non è un falsetto, è una voce mista. e tutta l’esecuzione è di un languore delizioso, forse eccessivo, ma “quel charme!”. e rispetto a Kraus qui c’è un timbro sontuoso.
Il do diesis è decisamente un falsetto. Altrimenti, si, canta molto anche con la voix mixte.
A me piace molto. Non è forse la mia versione preferita, ma è lo stesso un documento molto particolare.
Proprio ieri ho scoperto che chi ha detto che Merritt usa il falsettone è stato Kraus, al quale Merritt non rivolse più la parola per questo motivo.
Devo ammettere che in questo ascolto non capisco bene se l’acuto (do# in partitura, poi non so che nota diventi al cambio di tonalità) è in falsettone o ottima miscela di falsettone e registro di testa (intendendo quest’ultimo come proseguimento del registro di petto in acuto). Però l’acuto interpolato al 3:29 mi sembra assolutamente di falsettone!
Come qualità tecnica e di voce dei cantanti del dopoguerra, a me piace molto Merritt per come riesce a mischiare la dolcezza nell’acuto (non c’è uno scatta anche nei LA di furTIva etc come c’è in Kraus, Raimondi e Pavarotti).
L’acuto di Vanzo è un suono puro di falsetto, anzi data l’altezza della nota può trattarsi benissimo di voce di testa pura; certo non è affrontato a piena voce, ma è emesso alleggerendo l’emissione, senza il collegamento con la pienezza d’appoggio. Il che, stilisticamente, considerato il carattere del brano e l’estetica del belcanto, ci può stare benissimo (gli acuti enormi e squillanti non sono la ragion d’essere di questo repertorio). Sono dell’idea però che questo effetto gli sarebbe potuto venire assai meglio di così, infatti a me suona un po’ fastidioso lo stacco improvviso dal suono pieno al falsetto, non è molto omogeneo. Certo la tessitura è impervia, ed è difficile calibrare perfettamente il fiato. Un grande maestro nell’uso di questi suoni puri e senza peso, era David Devriès. Le sue incisioni mostrano tutta la sua abilità nel creare un amalgamo tra i registri sempre fluido ed omogeneo.
Comunque Vanzo è splendido. Buonissima pronuncia, non allarga mai il suono, non c’è mai una frase che non sia sfumata e colorata. Se oggi facciamo gli schizzinosi di fronte a questo tipo di canto è perché ormai siamo proprio tutti sordi.
…e a patto di avere un vero registro di falsetto, quello pieno e sonoro. Grande Vanzo!
…la linea di canto non è affatto impeccabile, anzi… E poi quel falsetto…improponibile! Ascoltiamo Kraus!
non è un falsetto, è una voce mista. e tutta l’esecuzione è di un languore delizioso, forse eccessivo, ma “quel charme!”. e rispetto a Kraus qui c’è un timbro sontuoso.
Il do diesis è decisamente un falsetto. Altrimenti, si, canta molto anche con la voix mixte.
A me piace molto. Non è forse la mia versione preferita, ma è lo stesso un documento molto particolare.
Concordo: è assolutamente falsetto, lo si capisce da come risuona la u e dal fatto che non è nemmeno rinforzato per dargli più corpo (falsettone).
la e* oscurata.
Devo dire: l’ho ascoltata 3 volte per poterla apprezzare, e ancora quel do# non mi piace proprio per niente …
Mi ricorda a naso un’incrocio tra Kraus e Lauri Volpi come timbro e pronuncia.
mica deve piacere per forza. e cmq è un do naturale, essendo l’esecuzione abbassata di un semitono…
Scusami, non ho controllato la tonalità effettiva.
Cmq il do è purissimo falsetto, nemmeno falsettone!
Merrit: http://www.youtube.com/watch?v=NBVCD0KywqE
Proprio ieri ho scoperto che chi ha detto che Merritt usa il falsettone è stato Kraus, al quale Merritt non rivolse più la parola per questo motivo.
Devo ammettere che in questo ascolto non capisco bene se l’acuto (do# in partitura, poi non so che nota diventi al cambio di tonalità) è in falsettone o ottima miscela di falsettone e registro di testa (intendendo quest’ultimo come proseguimento del registro di petto in acuto). Però l’acuto interpolato al 3:29 mi sembra assolutamente di falsettone!
Gli acuti di Merritt sono a voce piena. Usando la nomenclatura del Garcia, il suo è un falsetto-testa molto facile, esteso e pieno.
http://www.youtube.com/watch?v=rAVTBSYHX4g
Come qualità tecnica e di voce dei cantanti del dopoguerra, a me piace molto Merritt per come riesce a mischiare la dolcezza nell’acuto (non c’è uno scatta anche nei LA di furTIva etc come c’è in Kraus, Raimondi e Pavarotti).
Verissimo. Peccato che il fraseggio sia da querela…
L’acuto di Vanzo è un suono puro di falsetto, anzi data l’altezza della nota può trattarsi benissimo di voce di testa pura; certo non è affrontato a piena voce, ma è emesso alleggerendo l’emissione, senza il collegamento con la pienezza d’appoggio. Il che, stilisticamente, considerato il carattere del brano e l’estetica del belcanto, ci può stare benissimo (gli acuti enormi e squillanti non sono la ragion d’essere di questo repertorio). Sono dell’idea però che questo effetto gli sarebbe potuto venire assai meglio di così, infatti a me suona un po’ fastidioso lo stacco improvviso dal suono pieno al falsetto, non è molto omogeneo. Certo la tessitura è impervia, ed è difficile calibrare perfettamente il fiato. Un grande maestro nell’uso di questi suoni puri e senza peso, era David Devriès. Le sue incisioni mostrano tutta la sua abilità nel creare un amalgamo tra i registri sempre fluido ed omogeneo.
Tamburini ha detto che è un do acuto, ed il Garcia fa incominciare la testa dal re acuto.
Esattamente, non ti resta che controllare di persona se quella nota è un do o cos’altro 😉 😀
Comunque Vanzo è splendido. Buonissima pronuncia, non allarga mai il suono, non c’è mai una frase che non sia sfumata e colorata. Se oggi facciamo gli schizzinosi di fronte a questo tipo di canto è perché ormai siamo proprio tutti sordi.