La sera del 12 giugno, sotto il cielo incerto di una domenica in bilico tra temporali e schiarite, la tranquillità sonnolenta e un po’ provinciale della vita culturale parmigiana (ma il concetto può estendersi ad altre realtà), è stata scossa, per un paio d’ore, da un evento “vero”: un evento la cui importanza non è stata pienamente recepita, visto l’insufficiente attenzione che gli è stata dedicata dai mezzi d’informazione. Il Teatro Farnese – gioiello dell’architettura italiana, costruito nel 1618 per volontà del Duca Ranuccio I di Parma, per celebrare le nozze (poi rinviate) del di lui figlio con la rampolla di Cosimo II de’ Medici – dopo il suo ultimo spettacolo nel 1732, il conseguente abbandono e il bombardamento anglo-americano del ’44 (in cui venne quasi completamente distrutto), ha ripreso vita ed è tornato alla sua antica funzione. In una cornice fatta per stupire (nel senso barocco) – un’ampia cavea lignea sovrastata da due ordini di colonne e archi, decorata con statue equestri che congiunge un boccascena dedicato al trionfo delle Muse e di Bellona – che doveva durare solo pochi giorni e che invece è sopravvissuta a secoli di incuria e alle bombe dei cosiddetti “alleati”, domenica scorsa è tornata la musica (peraltro l’acustica è ottima, nonostante le grandi dimensioni della sala). A celebrare l’evento, di fronte a 1.500 spettatori, Claudio Abbado con la “sua” Orchestra Mozart e con un bel programma suddiviso in due parti. Mozart: la Sinfonia in Re Maggiore, K385, “Haffner” con il Concerto per oboe e orchestra in Do Maggiore, K 314 e il Concerto per violino e orchestra in La Maggiore K 219; Beethoven: Sinfonia n. 6 in Fa Maggiore, Op. 68, “Pastorale”.
Inutile ribadire come Claudio Abbado sia un grande direttore d’orchestra, come le sue orchestre “respirino” all’unisono col direttore (tale è l’identità di linguaggio e di intenti), come il suo gesto riesca a creare una tensione nell’ascoltatore e a trasmettergli più della musica che viene eseguita. Anche stavolta le aspettative non sono andate deluse, anche se – come sempre – Abbado pare trovarsi più a suo agio con Beethoven (di cui dà un’interpretazione elettrizzante) che con Mozart. La prima parte, infatti, conferma la lettura abbadiana di un Mozart certamente morbidissimo e olimpico, dalle dinamiche sfumate e dalle sonorità controllate, ma molto classico e “rassicurante”. Dopo una “Haffner” dalla nitidezza cameristica, Abbado si mette da parte e accompagna (senza mai smettere di guidare, però) le “voci” dei solisti: il violino di Isabelle Faust (a cui avrebbe meglio giovato una direzione più aspra e tesa) e l’oboe di Lucas Macias Navarro (che ha sfoggiato un virtuosismo davvero “trascendentale”: in particolare le cadenze, ricche di rimandi ad altri capolavori mozartiani). Ma, come ho già scritto, è con Beethoven che il Maestro offre la lettura più trascinante della serata (si può dire che mentre Mozart è “solo” ben eseguito, Beethoven è “interpretato”). E’ noto il lavoro svolto da Abbado sul corpus sinfonico beethoveniano: lavoro che è percorso di storia personale, a partire dalle esecuzioni viennesi (ancora debitrici di una concezione titanica ed ipertrofica del compositore di Bonn) sino alla svolta degli ultimi anni – che coincide con la pubblicazione della nuova edizione critica delle sinfonie di Beethoven (curata, per Bärenreiter, da Jonathan Del Mar, e che impone un generale ripensamento di dinamiche, proporzioni ed equilibri interni) – con l’adozione di una lettura più tesa, asciutta e drammatica, senza autocompiacimenti edonistici. Ai tempi più serrati si accompagna un ridimensionamento di organico (con una drastica riduzione degli archi che, nella passata tradizione, avevano preso il sopravvento negli impasti timbrici, finendo per annacquare le linee musicali), un più attento uso del vibrato e dinamiche più chiaroscurate. La scelta non è scontata, laddove si pensi a quella diametralmente opposta di Thielemann (ad esempio) che, con intenti meramente provocatori (e con risultati di grottesco deja-vu), pretende di portare le lancette della storia indietro di 80 anni riproponendo, fuori tempo massimo, concezioni interpretative sorpassate (persino anteriori alla rivoluzione di Furtwängler), addirittura rigettando (per un puro puntiglio) le nuove edizioni a favore delle vecchie ristampe ottocentesche (con tutte le imprecisioni ivi contenute: mi chiedo che senso abbia ostinarsi ad usare testi peggiori, quando si dispone di fonti più corrette). La Pastorale – nella lettura di Abbado – perde il descrittivismo bozzettistico che l’ha spesso trasformata in una sorta di idillico poema sinfonico “agreste”, per assumere valenze più filosofiche: al centro non vi è il semplice “paesaggio”, bensì il più complesso concetto di “natura” (come lo intenderebbe Leopardi).
La tensione elettrica che l’orchestra infonde nell’ascoltatore, è percepibile fin dal primo movimento, attraverso inaspettate ombre che oscurano la serenità razionale e ordinata (le dinamiche dell’orchestra si piegano come un solo strumento alla visione direttoriale) sino all’irrompere del temporale, in un continuum che non viene mai interrotto: la stessa “pace ritrovata” del finale, non è un ritorno al mondo precedente, ma una rinascita in un mondo nuovo e inesplorato. Il pubblico ha risposto con entusiasmo alle sollecitazioni – anche intellettuali – della lettura di Abbado: trionfo prolungato, tanto da strappare al Maestro ben due bis (uno per ogni parte del concerto). L’occasione (e l’emozione) per un evento di questo genere, però, mi ha portato a riflettere e a fare alcune considerazioni. La prima sul bisogno di eventi “veri” nel mare magnum dei trionfi costruiti ad arte dalle adulterazioni delle tante macchine del consenso operative oggi in ogni settore delle arti: basta toccare con mano qualità ed eccellenza per comprendere (e ridimensionare) le tante piccolezze che ci vengono spacciate per meraviglie irripetibili. La seconda in merito all’organizzazione: solo con politiche culturali lungimiranti e solide, progetti e strategie si può ridare un senso ad un settore da troppo tempo bistrattato (più che dai tagli al FUS dalla mala gestio di tanti speculatori). Una ridistribuzione più attenta delle risorse (legata a serietà e progettualità e non a criteri da “supermercato”) permetterebbe di evitare certi indegni sperperi e premierebbe gli sforzi e la professionalità di chi li ha resi possibili. Un’ultima considerazione, infine, sul lavoro d’orchestra: l’Orchestra Mozart è una compagine recente (è nata nel 2004) e giovane (per l’età dei suoi componenti), ma ha già una forte identità, un linguaggio proprio ed un repertorio d’elezione. Abbado l’ha plasmata e ha costruito, con essa, un certo suono ed un certo approccio interpretativo. Tutto ciò diviene possibile solo con la costanza di una guida vera e presente che accompagni la crescita artistica della compagine strumentale. L’esatto contrario, cioè, del “navigare a vista” che caratterizza l’orchestra del sedicente massimo teatro italiano (ma non solo): la Scala, dalla cacciata di Muti, vive un periodo di eterno interregno che non si sa dove voglia sfociare. La presenza, meramente virtuale, di un simulacro di “direttore scaligero” (che evidentemente non ha voglia e tempo di occuparsi del podio milanese), con la conseguente “rilassatezza” professionale (se non la si vuole definire, più propriamente, anarchia), comporta mancanza di continuità artistica, assenza di identità, abbassamento del livello complessivo. Una situazione del genere ha l’effetto di compromettere la presenza di altri direttori (che si trovano a dirigere in condizioni certamente non ideali, non permettendo loro di esprimere una qualsiasi visione, costringendoli a lottare, invece, per tenere tutti a tempo ed evitare capitomboli imbarazzanti) e di restringere il repertorio a titoli “abbordabili”, senza rischi eccessivi, ma senza fantasia. Ecco, assistere ad eventi come il concerto di Abbado (in cui l’orchestra era lo strumento nelle mani del direttore), amplifica il senso di frustrazione quando si confrontano spettacoli dove, invece, sembra regnare solo il caso o il caos.
Non comprendo i motivi della sgarbata ironia: che Abbado sia uno dei più importanti direttori d'orchestra del suo tempo non lo dico io… Libero, naturalmente, di preferire Molinari-Pradelli o Erede. Quanto al suo Beethoven, credo che oggi sia uno dei più interessanti e stimolanti: ovviamente liberissimo di preferire altre soluzioni (anche se trovo sterile riprodurre pedissequamente, nel 2011, un modo esecutivo vecchio di 80 anni…).
Complimenti,per l'intenso sentire.
Oramai e' ora di considerare Abbado il piu' grande Direttore Italiano di tutti i tempi ed il massimo interprete vivente di Beethoven
Caro Duprez,
essendo l'unico post precedente il mio e' probabile che si riferisca a me: sono un VERO ammiratore del Maestro Abbado che mi onoro di conoscere personalmente insieme alla figlia Alessandra.A riprova di quanto ho scritto penso basti il "sublime" Fidelio di Luzern.
Con immutata stima.
Bravo Gilberto! Ottimo commento davvero e giuste, giustissime e sacrosante osservazioni su Thielemann che – in una sorta di grottesco deja-vu – entra nella casa dei fantasmi e rimette l'orologio indietro di ottant'anni, ignorando alla grandissima tutti i progressi che l'arte dell'interpretazione ha fatto nel frattempo!
Eh santa polenta! Potrà anche capitare che "ogni tanto" (eufemismo…) non si sia d'accordo sui dettagli, ma qui devo dire che ti batto pubblicamente le mani!
Io sto con Abbado! E, ovviamente, con te!
Un salutone a te e a tutti i grisi!
quanto al sublime fidelio di lucerna mi limito a rammentare che fidelio è un'opera lirica o melodramma o dramma per musica e dinnanzi ai solisti, che schierava quella produzione -per altro scelti dal maestro (come scelti furono quelli del ballo o del don carlos in francese, immagino)- continuo a tenermi la scuola storica con le varie flasgstad, nilsson, grob prandl, jurinac e consimilia.
ripeto è un dramma per musica, che prevede ANCHE cantanti o facciamo finta di dimenticarlo in cambio di che ?
Esattamente come, a prescindere da Thielemann, non credo affatto all'eguaglianza contemporaneo buono, passato cattivo. Anche perchè mi sembra irrinunciabile in persone che vogliono far credere di non essere viscerali melomani e che questi ultimi additano al pubblico ludibrio, valutare ogni interpretazioni anche le attuali quali figlie del loro tempo. Poi ci sono alcuni interpreti, che il tempo lo reggono meglio ed altri peggio, ma non significa altro! Tanto meno essere più bravi o meno bravi
Quanto al Beethoven di Abbado Duprez sa benissimo che non mi piace. E' una sensazione assolutamente superficiale perchè in campo di musica sinfonica mi reputo ignorantissimo, sfuggendomi l'essenza della stessa, ma credo (considerazione banalissima) che anch'esso sia come giusto figlio dei suoi tempi.
Poi ocn quello che ier sera in scala mi è stato spacciato per musica sinfonica DEVO prostrarmi e ammirare e contemplare.
perdonate sono e resto un melomane e da melomane ragione, probabilmente
ciao a tutti dd
Io trovo che ci sia un lato modernissimo di Thielemann, ossia i cast di kani! Hanno in comune la piu' totale indifferenza al canto, quello buono, ritenendo la bacchetta sempre e cmq centrale.
Entrambi sono direttori incompetenti in fatto di canto e servili verso l'ipermecato discount delle voci
Non credo poi che il confronto debba risolversi pro o contro l'uno o l'altro, soprattutto parlando di gusti, diiconcezioni esecutive. La nostra modernita' tra l.atro e' talmente variegata ed eterogenea che nessun artista puo' esserne l'unico rappresentante.
Contano i modi in cui le idee vengono realizzate, la coerenza, il livello tecnico etccc
Ascolto entrambi con lo stesso piacere pur essendo assai diversi.in wagner ad ex abbado non mi dice nulla, come metha, mentre thielemann e' sommo, anche se legato ad una certa tradizione. Amo il mhaler di abbado…..
Non credo che nessuno dei due sia adatto a dirigere ogni cosa, o meglio, come nel caso di abbado per wagner…..
Perche' cercate da vecchi uomini dell'ottocento la posizione piu' moderna e la indicate come la migliore che supeera le altre pregresse? Il positivismo nell'arte e' morto da cent'anni!
Applausi alla divina, le cui opinioni sottoscrivo in pieno. Tra l´altro il Fidelio di Luzern era secondo me molto inferiore a quello di Baden Baden.
Io invece non sono per nulla d'accordo. Soprattutto con l'affermazione per cui si tratterebbe – nel caso di Abbado e Thielemann – di due "incompetenti" che di canto non capiscono un tubo. In realtà, come tutti i direttori di estrazione sinfonica, hanno dell'opera una certa visione (che ovviamente non può essere quella del "concerto per primadonna e nulla intorno"). E la loro posizione la esplicitano attraverso una scelta molto oculata di titoli, limitandosi ad un repertorio ben preciso, dove la centralità del direttore è "condicio sine qua non"… Non si può imputare come una colpa il fatto che non dirigano la Maria di Rohan…e del resto non si diventa grandi direttori facendo gli accompagnatori di primedonne. Comunque parlavo delle sinfonie di Beethoven e non, grazie al cielo, di canto o, peggio, di cantanti… E' ovvio che non possano esistere direttori "buoni per tutte le stagioni": non esistono oggi e non sono mai esistiti ieri (le mitizzazioni sono stupide). Mi sono limitato a considerare come nel 2011 sia sterile eseguire Beethoven con gusto, approccio, effetti, vecchi di 80 anni… Riprodurre a fotocopia la stessa ipertrofia sonora, già spazzata via da Furtwangler. Sarebbe come dipingere oggi in maniera identica a Botticelli: che senso ha? Tra una fotocopia e l'originale, è sempre meglio l'originale. L'aggravante, in Thielemann, è la presa di posizione ottusamente ideologica, che lo porta a preferire edizioni ottocentesche (piene di errori) rispetto alle più corrette versioni Barenreiter… Attenzione: non critico il passato, ma l'ostinarsi a ritenere ogni deviazione da un modus interpretativo legato al suo tempo, come "sbagliato" o "eretico". Trasformare la tradizione in religione è una scemenza, prima ancora di uno sbaglio. Per questo non andrei mai a sentire il Beethoven di Thielemann…che senso ha guardare una fotocopia annerita quando si può avere l'originale?
Neppure, però, si può ridurre il discorso alla solita contrapposizione passato/presente. L'accettazione acritica di entrambi porta a conseguenze grottesche…
Io invece la monumentale Missa solemnis di Thielemann me la sentirei con tanto piacere dal vivo… Molto meno le sinfonie in cui, è vero, risulta in primo luogo un po rigido e retrogrado.
Judy,
io l´ho sentita. Ne vale davvero la pena.
Duprez, solo per curiosità, sei sicuro che Thielemann usi edizioni vecchie di 80 anni? Come lo sai?
Guarda che non è una provocazione ma semplice curiosità.
Comunque, io ho sentito a Parigi il ciclo sinfonico beethoveniano di Abbado con i Wiener, nel 1988, e non era affatto ipertrofico.
Caro duprez, iloro disinteresse per il canto e' evidente. E pari al tuo quando ascoltoi costoro dirigere. Gli assiomi della musicologia idealista che declini sono alla base della fine dell'opera e della tradizione del canto. Che scelgano ocultamente i titoli e' vero tanto quanto il fatto che fanno scelte di cast indifferenti quando non indecwenti. Che abbado del canto se ne fotta, te lo garantiscono suoi esecutori, cui il maestro assicura le velocita' concordate ma mai fornisce input di fraseggio o idee. Caso freni docet…basta sentire la piattezza che sfoggia con luii a differenza di quando canta con karajan. Non mi allargo su manifestazioni di ignranza crassa per la storia della vocalita' evidenziayte nei capuleti o le scelte senza filo conduttore del disco del don carlo……
Diamo loro cio' che gli va nel bene e nel male, non divinizziamoli troppo che e' attivita' cui gia' si dedicano attivamente da soli.
W mitropoulos!!!!!
Veramente non sono io che divinizza alcunché, piuttosto trovo incongruo – per le stesse ragioni che esponi – divinizzare la tradizione efarne un totem, tacciando tutto ciò che da essa si distacchi come "eresia". Criticare, poi, Abbado per le scelte testuali di Capuleti e Montecchi o Don Carlo, e poi "scordarsi" di quel che faceva Mitropoulos con Ernani e Forza del Destino (con spostamenti interni inaccettabili), oppure accettare gli svolazzi sopranili di certe Rosine o il Rossini riscritto dai cantanti di tradizione (con tagli, cambi di registri vocali ed ogni sorta di nequizia), mi sembra molto incoerente. Diciamo che non ti piace Abbado e punto. Trovare ragioni o "verità" in un gusto è superfluo.
Duprez: "L'aggravante, in Thielemann, è la presa di posizione ottusamente ideologica, che lo porta a preferire edizioni ottocentesche (piene di errori) rispetto alle più corrette versioni Barenreiter…"
Mozart2006: "Duprez, solo per curiosità, sei sicuro che Thielemann usi edizioni vecchie di 80 anni? Come lo sai?
Guarda che non è una provocazione ma semplice curiosità."
Io credo che queste questioni non debbano riguardare l'ascoltatore. Le edizioni critiche sono fatte per essere d'aiuto agli esecutori, che restano liberi di scegliere le soluzioni che preferiscono.
Do ragione alla Divina Grisi, quando dice che ciò che davvero importa sono le idee, quando vi sono, ed il modo in cui vengono realizzate, la coerenza, la bontà tecnica.
Il giudizio sulla bontà del fare musica di un direttore, pianista, cantante, ecc…, non credo debba soffermarsi troppo rigidamente sul rispetto o meno di determinate edizioni critiche ritenute inviolabili… Se un direttore compie una scelta avrà i suoi motivi… Ciò che non dovrebbe mancare è uno sviluppo coerente e ben funzionante dell'idea di partenza.
Per Donzelli: l'opera è certamente canto, ma certe opere non sono solo quello. Fidelio non è la Cecchina e non basta l'esibizione vocale. Circa la tradizione della "scuola storica" (che, aldilà di certe piacevolezze immediate, ha difatto trasformato Beethoven in una specie di pre Wagner) non discuto che piaccia…discuto, però, il ritenere quello l'unico e il solo modo per eseguire Fidelio (un po' come raginano i baroccari più intransigenti). Distaccarsi dalla tradizione non è una bestemmia: innanzitutto perché non è scritto da nessuna parte che quella tradizione sia "giusta", e poi perché così facendo saremmo ancora a vivere nelle caverne…
Su Thielemann e le sue scelte editoriali: è lui stesso ad averlo dichiarato in occasione del tour con i Wiener (orchestra molto tradizionalista). Thielemann rivendica di rifarsi a modelli pre novecenteschi, rifutando i miglioramenti evidenti dati dalle nuove edizioni. Non si tratta di puntiglio filologico, il mio, solo di constatre l'ottusità di chi OGGI, potendo disporre di un testo più controllato e corretto (sono stati sistemati veri e propri errori d'ortografia) si ostina a utilizzare edizioni ottocentesche in nome di una non meglio chiarita "tradizione".
Ho scritto prima di veder pubblicato il commento di Mancini. E' vero, le scelte editoriali non riguardano propriamente l'ascoltatore (spesso, poi, le differenze sono poco percepibili all'ascolto), ma sono molto utili nella valutazione delle idee che sottendono. Ostinarsi ad eseguire un SI bemolle (ad esempio) invece di un SI naturale, solo perché l'edizione ottocentesca utilizzata (e presa come totem intoccabile in quanto "tradizionale") riporta l'errore, senza curarsi del fatto che esista da 10 anni un'edizione critica che tali errori ha corretto, indica una mentalità ottusa e una visione ristretta dell'interpretazione musicale. Nel caso specifico, la nuova edizione delle sinfonie di Beethoven non impone certo il numero di esecutori, o il fraseggio, o la velocità (anche se, per la prima volta, rende disponibili le indicazioni metronomiche segnate da Beethoven stesso). Si limita soltanto a rendere disponibile un testo corretto. Punto. L'interpretazione viene dopo e può essere diversissima. Rifiutare in toto questi miglioramenti tecnici e, in nome di una stupida ortodossia, fare la copia carbone di Klemperer, oppure invocare l'auctoritas del libro (come se le edizioni ottocentesche fossero la Bibbia), mi sembra ridicolo nei presupposti e patetico nei risultati… Come patetiche sono proprio le sinfonie di Thielemann, non perché diverse da quelle di Abbado, ma perché polverose e impolverate come una fotocopia sbiadita del tempo che fu… Non è che quelle di Abbado siano "giuste"…ci sono tanti modi di declinare l'interpretazione: la peggiore è la riproduzione a pappagallo.
Caro Duprez, io sentito Thielemann molte volte in Beethoven a Monaco; l'ultima volta proprio la Pastorale. Un'esecuzione indimenticabile, niente affatto reazionaria, piena di slancio e di poesia. Thielemann non porta indietro le lancette dell'orologio per una semplicissima ragione: nessuno può farlo, come nessuno può uscire dalla propria pelle. Tant'è che nelle sue esecuzioni Thielemann tiene molto presente la lezione di Karajan, che non apparteneva precisamente al mondo di Furtwaengler e men che meno a quello di Klemperer. Citare poi quest'ultimo a proposito di Thielemann è completamente sbagliato. L'oggettività di Klemperer (a proposito, nessuno, nemmeno Abbado, è riuscito come lui a dare risalto agli strumenti a fiato) è lontana anni luce dallo stile meravigliosamente patetico ed eroico (senza nulla di ipertrofico) di Thielemann. Per quanto poi riguarda la filologia, non ne farei una discriminante né considererei il rifiuto della recente edizione critica una patente di ottusità. Non fosse altro che perché la filologia è sempre uno "work in progress" e non è da escludere il ritorno a vecchie ed ottocentesche lezioni, come succede ad ogni momento nella filologia classica. Il testo non è tutto; è soltanto un punto di partenza. Conta soprattutto la capacità di capire. Prova ne sia che la più bella e fedele e intelligente traduzione di Plotino è quella di Marsilio Ficino (1492), il quale aveva a disposizione un testo greco nemmeno confrontabile con le edizioni odierne. E chi è che ha scritto le cose più belle e penetranti sul neoplatonismo? Il vecchio, vecchissimo, trapassato, un vero Thielemann del pensiero, Giorgio Federico Guglielmo Hegel.
Non credo che l'uso di una edizione in vece di un'altra possa fare la differenza tra una buona e cattiva esecuzione. Voglio dire, la correzione di un errore di stampa, impercettibile all'ascolto, non segna certo l'esito positivo o negativo di una esecuzione. E' la qualità dell’interprete a fare la differenza. La pratica esecutiva. E così, Beethoven è stato eseguito egregiamente in passato anche su edizioni "scorrette", e al di là dell'edizione adottata, quelle restano interpretazioni memorabili.
L'adozione dell'edizione critica poi pone spesso all'esecutore problemi molto maggiori di quelli che si avrebbero con una edizione diciamo "tradizionale". Per questo talvolta si preferisce fare uso delle edizioni vecchie: per una questione di comodità. L'edizione critica, come dice il nome, pone l'esecutore di fronte a scelte di ordine pratico che gli rendono la vita meno facile, rispetto alle edizioni più antiche.
Basta vedere l'uso che delle edizioni critiche si fa al ROF, per avere un esempio delle conseguenze che ha l'edizione critica affidata agli sprovveduti.
Marco ha esposto con grande chiarezza i punti fondamentali della questione. Per quanto mi riguarda, filologia o no, il più grande Beethoven inciso da un interprete moderno resta quello di Karajan nella versione DG 1963. Nessuno può oggi neanche lontanamente pensare di avvicinare i risultati ottenuti dal maestro in questa registrazione.
Però, Mancini, il problema è diverso. Sono pienamente d'accordo con te quando affermi che l'adozione di un'edizione (scusa il bisticcio di assonanze) non sia il differenziale tra una buona o cattiva esecuzione. E ci mancherebbe altro. E' l'interprete con le sue scelte dare la cifra dell'esecuzione. Nessuno critica Bernstein perché usava edizioni che non esistevano all'epoca. Però la scelta scopertamente provocatoria (ci sono diverse interviste dello stesso Thielemann al riguardo) è sintomatica di un atteggiamento che continuo a non comprendere. Ti chiedo, ma che senso ha proporsi nel 2011 come un epigono dell'800? E' interessante? E' utile? E' piacevole? Forse se capiti a teatro per caso, ma chi vorrebbe spostarsi appositamente per sentire la fotocopia di Knappertsbusch? Io ho sentito le incisioni di Parsifal e Tristan (oltre a parti del Ring)…e davvero non ci trovo nulla che valga la pena di essere tramandato. Ma torniamo a Beethoven (che è l'oggetto della discussione). Non è questione di correttezza, è questione di atteggiamento mentale: l'implicita accusa per cui l'uso di edizioni "moderne" pregiudicherebbe chissà cosa o sarebbe un'offesa alla "tradizione". L'edizione critica – nel caso specifico – non pone nessun problema e non comporta nessuna alternativa. Lo so bene perché le possiedo: è un testo più corretto, cancella molte aggiunte apocrife (nei segni espressivi) e fornisce le indicazioni metronomiche di Beethoven. Punto. Nessun tradimento. Rifiutarle in nome di chissà quale ortodossia, per me, rivela un atteggiamento ottuso. Aldilà degli esiti spicci.
Dimenticavo: non è colpa delle edizioni critiche se le ultime stagioni del ROF sono state deludenti, piuttosto l'abbandono di un approccio filologico (inteso anche come filologia vocale). Senza le edizioni critiche, oggi Rossini sarebbe noto solo per Barbiere e Cenerentola…per il resto sarebbe stato considerato come Apolloni o Coccia…
E comunque non si vive di solo Rossini…
Caro Mozart, io preferisco un altro Beethoven: ad oggi il mio preferito è quello diretto da Zinman con la Tonhalle. Secondo me è inarrivabile.
Carissimi Estinti Divini Cantori,
si dice che siate affetti da necrofilia vocale (se non son morti non li vogliamo ),adesso la necrofilia e' diventata anche sinfonica !Thielemann insieme a Paarvo Jarvi e' il piu interessante (a mio parere e' chiaro,miei cari apodittici ) dei "giovani " Direttori,ancorche' cinquantenni.Rimanete il piu' prezioso dei blog musicali ma,suvvia , un po' piu' di ironia e meno supponenza ,perche' poi rischiate di fare la figura "barbina",direbbe il nostro amato Rossini ,di prendere fischi per fiaschi:vedi il mio sincero entusiasmo per Abbado scambiato per "sgarbata ironia "
Caro Duprez,
a scanso di equivoci,e sempre con ammirazione,concordo pienamente con Lei per quanto riguarda Zinmann che ho appena ascoltato nella Tonhalle in una stupefacente esecuzione della "Tragica" di Mahler:si puo' essere grandi anche al di fuori dello "star system" !
per Mozart il piu grande Beethoven è quello di Karajan nella versione 1963,e nessuno lontanamente puo avvicinarsi.
per Duprez lo stesso Beethoven quello diretto da Zinman con la Tonhalle è addirittura inarrivabile.
Evviva la libertà di pensiero e soprattutto le preferenze.
Forse andare a Vienna al Zentralfriedhof e chiedere al diretto interessato 😀
Rispondendo a Duprez…
Il problema per me non è da porre nei termini in cui lo poni tu. Se Thielemann rifiuta l'edizione critica sarà perché si trova più a suo agio con l'edizione ottocentesca… è una sua scelta, ed io non la discuto. Poi, se l'interpretazione che ne esce diventa solo una polverosa imitazione del passato, allora farò le mie obiezioni. Il testo, insomma, è solo un punto di partenza.
Comunque sono dell'idea che le edizioni critiche di problemi ne pongano parecchi, al di là delle alternative tra le varie lezioni… L'edizione critica va usata con coscienza, se no diventa pericolosa… Per esempio, tu accenni alla cancellazione dei segni espressivi apocrifi: questo forse comporta il completo appiattimento dei colori, cioè di fatto privare l'esecuzione dell'espressione? No… significa invece dover fare da sé una serie di scelte espressive che prima erano più semplicemente segnate in partitura… il che rende le cose più difficili, e richiede quindi un interprete all'altezza. A meno che noi ci illudiamo che nel testo, riveduto e corretto, sia racchiuso tutto ciò che la musica abbia da dire.
Le ultime stagioni del ROF sono deludenti non certo per colpa delle edizioni critiche, ma per colpa dell'incapacità di direttori e cantanti. I cantanti non sanno cantare, ed i direttori, oltre a non capire niente di canto, non sanno fare un uso ragionevole della filologia (ma in Rossini la filologia non può prescindere dalla comprensione delle ragioni del canto). In altre parole, non sanno servirsi dell'edizione critica valutando nella pratica le reali possibilità dei loro cantanti.
Bisogna essere in grado di usare l'edizione critica, se no è meglio lasciar perdere…
Mi sfugge l'idea del 'migliramento evidente' nell'arte.
Che una edizione critica possa guidare sul piano della correttezza storiografica e' certo. Che faccia migliore yn'esecuzione e' falsissimo, dato che un'esecuzione e' molto di piu'.
Il barbiere della horne e' mille volte migliore di tutti i barbieri odierni e degli ultimi 15 anni.
Thielemann si rifa' a modelli ottocenteschi: bene, basta dirlo.
Meglio di chi ti dice che dobbiamo papparci la norma della bartoli perche' non sappiamo come cantava la pasta, dimenticando comee cantava la callas!
Osservazione di tipo storico: l'ottocento alla ricerca di una identita', fece dello storicismo il fulcro della propria ricerca del nuovo, vedi l'arch eclettica.
Forse il nostro presente, dove l'identita' e' ricnosciuta come molteplicita' contraddizione, pensiero debole, etccc, sta attraversando in musica quesro tipo di tavaglio ' eclettico'?
L'esecutore produce un suo nuovo, frutto del proprio modo di leggere la musica. Perche' non possiamo ammettere anche chi parte da un certo storicis,o interpretativo? In fondo abbado legge il passato anche alla luce della musica contemporanea, dunque….e' piu' lecita la sua posizione? …… Non credo
Che bella discussione !
Complimenti a TUTTI i partecipanti.
Piano piano e' balzato evidente il cuore del problema :il DRAMMA DEL POST-MODERNO !Da Abbado si e' arrivati Jean-Francois Lyotard ed allora e' il caso di citare il Direttore che di questa problematica e' stato l'alfiere :Carlos Kleiber.La sua riluttanza nel dirigere,il suo esiguo repertorio stava a significare l'impotenza del contemporaneo:ha ancora senso dirigere dopo Furtwaengler,Jochum,Karajan,Celibidache ?La risposta e' chiaramente SI,ma e' leggittima anche la disillusione.
imparato,
interessante la tua teoria ma nel caso di Kleiber penso che la sua domanda fosse solo se avesse senso dirigere dopo suo padre.
In ogni caso, il Beethoven di Carlos Kleiber è una perfetta esemplificazione di come si possano ottenere risultati interpretativi di un certo tipo ignorando del tutto i problemi filologici.
Caro Mozart2006,
permettimi una citazione personale.Ho cosciuto personalmente Kleiber,dopo il concerto di Tenerife,il suo penultimo,invitato al suo tavolo proprio di cio' abbiamo parlato.Richiestogli della sua riluttanza a dirigere ,la giustifico' con l'inadeguatezza "storica" dei contemporanei.Non a caso,richiesto il suo autore preferito rispose:Mussorgsky!
Mi piacciono questi grandi che si smarriscono di fronte alla grandezza di chi li ha preceduti.
I mediocri no hanno mai questi smarrimenti, no? chissà perchè..
Che storia interessante, caro Imparato! Addirittura Mussorgsky che… non ha mai diretto o mi sbaglio? Io non ho mai sentito qualcosa di Mussorgsky diretto da Kleiber (by the way, adoro il Mussorgsky di Abbado).
Ma quando parla dei contemporanei storicamente inadeguati, chi intende – pubblico, artisti o compositori contemporanei?
Carissima S.ra Pasta,
si riferiva agli esecutori,Esecutori Artisti,non i mestieranti.Il vero Artista si sente sempre "inadeguato",mi riferisco agli Interpreti,massimamente i Direttori d'orchestra.Delle partiture abbiamo solo il segno scritto,non il clima sonoro,culturale e sociale in cui furono composte.Possiamo presupporre le intenzioni del compositore,infatti ricerchiamo le "interpretazioni " non le mere esecuzioni .E' il grande equivoco delle cosiddette escuzioni filologiche:possiamo anche ricostruire il suono antico,ma dovremmo ascoltarlo anche con un orecchio antico.Il vero problema ,da Voi ben centrato,e' quello della Recezione,ed e' specifico della musica.Mentre l'Arte visiva e' data una volta per sempre,la Musica vive di una continua Ri-Creazione.Walter Benjamin docet.
Imparato ha detto ".E' il grande equivoco delle cosiddette escuzioni filologiche:possiamo anche ricostruire il suono antico,ma dovremmo ascoltarlo anche con un orecchio antico."
In queste poche parole c'è una grande verità..
Condivido molto anche io i concetti espressi da Imparato.
Caro Imparato,
posso solo invidiarti. Avrei dato una mano per avere mezz´ora di colloquio con Kleiber! Per il resto, hai perfettamente ragione. Il vero artista non è mai soddisfatto di quello che fa. Karajan diceva che, quando riascoltava le sue vecchie incisioni, invidiava i pittori che potevano bruciare i dipinti in cui non si riconoscevano più.
Comunque, pare che siamo tutti d´accordo su un punto: la filologia e la correttezza testuale sono solo un punto di partenza per l´interprete. Aggiungo che a volte le edizioni critiche si rivelano scorrette. Il caso più evidente è quello dell´edizione Oeser della Carmen, che doveva essere definitiva ed era invece piena di errori e contraddizioni, tanto che, tra i direttori che l´hanno utilizzata, non ce ne sono due che adottino lo stesso testo.
Circa il problema del soggetto recipiente mi trovo d'accordo.
Resta il fatto, e non condivido imparato, che pure le arti visive non si danno per sempre, nemmeno i dipinti a ben vedereil tempo cambia le cose, le modifica. E modifica i destinatari, il loro modo di guardare e sentire.
Cio' non significa pero' che l'abuso e larbitrio odienamente compiuti con l'avvallo della filologia nelle esecuzioni non possa e debba essere arginato.
Quello che all'opera manca e' il rispetto della vocalita'. Il canto e' tedescamente vassallo e meno considerato del suonare uno strumento. Concezione figlia di storiografi da sinfonica e di ambienti culturali estranei alla cultura della voce.
C'e' snobismo intellettual idealistico in questo.
Giulia su questo ha ragione.
Se un pianista o un violinista pretendessero di esibirsi in pubblico senza conoscere perfettamente la tecnica del loro strumento, verrebbero sepolti di risate.
Ai cantanti invece oggi questo viene concesso, in nome della teatralità, dell´evoluzione storica e di un milione di altre fanfaluche come quelle che animano le recensioni di certi siti a voi ben noti.
Cara Sig.ra Grisi,
la Gioconda di Leonardo e' uguale da 500 anni.Cambiano gli occhi di chi la guarda.Un osservatore del 500 o del 700 o dell'800 sono diversi fra di loro :nelle loro menti si sono sedimentate esperienze e culture che NECESSARIAMENTE cambiano il comune sentire.Lo stesso accade nell'ascolto , abbiamo le partiture ma,ripeto, una sinfonia o una cabaletta non e' fatto solo di segno scritto :c'e' la PRASSI escutiva che ogni volta RI-crea l'opera.Il problema e' la RICEZIONE.
Mozart hai perfettamente ragione
Imparato, ripeto non sempre.
Il duomo di reims oggi e' al centro di un rondo', isolato e restaurato: nulla dimedioevale.
Sant'ambrogio e' la chiesa dell'ottocento, non quella romanica men che meno ambrosiana.
Nei musei molti dipinti sono stati sverniciati anche dalle vernici volute dall'autore, il cenacolo e' sbiadito e morente…..
Il tempo passa e modifica, ossia l'oumo modifica. Ogni genere artistico ha la specificita' e le problematiche sono variegate, la musica ha la sua……il problema non e' solo la recezione ma anche l'esecuzione, vedi la questione degli strumenti antichi, del diapason. I problemi ci sono sul tavolo, la questione e' come si affrontano: i. Baroccari, ad esempio, credono di seguire la storia mentre spasso la reinventano grazie a pregiudizi da loro stessi creati……
io son d'accordo con Donna Giulia, e qui secondo me si continua a mancare il punto centrale, sarebbe a dire che la partitura, per quanto sia indispensabile correggerla e studiarla, di per sè è e resta testo morto, vive solo con l'interpretazione. E' storicamente falso che questa si sia improvvisamente liberata dei paludamenti primi novecento solo grazie a una nuova e salvifica ondata di direttori. Ce ne sono sempre stati che hanno frequentato beethoven con la dovuta delicatezza e senza sommergerne le strutture (Kleiber più padre che figlio, Mitropoulos, Bruno Walter, il primo Klemperer, il primo Karajan, lo stesso Furtwangler a tratti, Bernsteine cito pure Cantelli, che molti di voi antitoscaniniani non apprezzeranno). Ritengo poi che la lettura beethoveniana di Abbado non sia affatto intoccabile, spesso a me sembra un compitino (si vedano certe prove coi berliner). QUanto ai direttori contemporanei contro quelli del passato, l'esempio più lampante ce l'abbiamo con Mahler: io adoro sia la direzione di Maderna che quella di Walter, per non parlar di nuovo di Berstein… come la mettiamo? CHi otterrà la patente di mahleriano definitivo? Per me bisogna spostare la questione e non concepirla più in termini da tifoseria….
Discussione di grande interesse, nella quale mi permetto di intervenire per fare un amichevole appunto a Duprez. Il quale, assai giustamente, rimarca i meriti acquisiti da Jonathan Del Mar con la sua edizione delle sinfonie beethoveniane. Edizione che non ho dubbi – non avendone sulla serietà e sulla professionalità dell’autore – apporti valore aggiunto alla nostra cultura musicale. Ma i meriti vanno individuati con cura ed attenzione. Duprez, in più di un intervento, fa riferimento alle indicazioni metronomiche che, parole sue, Del Mar avrebbe “per la prima volta” reso note alla comunità musicale. Beh, questo è francamente scorretto. Ho sotto gli occhi il tomo dell’edizione Ricordi del 1981 (quando Jonathan ancora pendeva dalle labbra di papà Norman) che recano, in bella evidenza, accanto all’indicazione agogica, il metronomo prescritto. Viceversa, nell’edizione Bärenreiter di Del Mar, in chiaro sopra i righi c’è solo l’indicazione agogica, mentre il riferimento metronomico è messo in una piccola nota a piè di pagina, con l’aggiunta – fondamentale – che trattasi di indicazione apposta da Beethoven nel 1817. E questo per tutte le prime 8 sinfonie! La cosa si spiega facilmente: Mälzel inventò il metronomo nel 1816 e Beethoven se ne innamorò a tal punto da “retrofittare” (mi si perdonerà il linguaggio informatico) le indicazioni metronomiche sulle sue opere già composte in precedenza, pubblicando due opuscoletti (nel 1817 appunto, e poi nel 1819 per i quartetti) contenenti tali indicazioni. Benissimo ha fatto quindi Del Mar a “derubricarle” a noterella.
Non entro invece nel merito dei gusti riguardo agli interpreti: francamente non mi interessa diventare tifoso di Thielemann, o di Abbado, o di Klemperer, preferisco semplicemente far parte del Beethoven-fan-club (salvo magari prendermela con qualcuno che ne imbratta le partiture!) Però devo dire che gli interventi di mozart2006 e di Marco Ninci mi trovano assai solidale.
Saluti a tutti!
Non mi sembrava una diva la Sig.ra Grisi, solo una Signorina un pò inacidita. Cara Diva,comunque, la invito ad ascoltare o a riascoltare il Don Carlo live dalla Scala del 1977 diretto da Abbado con un cast stupefacente e con una Freni inarrivabile: interpretazione magnifica che, ascoltandola,a me dà la sensazione di averla lì davanti a me nel mio salotto; per non dire dell'interpretazione di tutto il resto del cast, incredibile, a riprova di come Abbado avesse sicuramente fatto un gran lavoro proprio sui cantanti.
Per Mahler invito i simpatici frequentatori di questo Blog ad ascoltare Michael Tilson Thomas dirigere le sue Sinfonie con la sua meravigliosa San Francisco Simphony Orchestra( per me fra le prime 5 migliori Orchestre del mondo):attualmente di assoluto riferimento.Ho avuto la fortuna di ascoltarla in alcuni concerti fra Lucerna e Vienna in 5 sinfonie Mahleriane ed è stata una delle più memorabili esperienze musicali della mia vita: un Mahler completamente diverso da come si esegue in Europa, generalmente tardo Ottocento, ma assai moderno e già proiettato in pieno Novecento. Impressionante!E' Tilson Thomas, per me, il massimo interprete di Mahler, attualmente, come Abbado lo è per Beethoven. Ascoltate bene cari amici e rifletteteci bene.Non ne rimarrete delusi, anzi l'estasi è lì a portata di mano. Grazie!
Cara Diva Giulia,
mi scusi se la disturbo ancora: basta tirare fuori sempre la Callas, quando si parla di Norma( io la Bartoli l'ho invece apprezzata molto ed è stato proprio Hangelbrock a farmi scoprire, con una perfetta esecuzione, la Magnificenza di quest'Opera), mi sembra anacronistico palare sempre di Lei: La Callas è la Callas, è un mito, va bene, nessuna come Lei! Ma non possiamo fossilizzarci su di Lei. Il tempo passa, ma Noi abbiamo ancora voglia di goderci la MUSICA, cambiano i tempi, dobbiamo convivere con quello che c'è, che purtroppo non sempre è all'altezza, ma non cosi tragico e disastroso come spesso parla lei e il Divo Donzelli. Su, rilassatevi e cercate ogni tanto di non avere pregiudizi forzati su quello e quelle…altrimenti è un brutto vivere, la passione se ne va e quella grande fortuna, appunto, che abbiamo (e siamo fieri di averla) di essere grandi appassionati di Musica finirà e saremo tutti Infelici! Siate più sereni, su! Mi ritengo molto, ma molto fortunato,rispetto alla massa generalizzata che non pensa e non ragiona più con la propria testa, ad avere questa passione.Io assisto ogni anno ad almeno 55-60 Opere in giro per l'Europa, con 2 puntate anche a New York e a 50 Concerti: ne traggo grande Felicità e Godimento, e col tempo credo di avere maturato una certa esperienza d'ascolto tanto che mi ritengo un buon intenditore: il giudizio finale è sempre mio e leggo le vostre note con un certo sorriso e nient'affatto disappunto, perchè vi considero decisamente autorevoli, molto di più di altri Blogs!Però vi consiglio una cosa: lasciate perdere il Tono Professorale troppo rigido e godetevi di più la Musica e tutto quello che di buono può dare al vostro Spirito!Chiedo scusa per la lunghezza, ma spero che mi pubblicherete integralmente.Farebbe bene a questo Blog!Grazie e W la MUSICA!
gentile fabrizio
posso anche io sottoscrivere W la musica, ma la musica ha rispetto alla pittura un difetto capitale ovvero è un'arte che per essere fruita deve passare attraverso l'attività di mediazione dell'esecutore.- E da questa irrununciabile esigenza principiano i problemi e le palesi divergenze di opinioni di cui la mia risposta è, verso i tuoi interventi, esempio.
Tralascio di rilevare l'inutilità di considerazioni su acidità altrui o meno in quanto il tuo lungo intervento può essere qualificato con "in par condicio scelerum etc" del brocardo latino.
Passo invece a quel don Carlos che diciasettenne vidi il 7 dicembre e per brevità puntualizzo alla frutta Ghiaurov, verista e di cattivo gusto Cappuccili nonostante gli orgasmi della verdura scaligera, inadeguatpo per voce (era da Elisis, Manon, Tosca al più) e tecnica Carreras. Quanto alla Freni è testimoniato dalla registrazione un bravina alla fine della grande aria del quinto atto. Azzeccatissimo commento perchè le sue regine e le sue dame di rango hanno sempre il tibro e l'accento di Mimì e la "sporta d'l speisa" al braccio. Ma tutto questo ci dice che il maestro Abbado la cui orchestra e le cui masse corali erano perfette non è in direttore E CONCERTATORE, ma un buon direttore di sinfonica che deve fare l'opera. Senza alcuna polemica, che non sia il normale dibattito fra loggionisti ed appassionati non sprovveduti ti invito ad ascoltare come CONCERTI l'Ernani di Verdi Mitropoulos, che pure, sia la Met che al Maggio, non dispone di cantanti indenni da pecche di stile e di tecnica o come si comporti Fritz Reiner con Barbieri e del Monaco protagonisti di Carmen. Questa operazione di regia Abbado manco la tenta inquel don Carlos ed anche altrove. E ti ho portato a paragone due grandi direttori di musica sinfonica prima che operistica e neppure italiani.
Quanto agli imporproperi contro la Callas non sono affatto un vedova, ma rilevo una piccola differenza. Mai le Norme del dopo Callas hanno pensato di insultare gratuitamente la Maria. Sarà stata autentica stima, sarà stata necessità di correttezza politica per evitare le ire dei Vedovi andrebbe chiesto a quelle esimie cantatrici. Ma loro hanno fatto la loro Norma, magari stilisticamente più aderente se non alla Pasta alla Grisi o alla Boccabadati. Cecilia Bartoli ha dimostrato per chi sia un pubblico preparato e non prono ai diktat di prezzolati press agent ed uffici stampa camuffati da critici di essere nonsolo quando canta un'impostura.
Vado ad ascoltarmi Toilson Thomas e ti propongo quel Mahler che rimane di Walter. Possiamo definirlo, attesi i rapporti fra i due, interpretazione autentica.
ciao dd
Caro Fabrizio, io ho avuto molte polemiche con gli amministratori di questo blog, che per altro apprezzo. Quindi non credo di essere sospetto di partigianeria. Però lasciatelo dire: è una bella prova di supponenza pensare che le proprie parole possano far bene a qualcuno o a qualcosa. Le nostre parole, qualsiasi parola, le lasciamo andare; avranno l'effetto che avranno. A qualcuno piaceranno, a qualcun altro no, la quasi totalità dei lettori sarà a loro totalmente indifferente.
Marco Ninci
Fabrizio, francamente, vorrei chiederti una cosa – ma francamente davvero, perche è da qualche tempo che cerco di capire i membri del pubblico odierno che ragionano come te. Che piacere c'è nell'ascoltare un'esecuzione che, secondo le tue parole, "purtroppo non sempre è all'altezza", e che, quindi, anche tu percepisci come inferiore per qualità. Che estetica e che gusto c'è nel ragionamento che apprezza (o, meglio, fa finto di apprezzare!) esecuzioni e cantanti del genere SOLO perché "altrimenti è un brutto vivere, la passione se ne va e quella grande fortuna, appunto, che abbiamo (e siamo fieri di averla) di essere grandi appassionati di Musica finirà e saremo tutti Infelici!"?? Io francamente questa logica non la capisco. E' un ragionamento in cui la Musica (con quel "m" maiuscolo che usi) non vale niente. Non credi che sia un ascolto profondamente disonesto verso di se stesso? Imporrsi l'idea che questa o quella esecuzione è bella SOLO perché è contemporanea, pur sapendo che in fondo è spazzatura.
Io personalmente quella Norma della Bartoli (che ho sentito anch'io dal vivo a Dortmund) non potrei mai apprezzare per l'unica ragione di fornirmi un'occasione attuale di "godere" della musica. Il problema non è la Callas. Il vero problema è che la Bartoli non si sentiva nemmeno in quella sala di ottima acustica e che era una piccola zanzara che faceva l'elefante. E non dirmi che credi alle storie della Norma cantata ed innamorata come la Zerlina, perché non ti crederò. Potrei credere a qualcuno che non ha mai sentito la Norma, ma non a te che hai quest'atteggiamento duplice e molto molto consapevole dell'odierna situazione musicale.
Non trovo di niente di cattivo né isterico né passatista in quello che fà questo blog, perché almeno una coerenza ed un'integrità nell'ascolto c'è, ci sono gusti definiti e principii che guidano i nostri ascolti. Niente infelicità. Nel tuo atteggiamento invece – non prenderlo per favore come un insulto! – vedo una profondissima desolazione. E' desolazione e nient'altro quando fai finto di godere della Norma bartoliana sapendo non tanto che quella non è buona come la Callas, ma che quella NON E' UNA NORMA AFFATTO, ma invece una presa in giro del pubblico a cui tu decidi coscientemente di partecipare. E' un'atteggiamento desolato, dispregativo e molto cinico sia verso di se stesso sia verso la musica ed il pubblico.
Caro Fabrizio,
conosco e apprezzo il Mahler di Tilson Thomas, che ho ascoltato qui a Stoccarda, a Francoforte e al Festival di Schlewig Holstein.
Sulla Norma della Bartoli, le riporto il commento di un mio amico che scrive per un giornale tedesco.
Quando ha saputo che si farà il disco, ha detto "Finirà come quello di Sonnambula, in qualche mese lo troveremo a 12 euro nei centri commerciali".
Caro Donzelli,
non pensavo che Lei fosse straniero: ha scritto un'Italiano come lo canta la Rodvanoski(a proposito al Met per Trovatore quando è entrata in scena subito scroscianti applausi, incredibile, ma la dice lunga su quanto siano stupidi e immaturi musicalmente gli americani come gli inglesi e anche i nostri insopportabili cugini francesi, che dominano tutti i Teatri Europei, senza avere background!),sì ho capito poco di quello che ha scritto, eccetto demolire per me, non preparato come Lei,una delle più belle interpretazioni del Don Carlo, che abbia sentito, sicuramente meno delle sue.
Beh, Abbado un buon concertatore di Sinfonica per me è Inaccettabile, ma rispetto il parere del Divo. Sì, credo proprio che Lei non sia Italiano perchè mi attribuisce Pareri assurdi: ma quali improperi alla Callas,si rilegga il mio commento,non c'è ironia nè disprezzo per Lei, anzi io ADORO la Callas!! La vedo là in alto sul suo piedistallo e tutte le altre sotto e di parecchio, come, per me, è MOZART, anch'egli lassù, più su che si può e tutti gli altri a debita distanza!La mia passione per la Bartoli è nata a Salzburg in un'Osterfestspiele di anni fa in un, per me, Memorabile "Così fan tutte", che correva continuamente sul palco in cinemascope e la presunta vocina mi sembrava una gran bella voce; poi l'ho seguita spesso e l'ho sempre molto apprezzata, compresa Sonnambula e Norma in quel meraviglioso Auditorium(io ero sopra di lei), grandissimo Hangelbrock, ma terrificante l'insopportabile Adalgisa. Adesso devo dire mi sta meno simpatica, perche ripete se stessa o la sua parodia.Contenti? Sì, è da alcuni anni che il Marketing discografico, i press agents, certi discutibili abbinamenti artistici con pseudostar da strapazzo(v. Lang Lang)l'hanno, ai miei occhi e orecchie, assai indebolita.
Mi fa piacere che ascolterà Tilson Thomas: la avverto però che le sue registrazioni Mahleriane risalgono a 8-9 anni fa, sono live, ma sono molto,ma molto più belle le live di Luzern2010 e Vienna2011, con interpretazioni diverse.
Cordialmente. Fabrizio
Cara Giuditta,
veramente io non ritengo spazzatura quello che vedo e ascolto,francamente sono troppo eccessive le vostre reazioni negative(quasi sempre),in me non c'è affatto desolazione, anzi, nonostante abbia gravissimi problemi di salute da 5 anni, io sono molto più sereno di un tempo, più socievole e mi è aumentata l'autostima( che contrasta con la depressione o la desolazione),
e la cosa chi mi fa andare avanti sereno e anche allegro è proprio la Musica: mi è rimasta solo quella!Io vivo solo per la Musica e ricevo grandi emozioni, che mi fanno stare bene! Tutto qui. Mi dispiace che Marco mi accusi di voler essere un predicatore, che non è nel mio costume, io volevo solo consigliarvi di essere un pò meno prevenuti, di cercare comunque qualcosa di buono in quello che ascoltate, e starete meglio proprio perchè io sto vivendo questa mia esperienza personale e credetemi mi dà tanto, molto di più di tante terapie. Guardate Abbado: il cancro allo stomaco non perdona, massimo 1-2 anni!
Intendiamoci io non cerco consolazione nella musica,non sono affatto disperato! no!!,ma ritengo in questi anni di aver maturato una certa sensibilità d'ascolto e una certa capacità di giudizio critico, non vorrei passare per un presuntuoso, che non sono affatto, ma ho un sesto senso per cui so anche scegliere certe opere, e francamente non sbaglio quasi mai, per voi magari sarà spazzatura, ma i brividi, il pianto io l'ho provato veramente e sono contento. Questo dovrebbe essere lo scopo di qualsiasi manifestazione artistica e la Musica è la più completa.
Certo che con i vostri preconcetti e con tutta la spazzatura che trovate mi chiedo perchè continuare ad andare a teatro; ma cos'è Masochismo il vostro? perchè vi fate del male, state a casa a sentire i Grandi del passato, senza cattiveria.
Volevo, da ultimo, salutare la Regina del Blog, la Giulia, no so se Lei è l'amministratrice del Blog e ha permesso la pubblicazione dei miei commenti, magari spero di sì, ma perchè?, perchè io La leggo sempre molto attentamente, La stimo, non condivido spesso le sue idee, ho apprezzato la sua nota assai positiva( l'unica positiva, credo, nell'ultimo anno in questo Blog) della Lulu , opera meravigliosa, che io adoro, alla Scala di 1 anno fa, ma poi, non so chi, mi distruggete Lo Janacek dei Morti, produzione meravigliosa con Regia e direzione Cantanti-Attori stupefacente e Concertazione Memorabile, fra i più belli della mia vita. Anzi mi ricordo che molti, qui, ironizzavano o maldicevano quel tipo di Musica, ritenuta noiosa o incomprensibile.Ma, scusate, non siamo mica nel loggione di Parma! o SI'?( ma forse sì,è possibile in alcuni convitati(di pietra?) assai presenti).
Cara Giulia, non c'era affatto cattiveria o facile ironia nella mia battuta "inacidita",come il prevenuto Divo faceva aleggiare, solo una paradossale mia esternazione sulla sua Autorevolezza!
Cordialmente. Fabrizio
E poi sa, Fabrizio, avere una grande passione per la musica non significa nulla; o, almeno, non significa ragionare con la propria testa. E non giustifica alcun senso di superiorità nei confronti di quella grande massa che si suppone (ma si suppone soltanto, non ce n'è alcuna certezza) non faccia altrettanto.
Marco Ninci
Ma senta Fabrizio, qui mi pare che chi vuole demolire le persone che scrivono ciò che pensano e non riesce a discutere in termini di musica sia tu.
E' perfettmente vero quello che affermi sulla ironicamente sulla Rodvanosky: mettitla in parallelo con una qualunque Leonora che abbia almeno una trentina d'anni in piùn e che abbia occupato il suo posto nello status di cantante star e capirai che la signora canta malissimo.
Non lo fai? non vuoi capire, punto. perchè non c'è nulla di misterioso, solo evidenza lapalissiana.
se vieni a contestare delle opinioni, e fai bene dato che siamo qua per discutere tra amici di musica, è chiaro che metti sul piatto le tue conoscenze in opposizione dialettica a quelle di altri.
Ci sono motivi per dire che gli intepreti scaligeri no sono poi così eccezionali rispetto ad altri.
Spiegaci tu la loro eccezionalità, ossia l'ubi consistam, anzichè enunciare senza dimostrare.
potresti iniziare a dirci quali e equante VAlois conosci, e come le trovi in rapposto alla Freni: noi qui facciamo così…ci sono note a,b,c, etccc., che cantano così e così, mentr ela freni canta così e così…
ti cedo la parola
Fabrizio, non è vero che la nota sulla Lulu sia l'unica evaluazione positiva negli ultimi tempi in questo blog. Guarda (se hai la buona volontà di guardare) le cose che sono state scritte su Kwangchul Youn, Shalva Mukeria, Krassimira Stoyanova, Daniel Harding, la Devia, Jessica Pratt, Hui He, la Medea cremonese, i Vespri torinesi etc.
E' "poco"? La vera differenza è che il blog non ascrive a ogni e qualsiasi spettacolo di essere geniale e di avere una levatura storica. Si stima quello che è bello e si critica quello che è brutto. Soprattutto, si dice che cosa deve essere migliorato.
Perche si va ancora al teatro? Perche la speranza c`è ancora – almeno per me di sentire qualche bella sorpresa. Perche l´amore per la musica mi fa andare, perche vivere di dischi non è tutto (anche se mi da più soddisfazione).
Cara Diva Giulia,
Eh, NO! NON ci sto!!Qui siamo sulla strada sbagliata, che rasenta il Terrorismo Ideologico, con denigrazione e voglia di annientare una persona che non la pensa come voi e su un campo, che non molti possono affrontare!Era ed è chiaro che io non ho la vostra cultura musicale, purtroppo la mia grande passione operistica risale al 1999, non sono giovane, ho 56 anni, rispetto a voi sono un "verginello"; adoro Verdi(Falstaff,Simon Boccanegra,Don Carlo, Aida,Otello e naturalmente Traviata) ,R. Strauss (Capriccio,Salome, Elektra, Der Rosenkavalier, Intermezzo) e Wagner( Tristan,Ring,Lohengrin),pure Bellini(Norma) e Donizetti(Anna Bolena)Janacek(Jenufa) e Shostacovic(la Lady Macbeth).
Come già scritto assisto a 50-60 opere l'anno, conosco bene tutte le edizioni di riferimento(anni '50-'60-'70) delle opere citate e di tante altre, ho una certa sensibilità musicale e pur non avendo, ripeto, la vostra impeccabile conoscenza e cultura musicale,RIVENDICO il mio diritto di dire la mia, come fanno tanti altri convitati di pietra e non del suo Blog(mi pare loro non particolarmente analitici, come Lei chiede a me!, ma spesso intervengono con commenti superficiali,impulsivi, poco meditati, dettati da preconcetti e presunzione.E chi mi contesta vada a rileggersi tutti gli interventi, almeno degli ultimi anni, e se non capisce,evidentemente ha la coda di paglia!).Io mi entusiasmo e appassiono ancora, ma,senza presunzione,non è affatto disonesto nei miei confronti cara Giuditta, che non mi ha risposto perchè continua ad andare ad ascoltare questa spazzatura,che dice di note positive sul Blog di altri eventi, oltre a Lulu, ma NON di altre Opere se si eccettuano i Vespri Torinesi,ma ricordo, in particolare, elogi solo alla protagonista,non condivisi da me, ricordandomi ella la Damato di Carmen!Provi a fare un confronto audio delle 2 cantanti, nelle suddette opere e sentirà…!
Cara Giulia, avverto, un certo SadoMasochismo da parte soprattutto di alcuni collaboratori Talebani-Ortodossi(è ironia cordiale!)come Lei, la Giuditta,il Divo Donzelli e mi pare anche Tamburini: Sadismo nei confronti dei Lettori, per questo attuale mondo musicale senza speranza e futuro(cara Giuditta Lulu e Vespri, sono assai poche in un anno!) ; Masochismo nei vostri confronti, perchè,mi pare, vi fate del gran Male.Mi sorge comunque il dubbio,lecito,che,Voi provate gioia e godimento nel demolire tutto,fare di tutto un'erba un fascio, come certi veri Iniziati( NON Voi, naturalmente!) all'opera che sovente godono nel dare giudizi sprezzanti su questo o quello dell'opera vista, senza aver capito NULLA.
In conclusione,per me è ANACRONISTICO il vostro metro di giudizio così netto e tranchant, in questo confronto ultragenerazionale, perchè molti, ma molti, fattori e circostanze possono interferire e condizionare: il tempo passa inesorabilmente, riflettetici! NON siete Passatisti Voi, anzi siete, paradossalmente, figli dei nostri tempi…!!!
Cordialmente.Fabrizio
mi scusi Fabrizio, non entro nel merito delle sue opinioni, con le quali per altro dissento fortemente. Mi chiedo solo se non le pare di cattivo gusto mettere in piazza la questione della sua salute e usarla come lasciapassare definitivo per affermazioni estetiche che lei continua a non voler discutere nel merito o dimostrare. Lei non sà né può sapere quanti di noi, lettori o compilatori del blog, possono lottare ogni giorno con condizioni simili alle sue, senza farne mai parola né usare ciò come arma dissuasoria in un gioco dialettico di bassa lega…. può capitare che persone come me, che si trovano in questa situazione e che si sforzano quotidianamente di resistere il meglio che si può, si sentano offese dalla sua faciloneria. La saluto
senti fabrizio,
se per te argomentare è terrorismo ideologico, ok.
ti lascio solo con i tuoi pensieri
perchè ho di meglio da fare che eprdere tempo con te
ciao
Carissimi , se si continua cosi'………."ci vediamo domani all'alba dietro il convento dei Carmelita Scalzi ".
Ne "La lezione di Musica " di Vermeer c'e' questa bella iscrizione :"Musica letitiae comes,medicina dolorum ". Spero che metta TUTTI daccordo.
Bla bla bla, caro Fabrizio.
Assisti a 60 produzioni in un anno? Bene, vorrà dire che buona parte di quelle che il Corriere recensisce ti han trovato spettatore. Contestaci nel merito, dunque. Non ci convinci certo dandoci dei terroristi ideologici o degli anacronistici figli del nostro tempo (??).
Ti aspettiamo.
Carlotta
Mi rivolgo a tutti coloro che mi hanno risposto.
A Silvio:ho citato il mio stato di salute, nient'affatto in favore di argomentazioni estetiche o addirittura analitiche che poi non so dimostrare e che pochi Eletti sanno fare QUI; l'ho citato solo per la serenità,l'emozione che la Musica mi reca sul mio stato psico-fisico, tutto qua.Ma che "ricatto e cattivo gusto e offese a persone come Lei". Io sto bene con la Musica e basta e tutto il resto passa in secondo piano!Ho solo rivendicato il diritto di dire la mia come fanno tanti altri convitati che, ripeto, non mi paiono così analitici, ma piuttosto viscerali e faciloni, caro Silvio, che mi sembra Lei più un convitato e NON un compilatore o collaboratore(in alto a DX c'è l'elenco dei collaboratori).
Cara Diva Giulia, la sua risposta
mi ha profondamente deluso e forse in qualcosa ho colto nel segno!
A Carlotta Marchisio dico solo che le opere che vedo sono concentrate soprattutto in Europa, alcune sono recensite da voi; d'altronde la situazione italiana è, come ben sapete, alquanto precaria!
SI'! sono più che mai convinto che Voi,per le sprezzanti parole nei miei confronti, la vostra incapacità, voluta o inconscia, di leggere bene le mie parole e rifletterci,di confrontarVi con chi non la pensa come Voi,Sì siete perfetti figli dei nostri tempi(capito Carlotta e Sivio?)!
Io, comunque, provo per Voi un Grande Rispetto e il Corriere è fra le primissime,se non la prima, pagina che apro quando mi collego a Internet.
Io ho definitivamente concluso su questo argomento e faccio mio il post del saggio Imparato!
Ci vediamo il 24-06 alla Scala per Attila.
Grazie per lo spazio e cordiali saluti. Fabrizio.
P.S.
nell'elenco dei miei preferiti ho maldestramente dimenticato MOZART(già da me definito il più grande di Tutti!) Sì, Mozart con tutto il suo repertorio, con citazione speciale per il "Così Fan Tutte", in Assoluto la mia Opera preferita di tutta la Storia!!
Fabrizio, non giochiamo a coglionella. Ma quale tuo pensiero? Quello per cui la musica "è bella" e dà piacere alle tue orecchie? Ma su questo siamo tutti d'accordo! Per un confronto dialettico necessitano invece argomentazioni diverse, che tu non hai tuo malgrado portato. Ti rinnovo l'invito, caro Fabrizio. Dopo il 24 rifatti sentire così da spiegarci quanto "bella" sarà (o già E'?) l'Attila scaligera.
Tanta "bella" musica,
Carlotta
Ma per chi mi prende presuntuosa, arrogante(v. "buio pesto" alla ROH,che semmai io riscontro a Parigi con ben 3 Teatri!!) e maleducata per non dire incivile!!
Per lei semmai Attila è già uno schifo! io la vengo a vedere e sentire per la I volta!
Io non ho pregidizi nel mio armadio!
Vedo ascolto e giudico, molto serenamente!
Guardi che quando dico che amo la musica e mi fa star bene non significa che per me tutto quello che sento e vedo sia bello, anzi io ho rischiato di essere malmenato 2 volte: 1 a Londra per la premiere di Don Carlo(Pappano-Villazon) e la II a Zurigo per Tannhauser (Kupfer-Metzmacher) per i tanti buu da me elargiti, come anche in tanti altri teatri, Scala compresa!
Si rilassi signorina:vivrà meglio!
Le consiglio Tisane alla Verbena!
Fabrizio, la prendo nientemeno per quello che dimostra di essere: una macchina da slogan (se ha appunti da fare sul mio commento alla stagione londinese, mi scriva su quel post). Glielo ripeto. La prossima volta lasci a casa il formulario e si faccia sentire con qualche argomento in più.
Carlotta
p.s.
Può anche tenersi i consigli sugli infusi rilassanti. Il suo tono e il numero di punti esclamativi lasciano ben presagire che a beneficiarne sarebbe proprio lei: chi non ne necessita non è certo in grado di dare indicazioni a riguardo. Non crede?
Saluti
Cordialmente, e senza ironia, invito Fabrizio ad ascoltare un'edizione del Boccanegra che certo non conoscerà, concentrandosi la sua discoteca su un certo trentennio, e che potrà forse aprirgli nuovi orizzonti. La speranza è l'ultima a morire, come si dice.
Simon Boccanegra Lawrence Tibbett
Amelia Elisabeth Rethberg
Gabriele Adorno Giovanni Martinelli
Jacopo Fiesco Ezio Pinza
Paolo Albiani Alfredo Gandolfi
Pietro Louis D'Angelo
Maid Pearl Besuner
Captain Giordano Paltrinieri
Conductor Ettore Panizza
Metropolitan Opera House
16 February 1935
Saluti dal masochista talebano ortodosso
Tamburini
Ma quali slogan!Suvvia!I formulari li lascio volentieri a lei, figlia,ripeto, dei nostri tempi. Poverina, la Carlotta,vuole l'ultima parola, gliela lascio volentieri(adesso se la prende anche coi miei punti esclamativi), non prima di consigliarle la tisana Melissa-Verbena dell'Aboca, almeno 3 al dì! se non basta Lexotan a busso!!Sono MEDICO, signorina, oltre che Paziente! Un consiglio a TUTTI VOI nessuno escluso: STATE LONTANI DAI MEDICI!Portano "sfiga"!
Caro Tamburini, non solo masochista, ma anche SADICO: io mi fermo agli anni '50,mi dispiace prima NO!Lei lo può fare perchè sicuramente più preparato di me e più avezzo a tali ascolti.Cordialissimi Saluti.Fab.
E ora a lei, signorina Marchisio, per, spero,il "THE END".
Mio caro Fabrizio, "rivendichi" il diritto di dire la tua: bé, mi pare che tu lo stia già facendo senza censure e senza modifiche; come vedi hai piena libertà d'azione, ma, perdonami se non credo nella tua mancanza di presunzione, evita in futuro di chiamare "convitati di pietra", "faciloni" e "superficiali" i nostri lettori ed i nostri commentatori.
Non te lo consento.
Perché, vedi caro Fabrizio, ci leggerai anche con cura e attenzione, e ti ringrazio, ma evidentemente ti sono sfuggiti moltissimi interventi.
I nostri lettori hanno lasciato nei commenti cose che non leggerai nemmeno nei fori "specializzati", nemmeno nelle riviste e nemmeno nei foyer dei teatri quanto a contenuto, complessità, argomentazione e cultura; nessuna coda di paglia da parte loro, perché ci sono commenti fatti di pancia, giustamente, e commenti più meditati come è giusto che avvenga in una discussione. Di cosa dovrebbero vergognarsi? Cerca, anzi, tu stesso di leggere con più attenzione, meno superficialità, meno "pregiudizi" nei nostri confronti, sia ciò che scriviamo, sia i commenti.
A dimostrazione di questo la tua poca memoria nel ricordare gli spettacoli di cui abbiamo parlato bene e che non ti elencherò, perchè puoi cercarli da te a dimostrazione che non c'è nessun masochismo o sadismo, che lasciamo volentieri a chi ne ha fatto una "professione" anche nel campo operistico, ma solo la volontà di trovare la serata che ci faccia emozionare esattamente come accade a te e, in alcuni casi, le abbiamo trovate.
A noi non importa nulla se ci trovi anacronistici, qualunque cosa voglia dire, non è un problema nostro e nemmeno ce lo poniamo, né ci riguarda: anzi non ci tocca nemmeno!
Leggo da parte tua parole come "terrorismo" quando ti si chiede, come ha fatto la Grisi e senza aggressività tra l'altro, di argomentare musicalmente.
Ti schermisci e vaneggi.
Cos'è? Coda di paglia?
Andiamo!
Ah, i tuoi "consigli" da medico e da bottega di erboristeria lasciali gentilmente a siti, blog, o altro creati apposta per questo.
Qui non interessano, grazie!
Come non ci interessano bollettini medici o consigli su come gestire un blog che va bene così.
Se hai qualcosa da dire sugli argomenti proposti bene, scrivi in libertà; se devi continuare sulla strada intrapresa cerca magari un sito medico, di erboristeria o di scambio di consigli, quando richiesti.
Cordialmente
Marianne
Carissima Marianne,
sono molto contento che, pare e spero,sia Lei a porre fine a questa querelle, perchè Lei è la mia preferita del Blog insieme a Duprez.La colpa di tutto ciò è sicuramente mia e vi chiedo scusa: ho esagerato, ma a un certo punto mi sono sentito come aggredito ed essendo io un'impulsivo-viscerale e abbastanza permaloso, era inevitabile che finisse così.
Chiedo scusa a TUTTI!
Mi avete chiesto ripetutamente di argomentare meglio ciò che ho affermato,ma in definitiva in questi post, di musica non ne abbiamo parlato molto; io non ho ASSOLUTAMENTE la vostra cultura musicale, sia di estetica che di tecnica, non sono capace di argomentare un'opera come fate voi e di giudicarla in termini così specialistici.Ritengo, comunque, di avere una certa Sensibilità Musicale e maturato una certa esperienza vuoi per la visione di tante opere all'anno vuoi per l'ascolto di tante incisioni del passato cosidette di riferimento(fino agli anni '50). Il mio ascolto si è indubbiamente raffinato negli anni. Vado a teatro per il piacere della musica e per trovare emozioni a livello interiore, che mi smuovano qualcosa a livello psichico. Assisto, naturalmente a Opere dei miei compositori preferiti che conoscete, ma anche a tante altre opere, soprattutto di non larghissimo repertorio, per mia pura curiosità culturale. Mi sono quindi creato dei miei parametri, di canto e di concertazione, che immediatamente scattano a livello psichico per cui se entro in sintonia con l'opera eseguita secondo quegli stessi parametri, il mio giudizio è decisamente positivo. Non sono un fruitore"freddo" e distaccato, ma tutto si muove lungo una sensibilità interiore.Quindi,forse, le argomentazioni che mi chiedete, non so se saprò esporverle.
Riguardo certe mie affermazioni, ritenute da voi offensive(v. la Verbena e il Lexotan per la Marchisio), spesso erano dettate dall'ironia che a volte è difficile da capire(chi mi conosce bene, apprezza, ma molti non capiscono). Non c'è dubbio,comunque,che anche Voi avete reagito, a mio parere,con una certa presunzione e "superiority complex" e non mi avete capito bene,forse anche per colpa mia o per certi fraintendimenti. Non ho voluto, affatto, darvi consigli su come gestire il Blog(vi ho già ripetutamente detto che fra le primissime pagine che apro con Internet c'è il vostro sito, dove c'è tanto da imparare, poi magari nello specifico i dissensi permangono). Vi ringrazio tantissimo per l'ampio spazio che mi avete concesso, ma forse ne avrei fatto volentieri a meno!
Carissima Marianne,La saluto molto cordialmente e continuerò a leggerla con attenzione, certo però che per altri influenti collaboratori la situazione musicale è sempre così disastrosa e ripugnante…!Fabrizio
Riapro la discussione – riportandola alle questioni di filologia beethoveniana – per rispondere a Mancini e a Daland:
1) Per Mancini. Secondo me è un falso problema quello per cui le edizioni critiche siano potenzialmente "pericolose" per il fatto di mettere l'interprete di fronte a scelte che prima non era chiamato a fare. L'edizione critica porta semplicemente un testo più corretto, corregge taluni errori sfuggiti all'industria editoriale dell'epoca (magari a causa di errori di trascrizioni o fraintendimenti dei copisti nel leggere l'autografo), elimina le incrostazioni del tempo. A volte dà la possibilità di scegliere tra brani alternativi. Difficilmente comporta cambiamenti radicali tali da lasciare disorientati esecutori professionisti. Ti faccio due esempi: a) RIGOLETTO, la pausa prima del "Sì vendetta tremenda vendetta" è scritta sia sull'edizione critica che sulla tradizionale Ricordi, da nessuna parte è prescritto il brutto acuto che precede il brano e l'omissione della pausa. Semplicemente l'edizione critica ripulisce alcuni errori testuali. 2) I SEGNI ESPRESSIVI, quando scrivo che l'edizione critica delle sinfonie di Beethoven correggono il testo e lo ripuliscono da segni espressivi apocrifi, non intende che sono stati cancellati tout court, essi sono ben presenti, ma sono quelli di Beethoven e non di qualche direttore tedesco di fine '800. In realtà il problema è innanzitutto la pigrizia degli interpreti (dei cantanti in particolare, che spesso sono pessimi musicisti) nell'abbandonare certezze acquisite, impermeabili a qualsiasi novità; e l'ottusità di certi pubblici che abituati ad ascoltare certe note, certi acuti inesistenti, certi effettacci, contestano a priori qualsiasi divergenza tra le loro aspettative (magari scorrette) rispetto ad un'esecuzione più consapevole. Purtroppo il pubblico vuole il DO della pira (e magari non si accorge che è un SI o un SI bemolle) e se non gli ingombri i timpani con quella brutta nota, contesterà l'esecuzione anche se si trattasse di uno schipa redivivo! E comunque Thielemann sceglie edizioni ottocentesche per questioni ideologiche (non lo invento io, lo ha dichiarato tante volte). Ma aldilà dell'edizione scelta (che certo è indizio di atteggiamento mentale) è l'esecuzione polverosa, il problema principale.
2) Per Daland. Grazie della correzione. In effetti sulla mia vecchia edizione delle sinfonie beethoveniane non vi è nessuna indicazione metronomica. Non che sia fondamentale, giacché non si tratta di dogmi, ma di suggerimenti. Comunque l'edizione critica ripulisce il testo nei segni espressivi, nell'uso del pizzicato e corregge diversi errori di testo. Neppure io voglio fare il tifoso di Zinman o di Abbado o di Karajan o di Thielemann, solo questione di gusti.