Leggo il corriere della sera. Non sarei un vero milanese se non lo facessi quotidianamente dall’età di dieci anni. Leggo, non amando lo sport, la pagina della cultura e delle recensioni a ciò che chiamano cultura.
Mi soffermo sulla recesione, a firma Paolo Isotta, del concerto che il 4 settembre ha inaugutato a Milano il Mi.To. Nel dettaglio: ” Si è cominciato con una brillantissima esecuzione della Sinfonia (nome proprio di persona? n.d.a.) della Semiramide di Rossini; sulla quale (sa l’estensore che i pronomi sono una delle poche parti del discorso in lingua italia ovce sopravvive una reminiscenza di declinazione, n.d.a.) esecuzione va solo osservato che il Baremboim, a differenza di molti altri direttori che in realtà lo (pronome di genere maschile, ma in tutto quanto il passo ,a partire dal primo punto fermo, non si trova un soggetto di genere maschile cui riferire il pronome n.d.a.) praticano, non ha risparmiato neache uno dei colpi di ferraglia (strumento musicale che la partitura, edizione critica della fondazione Rossini di Pesaro non prevede, n.d.a.) che funestano la partitura giusta le convenzioni dell’epoca del Pesarese”.
Traduco l’esecuzione è stata pesante e rumorosa, esagerate le sottolineature delle percussioni. Insomma il direttore ha consentito che l’orchestra pestasse!
Non mi soffermo a ricordare, a me in primo luogo, quale cupa tragedia introduca il brano suonato dall’orchestra lìaltra sera sotto la guida di Daniel Baremboim, maestro scaligero (non nel senso di un cavalierato elargito della provincia di Verona). Non serve, non conta, non importa!
Ricordo, sempre a me stesso, che i loggionisti parmigiani vennero derisi perchè, quando venne fatto loro osservare con spunto polemico da Carlo Bergonzi, che Verdi nella chiusa del “Celeste aida” prevedeva la smorzatura del si bem, replicarono che “Verdi ha sbagliato”.
Apprendo ed imparo, oggi, a ministero del titolare della critica musicale del Corriere della Sera, che nella sinfonia di Semiramide pure Gioachino Rossini ha sbagliato, come poi succederà a Verdi prescrivendo una smorzatura sbagliata secondo l’inclito loggione padano.
Vado ad ascoltarmi le sinfonie di Semiramide di Toscanini e Bernstein, che notoriamemente non sono nè calligrafici, nè filologici, nè, tanto meno, amanti della mignardise. E’ molto interessante.
Non sono milanese ma acquisto il Corriere della Sera una volta alla settimana, per la lettiera del mio gatto.
Non ho capito l’osservazione a proposito dei pronomi (relativi, immagino?) “declinabili”….
Dai Mozart, sei il mio primo caso di censura da quando ho aperto! non posso…..ma ho riso!!! mamma mia..
Infatti era per te, soprattutto…ahahahaha
nicola, nei pronomi personali e relativi rimane un residuo di declinazione. Io e me, tu e te, egli/ella e lui/lei. In pratica il caso nominativo ed il caso indiretto. Idem in quello relativo quale e cui (è poi il dativo latino!!!!). però le lettere sono un hobby!!!!
Sì ma in questo caso io non trovo scorretto, formalmente, quanto scritto da Isotta:
“Si è cominciato con una ESECUZIONE della sinfonia di Semiramide; sulla quale (ESECUZIONE) va solo osservato che…”
Stilisticamente è orrendo, ma non mi pare sbagliato l’uso dei pronomi: non si tratta infatti del genitivo “cuius”, c’è solo il pronome relativo “quale” riferito ad “esecuzione”, usato come complemento di argomento (ablativo). Successivamente viene esplicitato che “la quale” si riferisce ad “esecuzione” (non avrebbe potuto scrivere “sulla quale va solo osservato…”, in quanto non sarebbe stato chiaro se il pronome relativo si riferisse all’esecuzione, oppure alla sinfonia di Semiramide), ed in questo lo stile lascia molto a desiderare.
Sarebbe stato formalmente sbagliato se avesse scritto:
“Si è cominciato con la sinfonia di Semiramide; sulla quale esecuzione va solo osservato che…”
In questo caso sì, avrebbe dovuto scrivere “sulla CUI esecuzione”.
Resta il fatto che un giornale come Il Corriere della Sera, insieme a TUTTI gli altri giornali e riviste italiani e non solo, si presta solo ad uno scopo: foderare le lettiere dei nostri mici.