Questa sera era previsto in Scala un concerto solistico del soprano Diana Damrau. Concerto, in ossequio alle richieste della direzione artistica del teatro, consacrato interamente al repertorio liederistico.
Avevamo pensato di proporre, in risposta, un concerto di canto costruito alla nostra maniera, dedicato a brani che oggi non trovano, o ben di rado trovano, posto nei culturalissimi recital allestiti in Scala e altrove, neppure come bis. Se non che venerdì scorso, con poco più di quarantotto ore di preavviso, il teatro comunicava che il recital non avrebbe avuto luogo a causa di un’improvvisa indisposizione della cantante. Cui facciamo i nostri migliori auguri per l’imminente debutto bavarese nei quattro ruoli dei Contes d’Hoffmann.
Il concerto Grisi style è divenuto così, da controprogrammazione che era, fortuito sostituto dell’altro.
Sostituto della penultima ora, ma non da poco, perché tutte o quasi le cantanti coinvolte declinano (molte in chiave di soprano) il mito della grande primadonna con propensione a quella che oggi suole definirsi, con una punta di disprezzo, la baracconata. Ossia cantanti avvezze e amanti di un repertorio che permetta all’esecutrice, prima ancora che alla musicista o all’interprete, di brillare di luce propria. Regina di questo filone è ovviamente Luisa Tetrazzini, che noi affettuosamente chiamiamo “la Luisona”, per le sue titaniche dimensioni non meno che per l’autorevolezza con cui monta in cattedra alle prese con questi brani. E’ anche per questa ragione che la proponiamo in ben due ascolti, che sono poi, tra l’altro, due delle sue migliori incisioni. Volutamente abbiamo escluso i pezzi operistici, o li abbiamo accolti con riluttanza, a condizione che poco o nulla avessero che fare con il resto dell’opera (è il caso del valzer di Mireille, inserito nell’opera in risposta a una precisa richiesta della primadonna signora Miolan-Carvalho) o che comunque fossero per consolidata tradizione luogo di pirotecnie vocali prima ancora che musicali.
Naturalmente alcuni coglieranno il destro per stracciarsi le vesti (metaforiche, ci auguriamo) gridando che i “grisini” non conoscono e non amano il Lied. Falso, ma riteniamo che non sia giusto imporre regole prefissate al concerto solistico, soprattutto se il cantante potrebbe trarre più conveniente partito da un repertorio diverso da quello di lingua tedesca. E comunque, come ci ricordano le signore Sembrich, Ivogün e Deutekom, anche in quell’area non esiste solo ed esclusivamente il Lied.
Buon ascolto e buon divertimento.
Grande concerto baraccone
Arditi: Leggiero invisibile – Ernestine Schumann-Heink (1903)
Chapí: Las hijas de Zebedeo. Carceleras – Luisa Tetrazzini (1909)
Dell’Acqua: Villanelle – Selma Kurz (1906)
Benedict: Il Carnevale di Venezia – Luisa Tetrazzini (1909)
Ricci: Crispino e la comare. Io non sono più l’Annetta – Joan Sutherland (1969)
Strauss II: Voci di primavera – Marcella Sembrich (1906)
Strauss II: Storielle del bosco viennese – Maria Ivogün (1923)
Arditi: Il bacio – Frieda Hempel (1907)
Alvarez: La partida – Amelita Galli Curci (1917)
Delibes: Les filles de Cadix – Beverly Sills (1974)
Gounod: Mireille. O légère hirondelle – Olimpia Boronat (1904)
Weatherley-Brewer: The Fairy pipers – Sigrid Onegin (1921)
Alabiev: The Nightingale – Antonina Nezhdanova (1910)
Proch: Variazioni – Margarethe Siems (1908)
Copland: I bought me a cat – Marilyn Horne (1980)
David: La perle du Brésil. Charmant oiseau – María Barrientos (1916)
Giménez: La Tempranica. La tarántula – Teresa Berganza (1975)
Arditi: Se saran rose – Nellie Melba (1910)
Eckert: Schweizer Echolied – Sigrid Arnoldson (1906)
Mi spiace per la Damrau ma la sua assenza ci ha regalato un concerto di canto di rara bellezza. Peccato che sia virtuale…
una più sublime dell’ altra nella celebrazione del rito più caro al melomane quello della primadonna
e nell’esaltazione di qualcosa che oggi è trascurato e bistrattato fino all’eccesso: il canto.
Concerto di grande pregio, queste cantanti sono una migliore dell’altra. Voglio commentare solo la Onégin, che in questa deliziosa chicca ci dimostra di essere a proprio agio anche con la musica leggera. Un magistero tecnico, uno splendore vocale, una precisione musicale ed una sensibilità stilistica che non sopportano paragoni in tutto il firmamento canoro dell’ultimo secolo.
Ohohohoh, caspitina, che forte la Horne!!! Con che leggerezza riesce a sillabare a fior di labbro, brava!
Si tratta di communicatività! Oggi non c’è più o e raro incontrare.
Quando si ha tecnica si può tutto – anche comunicare liberamente con il tuo pubblico.
amodomio, io modificherei il “quando si ha tecnica”: SOLO SE SI HA TECNICA!
Cedo e cambiamo la parola…
ahahah, spero condivida e non accetti la mia modifica come una imposizione! saluti!
Condivido…
Concerto di bellezza tale da toccare l’astrazione.
Domenico, mancherebbe solo a mio avviso Au cheval, nell’unica versione….
le ho riascoltate tutte con interesse. tutti sanno della mia preferenza per amelita galli curci perchè elegante e sobria. Però…. però il brivido me lo da per l’evocazione di altre epoche ed altro canto Lidia Lipkowska. Il controllo del suono e del fiato ad ogni altezza la brillantezza dell’esecuzione il vero slancio ed il vero mordente fanno saltare sulla sedia e fanno pensare che questo si ail pallido eco dell’esecuzione della Patti, della Frezzolini della Penco e della Grisi!!!!
A me la Lipkowksa fa venire un po’ il mal di mare! Troppe libertà agogiche, troppi arbitrii, è un susseguirsi di effetti senza cause! Non penso che Gioachino volesse così!
Dirò di più, per me ammazza il brano, l’ascolto è estenuante!
carissimo corneliu murgu
credo che au cheval sia già stato offerto e in caso negativo lo sarà presto sai è un’aria d’opera precisamente il couplet di eboli del don carlos di costa. Gli altri insieme a marietta alboni eboli erano mario la grisi etc…..
So che non è molto amata dal blog, ma Dame Nellie Melba nel valzer di Arditi trovo sia l’ascolto più stuzzicante di tutto il concerto!
Battuta forse solo dalla Tetrazzini nel Carnevale di Venezia!!!
😀