  la Kabaivanska indulge a suoni  un poco queruli e, per contro l’Olivero su “ou vitrage” emette un re3 ed un do3 un po’ aperti e di petto. Per altro “i vetri del verone” di Mafalda Favero erano il paradigma della sbracata verista.
Alla frase “écoute-moi, rappelle-toi”  dove Massenet prevede “più dolce” e “diminuendo” su rappelle l’aderenza alle indicazioni e l’esecuzione della Kabaivanska  sono esemplari. Replica Madga Olivero all’incipit della sezione “n’est – ce plus ma main” con la forcella su “caresse”, che è la realizzazione vocale  e musicale della parola. Questo è in senso positivo essere interpreti naturaliste.
Quando arriva la frase “ pour toi pleins de charmes” in orchestra è indicato per gli archi un  “ppp” che – tanto geniale quanto furba- la Kabaivanska esegue, segno di seduzione raffinata e perversa, mentre l’Olivero in questo punto appare  più sonora e seduttrice più spontanea.
Entrambe rispettano l’indicazione “sans respirer” alla ripresa di “n’est – ce plus ma main”. Alla chiusa dell’assolo l’esempio di come si possa essere, nella diversità di esecuzione, esemplari e grandi. Raina Kabaivanska rispetta ciascun segno di espressione , il dolce sul si bem di “voix” il poco rallentando  sull’ultima quartina. L’Olivero intende il successivo “ espressivo” come un leggero accelerando (bisogna anche fare i conti con l’età). Entrambe rispettano il “dolce” finale, ma la Kabaivanska lo attacca forte e, poi, lo smorza all’opposto della Madga, che sfoggia il proprio  magistero attaccando il suono più che pianissimo e rinforzandolo progressivamente a perdifiato. Massenet non ha dato indicazione di dinamica ha detto solo “dolce”. Ma quando Manon è interpretata da due autentiche ammaliatrici basta e avanza l’indicazione!
Queste riflessioni sono dedicate a chi domenica si è preso la briga di consigliare a voce alta ai presenti  fuori del Ponchielli di Cremona di “non guardarmi che sono brutto e cattivo”. Io  quel signore non lo conosco, né mi interessa conoscerlo. Siccome so per certo che lui ed i suoi sodali e concittadini non miei, qui  vengono a leggere, lo aspetto, certo che dimostrerà, perché ieri ha sentito un’esecuzione della parte tenorile dei Puritani di riferimento e che meritava solo encomio (quello del cinque maggio manzoniano), che queste due signore cantano solo forte senza rispetto alcuno di alcun segno di espressione, che il loro francese è da magrebini che sono due mezze tacche.
Il tutto spartito alla mano. Solo allora  potrà vantarsi di avere un apparato uditivo funzionante.

 

Gli ascolti

Massenet – Manon

Atto III

Toi! Vous!…N’est-ce plus ma main

Magda Olivero & Ernesto Veronelli – 1975

Raina Kabaivanska & Alfredo Kraus – 1981

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