Alla vigilia del settantesimo compleanno, era nata infatti il 13 aprile 1941 a Blackwood in Galles, Margaret Price è morta.
La cantante era ritirata da anni, ritiro e riduzione di carriera precoci e non per problemi vocali.
Da stagionato ascoltatore ho avuto il piacere di sentirla più volte nel massimo teatro milanese come Fiordiligi, Desdemona, Elisabetta di Valois e in concerto, dove eseguì splendidamente il ciclo della Vita di una donna di Schumann.
Aggiungo che la Price è sempre stata una delle mie cantanti preferite. Nato in un’epoca in cui non si sentivano più soprani cosiddetti drammatici la Price ne costituiva, nei ruoli verdiani, un buon sostitutivo ed una alternativa di maggior interesse al soprano, che lirico da Bohème monopolizzava quelle parti in Scala. La voce era davvero bellissima a mezzo fra il soprano lirico ed il soprano drammatico come molte cantanti delle generazioni precedenti tipo Rethberg, Reining, Müller e poteva, quindi, spaziare da Puccini a Wagner con molto Mozart e parecchi titoli verdiani.
L’attrice era composta e contenuta, sicuramente conscia di un viso splendido e di un fisico abbondante, l’interprete piuttosto contenuta, ma non inerte. Come sempre quando si possiede una voce di natura ricca e sontuosa personaggi regali e statuari hanno un corso interpretativo diciamo obbligato. La cantante dotata di timbro sontuoso, virtuosa se non perfetta comunque notevole, nella seconda parte della carriera un poco fissa negli acuti, tradendo origine e gusto anglosassone.
Margaret Price in scena fu sempre cantante regale e nobile. Nobile, nonostante la regia di Peppino Patroni Griffi era la sua Fiordiligi, cantata prima di tutto. Come cantata ed accentata con nobile distacco ed impeto era la sua donna Anna, dove è rimasta l’ultima interprete credibile per qualità e quantità vocale. Tralascio un commento sulle donne Anna degli ultimi trent’anni, che nella più felice delle ipotesi ben compitano il rondò.
Ma la Price è stato l’ultimo soprano che abbia cantato non solo le parti della trilogia da Ponte, ma anche la Pamina con vera voce ed accento all’italiana. Fra l’altro nella prima parte della carriera, come la Rethberg, frequentò spesso Konstanze, parte per la cronaca non certo centrale. Anzi.
Mi fermo un attimo su Verdi, reduce dall’ennesimo scempio dove il pubblico, che si proclama custode di Verdi ha issato sugli scudi una accorciata e svociata Gilda per ricordare l’eleganza, la distaccata partecipazione e l’ampiezza di voce della Valois. Preciso, per chi non lo sapesse che secondo cast della Freni, come era il massimo che la Scala offriva in quegli anni (ed infatti poca Price, pochissima Chiara) la Price per note vicende di diritto di autore ed esclusive partecipò alla ripresa televisiva del 7 gennaio 1978. Quindi è sotto gli occhi di tutti la facilità con cui reggeva la tessitura Falcon della regina (la Price era molto facile nella regione medio grave della voce, come deve essere un soprano cosiddetto spinto), e al tempo stesso la varietà di fraseggio e la facilità con cui anche certe frasi scomode della parte venivano risolte.
Che già gli anni Ottanta fossero epoca di crisi delle voci importanti è evidenziato dalla Isolde della Margaret Price. Fu operazione discografica e tale rimase, ma è evidente che la parte wagneriana richieda un peso ed un’ampiezza di cui la Price non disponeva.
Se fu una esecutrice compassata e solenne la concertista si trasformava. Ricordo, appunto, un bellissimo ciclo della Vita di una donna di Schumann cui seguirono nei bis canzoni popolari e arie da salotto verdiane. Nelle canzoni popolari era davvero splendida anche per l’uso dei rubati e dei controtempi: cose da concertisti di altri tempi.
Devo anche aggiungere che Margaret Price fu una cantante poco impiegata o comunque sottoutilizzata. Di fatto passò da Mozart a Verdi, ovvio perché era una ottima imitazione del soprano da Verdi pesante come lo fu Maria Chiara, ma credo che ci furono autori come il Wagner lirico (ovvero Elsa ed Elisabeth) o, perché no, certo primo Ottocento italiano dove Margaret Price avrebbe potuto essere veramente insostituibile.
Adesso non resta a noi che l’abbiamo ascoltata e, soprattutto a chi non l’ha interamente apprezzata e proposta al pubblico il ricordo, il rimpianto e l’osservazione che tanto avremmo bisogno non di una, ma di dieci DAME MARGARET PRICE.
La cantante era ritirata da anni, ritiro e riduzione di carriera precoci e non per problemi vocali.
Da stagionato ascoltatore ho avuto il piacere di sentirla più volte nel massimo teatro milanese come Fiordiligi, Desdemona, Elisabetta di Valois e in concerto, dove eseguì splendidamente il ciclo della Vita di una donna di Schumann.
Aggiungo che la Price è sempre stata una delle mie cantanti preferite. Nato in un’epoca in cui non si sentivano più soprani cosiddetti drammatici la Price ne costituiva, nei ruoli verdiani, un buon sostitutivo ed una alternativa di maggior interesse al soprano, che lirico da Bohème monopolizzava quelle parti in Scala. La voce era davvero bellissima a mezzo fra il soprano lirico ed il soprano drammatico come molte cantanti delle generazioni precedenti tipo Rethberg, Reining, Müller e poteva, quindi, spaziare da Puccini a Wagner con molto Mozart e parecchi titoli verdiani.
L’attrice era composta e contenuta, sicuramente conscia di un viso splendido e di un fisico abbondante, l’interprete piuttosto contenuta, ma non inerte. Come sempre quando si possiede una voce di natura ricca e sontuosa personaggi regali e statuari hanno un corso interpretativo diciamo obbligato. La cantante dotata di timbro sontuoso, virtuosa se non perfetta comunque notevole, nella seconda parte della carriera un poco fissa negli acuti, tradendo origine e gusto anglosassone.
Margaret Price in scena fu sempre cantante regale e nobile. Nobile, nonostante la regia di Peppino Patroni Griffi era la sua Fiordiligi, cantata prima di tutto. Come cantata ed accentata con nobile distacco ed impeto era la sua donna Anna, dove è rimasta l’ultima interprete credibile per qualità e quantità vocale. Tralascio un commento sulle donne Anna degli ultimi trent’anni, che nella più felice delle ipotesi ben compitano il rondò.
Ma la Price è stato l’ultimo soprano che abbia cantato non solo le parti della trilogia da Ponte, ma anche la Pamina con vera voce ed accento all’italiana. Fra l’altro nella prima parte della carriera, come la Rethberg, frequentò spesso Konstanze, parte per la cronaca non certo centrale. Anzi.
Mi fermo un attimo su Verdi, reduce dall’ennesimo scempio dove il pubblico, che si proclama custode di Verdi ha issato sugli scudi una accorciata e svociata Gilda per ricordare l’eleganza, la distaccata partecipazione e l’ampiezza di voce della Valois. Preciso, per chi non lo sapesse che secondo cast della Freni, come era il massimo che la Scala offriva in quegli anni (ed infatti poca Price, pochissima Chiara) la Price per note vicende di diritto di autore ed esclusive partecipò alla ripresa televisiva del 7 gennaio 1978. Quindi è sotto gli occhi di tutti la facilità con cui reggeva la tessitura Falcon della regina (la Price era molto facile nella regione medio grave della voce, come deve essere un soprano cosiddetto spinto), e al tempo stesso la varietà di fraseggio e la facilità con cui anche certe frasi scomode della parte venivano risolte.
Che già gli anni Ottanta fossero epoca di crisi delle voci importanti è evidenziato dalla Isolde della Margaret Price. Fu operazione discografica e tale rimase, ma è evidente che la parte wagneriana richieda un peso ed un’ampiezza di cui la Price non disponeva.
Se fu una esecutrice compassata e solenne la concertista si trasformava. Ricordo, appunto, un bellissimo ciclo della Vita di una donna di Schumann cui seguirono nei bis canzoni popolari e arie da salotto verdiane. Nelle canzoni popolari era davvero splendida anche per l’uso dei rubati e dei controtempi: cose da concertisti di altri tempi.
Devo anche aggiungere che Margaret Price fu una cantante poco impiegata o comunque sottoutilizzata. Di fatto passò da Mozart a Verdi, ovvio perché era una ottima imitazione del soprano da Verdi pesante come lo fu Maria Chiara, ma credo che ci furono autori come il Wagner lirico (ovvero Elsa ed Elisabeth) o, perché no, certo primo Ottocento italiano dove Margaret Price avrebbe potuto essere veramente insostituibile.
Adesso non resta a noi che l’abbiamo ascoltata e, soprattutto a chi non l’ha interamente apprezzata e proposta al pubblico il ricordo, il rimpianto e l’osservazione che tanto avremmo bisogno non di una, ma di dieci DAME MARGARET PRICE.
Gli ascolti
Dame Margaret Price (1941-2011)
Mozart – Die Zauberflöte
Atto II – Ach, ich fühl’s (1969)
Verdi – Simon Boccanegra
Atto I – Favella il Doge ad Amelia Grimaldi? (con Renato Bruson – 1980)
Čajkovskij – Evgenij Onegin
Atto I – Puskai pogibnu ya, no pryezhde (1967)
Strauss – Ariadne auf Naxos
Opera – Es gibt ein Reich (1987)
Non so cosa dire. Era tra le mie cantanti preferite: voce bella, limpida, estesa e utilizzata con perizia. Amavo molto la compostezza del suo canto.
E sì, caspita se c'è bisongo di dieci Margaret Price…
Grazie dell'omaggio…
Mi "dicono" che ha finito la sua vita isolata e un pò alla "Steber".
Non so se è vero, ma una cosa lo è: era un'artista e una professionista di prima categoria… sempre!
Omaggio a una persona e artista più che degna!