Ha incarnato in sé l’intera tradizione tecnica e stilistica del belcanto italiano, quello che dall’arte dai castrati passò nelle grandi dive della prima metà dell’Ottocento, le Pasta le Malibran, le Grisi, e via Garcia è arrivato sino al novecento, dapprima con la Patti e la Lehmann, poi con la Siems, la Melba, la Tetrazzini, la Abendroth, la Hempel, la Galli Curci, e perché no?, la Onégin e Stignani, la Callas e la Flagstad.
Nessun altra cantante, donna o uomo, ha saputo dar vita a tale intenzionale sintesi e riattualizzazione di centocinquant’anni di tradizioni tecniche ed esecutive, provando ogni sera, sulla scena, che il Canto, il grande canto di scuola, vive solo all’interno della tradizione degli autori ed, al pari, delle prassi interpretative delle grandi dive del passato, attraverso il medium della propria originale personalità vocale ed artistica.
Impossibile scindere la prerogative di cantante e primadonna della Sutherland da quelle del marito, nel cui sodalizio risiede l’essenza della sua straordinaria figura artistica.
Fu la Callas, di ritorno dalla prima londinese della Lucia di Lammermoor del ’59, a dichiarare che non solo era arrivata una cantante prodigiosa, ma che quell’artista avrebbe cambiato il mondo. Il suo mondo, quello del belcanto. E arrivò, infatti, la rivoluzione del belcanto, quello modernamente inteso: ogni benché minima traccia o inflessione di naturalismo venne spazzata via da esecuzioni straordinariamente perfette, strumentali, completamente …metaforiche. Ogni contaminazione che il Verismo aveva portato ai modi del canto, l’idea che il suono dovesse, in sé per sé, cambiare a seconda dei sentimenti espressi, veniva superata dalla perfezione tecnica, quasi inumana, di una cantante cresciuta, anzi pensata a tavolino sulla lezione dei documenti sonori delle ultime esponenti del belcanto di fine ottocento inizi novecento. L’idea che l’arte del belcanto dovesse tornare ad essere ciò che era sino agli anni ‘30-‘40 del XIX secolo, ossia “mimesis”, imitazione e rappresentazione della realtà, soprattutto mai descrizione letterale o copia di essa, ha sempre governato le scelte interpretative.
La tecnica consente di raggiungere il primo obbiettivo, ossia il suono ( “the sound” ), puro e perfetto, amministrato e governato senza sforzo, nell’emissione cristallina, ove ogni nota è astratta, perfettamente uguale alle altre, e la voce strumento che può seguire lo spartito ovunque, passo passo, battuta per battuta. Con la qualità altissima del legato ha dato vita alle nenie malinconiche delle eroine di Bellini, come alla regalità ed al languore di Semiramide o alle nostalgie delle eroine di Donizetti, mentre con la forza del virtuosismo e dell’acrobazia ha scatenato gli affetti più estremi, la gioia, la follia, la furia. E la “ meraviglia “ della poetica barocca ha preso vita al pari della nevrosi rossiniana come dello stilema acrobatico fine a se stesso. Secondo la grande lezione del suo tempo, ha saputo dare ai debutti l’esatta tempistica dettata dalla naturale evoluzione della voce, passando dal canto languido di certi ruoli del Grand Operà o di certa opera francese a quello tragico di Borgia sino a Bolena, approcciata all’età di 58 anni.
La sua modernità, l’attualità del suo canto stanno alla base dell’affezione che anche i giovanissimi hanno per lei, pur non avendola mai potuta ascoltare in teatro ma nemmeno incontrare tanto spesso tra le pagine delle riviste specializzate.
Per la mia generazione oggi è scomparsa la cantante di riferimento del belcanto, l’anello di congiunzione tra il lontano mondo dei cilindri, di cui è stata di fatto l’ultima rappresentante, e quello moderno…. almeno sino a ier l’altro. Cantante del presente figlia del passato come nessun’altra , tutto ciò che si può volere da un grande artista.
Scompare con lei un modo di essere cantante e diva, di metter mano allo spartito personalizzandolo su di sé e di servirlo al meglio al tempo stesso, come è nell’arte mimetica. Scompare con lei l’arte scenica, tutta ottocentesca, di essere personaggio ancor prima che nel canto, col costume di scena, tanto legato alla personalità della cantante da essere stato, credo per l’ultima volta nella storia, di proprietà personale della diva. E di non scambiare la moda delle boutique con la moda da diva in concerto, perché il teatro d’opera è anche in quelle occasioni anacronismo, o meglio, arte proveniente dal passato, anche scontando il personale gusto…vittoriano del vestire.
Scompare con lei la lezione dell’arte del concerto come evento unico, pressoché irripetibile, destinato al continuo rinnovo. Scompare l’essenza della discografia lirica, fatta di incisioni finalizzate alla conservazione e documentazione dell’evento teatrale, delle tappe della carriera, ed anche prodotto colto, destinato ad incastonarsi all’interno della storia del canto, come i recitals leggendari del “The art of the primadonna” o al mitico “French romantic arias”, prodotti pensati, curati, studiati e mai casuali fin nei dettagli, dai programmi aai testi dei booklets sino all’iconografia. Scompare il modo garbato, elegante, semplice ma pur sempre da diva, di rapportarsi al pubblico, nei brevi dialoghi con gli ammiratori durante le file interminabili per gli autografi, come nelle risposte che, di proprio pugno, era solita spedire da qualunque parte del mondo si trovasse, con puntualità immancabile, a chiunque le scrivesse, grandi e ragazzini.
Scompare il senso di un‘epoca passata, un altro modo di essere dell’opera lirica, quello delle carriere fatte di sacrifici prima ancora che di successi gratuiti, dove niente è stato dovuto ma guadagnato fino all’ultimo giorno, recita dopo recita, debutto dopo debutto, e fama e ricchezza commisurati al valore dell’arte ed a quello, molto, moltissimo, che Dame Joan ha avuto da dare al suo pubblico.
Il nostro blog vuole ricordare Dame Joan non tanto con le sue registrazioni, note a tutti, ma facendo sentire le cantanti che prese da modello sia sotto il profilo tecnico, che del repertorio che dei modi interpretativi di quello stesso repertorio.
Gli ascolti
Bellini – La sonnambula
Ah, non credea mirarti – Adelina Patti (1905)
Meyerbeer – Dinorah
Ombre légère – Selma Kurz (1908)
Thomas – Hamlet
A vos jeux, mes amis – Nellie Melba (1904)
Donizetti – Lucia di Lammermoor
Il dolce suono…Ardon gl’incensi…Spargi d’amaro pianto – Amelita Galli-Curci (1917/1922)
Thomas – Mignon
Je suis Titania – Irene Abendroth (1902)
Mozart – Die Entführung aus dem Serail
Martern aller Arten – Maria Ivogün (1917)
Meyerbeer – Robert le diable
Robert, toi que j’aime – Lilli Lehmann (1907)
Verdi – Ernani
Ernani, Ernani involami – Marcella Sembrich (1904)
Verdi – Il trovatore
D’amor sull’ali rosee – Margarethe Siems (1906)
Verdi – La traviata
Follie, follie!…Sempre libera – Luisa Tetrazzini (1911)
Wagner – Tristan und Isolde
Mild und leise – Kirsten Flagstad (1936)
Gounod – Mireille
O légère hirondelle – Frieda Hempel (1912)
Verdi – Requiem
Libera me Domine – Joan Sutherland (1960)
Giulia sei diventata di diritto La Stupenda dei blog operistici, con questo post e approvo la scelta di non farci sentire Joan, am tutto il "suo" mondo sonoro. grazie grazie grazie
addio, Joan. Con te salutiamo anche l'opera lirica, o quella che a buon diritto dovrebbe essere…
Che dire? Grazie giulia per il ricordo. Chi rimane nella memoria sarà ricordato per sempre e noi Dame Joan non la dimenticheremo mai.
Good bye, Dame Joan e, come dice Shakespeare nel finale di Hamlet:
Good Night, sweet prince
And flight of angels sing thee to thy rest.
Bellissimo pezzo! Un ricordo centratissimo!
Oggi si è chiusa un epoca!
Anche senza avere avuto la fortuna di sentirla dal vivo, lei era sempre une voce molto "familiare", dal tempo quando l'ho scoperto nella Traviata dal Metropolitan o nel video di Rigoletto (anche questo dal Met) dove lei, già assai vecchia, facceva proprio paura alla Giuditta di 7 anni.
Grazie, Joan.
bel ricordo ha fatto della Sutherland Donna Grisi,un rocordo fatto con passione,e rende merito
alla grandezza,e alla bravura dell'artista appena scomparsa,forse con la scomparsa della Sutherland,finisce un epoca,un epoca che era coesa e la la continuazione della Callas.
Adesso forse lassù tutte queste grandi voci che ci stanno lasciando,si riuniranno per formare un grande coro.
Un coro celestiale!
Riposa in pace Joan Sutherland detta "La Stupenda"
…nec illi, Terra, gravis fueris: non fuit illa tibi.
addio joan!
Ero ragazzo quando ho scoperto Joan Sutherland. Rimasi incantato dalla sua voce,dalla sua tecnica. Ma anche dalla sua sinpatia e modestia. Ho sempre negli occhi la sua figura imponente quando saliva all'uscita dalla Scala sulla mia 500 o quando insieme andammo in posta per inviare un telegramma a Zinka Milanov che terminava quella sera la carriera. Era il 1964 e Joan cantava Lucia.
Fui allora uno dei pochi a capire subito la grandezza stratosferica del suo canto. Eravamo negli anni caldi del dopocallas e Lucia e Sonnambula, grandi personaggi interpretati dal soprano greco, erano nelle orecchie di tutti. Ma Joan vinse la sfida e trionfò non solo alla Scala ma nel mondo. Un solo grande rammarico. Joan terminò alla Scala il 30 aprile del 1966 e non tornò piu'. La Scala non accettava la sua pretesa di essere diretta dal marito.
Chi ha perso nella sfida? Non LEI che ha percorso il mondo di trionfo in trionfo.
Addio Joan e siccome gli anni sono passati anche per me, si avvcina inesorabile un ARRIVEDERCI.
Con la Stupenda Joan che se ne va, tutti noi appassionati diciamo addio al Belcanto e al melodramma.
Ringraziamo questa meravigliosa, adorabile, splendida donna per il contributo immenso che ha dato alla musica; ringraziamola per essersi fatta Lei testimonianza vivente del Canto, per aver permesso a noi di ascoltare, in quest'era antimusicale e dimentica delle tradizioni, che cosa davvero significa cantare.
Ed in nome suo e di tutte le VERE dive del canto che l'hanno preceduta, per il rispetto che è loro dovuto e che SOLO a loro è dovuto, GIURIAMO tutti di non regalare mai più un solo applauso a chi oggi fa scempio dell'arte e della sua storia.
Solo per te, oggi ed sempre, Dame Joan…
http://youtu.be/Funp7JTWp2A
Una delle più grandi cantanti del XX secolo, non c'è dubbio alcuno su questo… Davvero "la stupenda"… Lascia un patrimonio inestimabile… Che ne misura la grandezza in modo inequivocabile… Grazie Joan… Con te se ne va l'ultima grande diva del melodramma italiano
Che dire?
I ricordi della gioventù, e dei primi viaggi negli Stati Uniti anche se per altro lavoro, dal "vecchio" al "nuovo" Met e un mondo che non vi sarà più.
Questi grandi che se ne vanno fanno pensare a un mondo che impallidisce pian piano e che si sbianca senza la possibilità di trovare di nuovo i colori "giusti"…
Chi di noi che abbiamo ascoltato i grandi al momento della loro grandezza, comunque, abbiamo una marcia in più.
Io me ne vanto!
noi che stiamo fra i 40 ed i 50 ani e che fummo, giustamente, definitivi da Rodolfo Celletti i fdd (figli del disco) siamo tutti figli di dame Joan. Nel corso di un'intervista la caustica signora Kabaiwanska disse che la Callas aveva rovinato i soprani per cento anni a venire, sovvertendo consolidate caegorie e repertorio. Si può parafrasare la signora Kabaiwansska dicendo che la Sutherland ha "rovinato" generazioni di ascoltatori perchè adesso vogliamo solo i suoni levigati, perfetti della Sutherland e li riteniamo non punto di arrivo, ma punto di partenza del quale non si può fare a meno.
Per i figli del computer, del cd e del tubo, ossia gli ascoltatori fra i 20 ed 30 anni l'idea è tanto radicata ed indiscutibile che è facile sentire ed apprezzare le signore che abbiamo proposto come altre dame Joan.
Abbiamo imparato grazie a dame Joan che il cantare secondo le regole del buon canto ( che serve per il Bel canto) è eterno ed atemporale, insomma CLASSICO.
Grazie dame Joan!
Solo due parole per omaggiare la Stupenda, anche se poche e sicuramente inadeguate. Volevo solo puntualizzare circa alcune considerazioni (lette in chat): non credo sia possibile (anzi, sono sicuro che non lo sia) affermare che la Sutherland avesse ricevuto intatta la tecnica del Garcia perchè la madre studiò canto con allievi della Marchesi che fu, a sua volta allieva, del Garcia stesso…insomma, non credo possa esistere una proprietà transitiva nella musica: anche perchè mentre maestri e allievi si succedevano, il mondo (e la musica) cambiavano, spesso radicalmente, soprattutto per ciò che attiene lo stile. Non si può applicare tale proprietà transativa al canto (come se si trattasse di una teoria fisica). Come dire che Kempff suonasse esattamente come Beethoven, perchè allievo di allievi di allievi di allievi di Beethoven. Credo che la Sutherland fosse, invece, un unicum, la più grande cantante del XX secolo! Semplimente. Che non si è limitata a cantare con una tecnica trascendentale. Fu colei che ha riportato in vita un repertorio riproponendo uno stile dimenticato da troppo tempo: come scrive benissimo la Grisi, la Sutherland ha ripulito il belcanto e il melodramma da tutte le incrostazioni che un gusto “corrotto” aveva sovrapposto, e più che le sue maestre (in realtà del tutto parte di un belcanto che aveva perso la sua vera identità e il suo stile corretto) la Sutherland ha seguito la via della ricerca di una vera filologia, aiutata dal grandissimo Bonynge, nel recuperare fonti e trattati, non accontentandosi di un "tramandare" una tradizione (che ormai non aveva più nulla di autentico) o una tecnica che inevitabilmente non poteva più essere quella originale: io non credo affatto nella possibilità di tramandare alcunchè, ma solo nello studio delle fonti e dello stile. La Sutherland ha “inventato” o meglio, ha dato inizio ad una nuova tradizione (che purtroppo verrà disattesa). Con la morte della Sutherland si chiude un epoca: l'epoca del belcanto, della sua riscoperta, della sua infinita bellezza. Oggi rimane un vuoto, fatto di nulla… Già si stanno cominciando a sussurrare parole come "ridimensionare" e "storicizzare"…in realtà si vuole giocare al cinico distinguo, al “prendere le distanze”. E non mancherà molto a più o meno dotti (ma spesso meramente nozionistici) sproloqui che pretenderanno di “insegnarci” che la Sutherland era grandissima, però… Ma la Sutherland, con buona pace dei suoi prossimi ed imminenti denigratori (che ci saranno e pure presto) resta e resterà LA STORIA del belcanto. Una grande tristezza, ancora…perchè la Sutherland mi ha fatto amare l'opera.
Mah, io credo che nessuno voglia denigrare la Sutherland, che rimane una delle più grandi cantanti della storia. Mi pare però completamente sbagliato fare come fa Cesconegre; vale a dire, identificare nella carriera della Sutherland una sorta di anno zero, una cesura dopo la quale si può solo disprezzare ciò che viene dopo. Di queste cesure la storia non ne ha mai conosciute, né la storia del canto né nessun'altra storia. Anzi, è vero il contrario; sono figure come quelle della Sutherland (ma anche della Callas, della Caballé, di Bergonzi, di Kraus) a porre nuove premesse storiche, a porre le premesse magari per essere superate sul loro stesso terreno. Questa è la loro importanza, non un'ipotetica perfezione che non sta né in cielo né in terra. Come per Toscanini; portò nell'esecuzione dell'opera italiana una perfezione fino ad allora sconosciuta, dimostrò che "La Traviata" aveva bisogno delle stesse prove necessarie per la "Goetterdaemmerung". Ma non per questo il suo Verdi rimase inattingibile. All'opposto. Pose le basi per essere attinto e superato, dischiuse prospettive che nessuno aveva neppure intravisto eche sarebbero state portate a compimento molto tempo dopo. Ed è ancora per questo motivo che non è possibile accordare nessuna marcia in più a chi ha ascoltato dal vivo quell'artista suprema che è stata Joan Sutherland.
Marco Ninci
Non credo ci siano altre parole da dire sulla grandezza e sul dispiacere che ha causato la scomparsa della Sutherland.
Mi piacerebbe tuttavia sottolineare come il percorso di formazione tecnico della Sutherland sia stato assolutamente privilegiato: infatti prima insegnante della Sutherland fu la madre, la quale fu allieva di allievi della Marchesi, la quale a sua volta fu allieva diretta del Garcia jr.
Questa testimonianza, da lei riportata in una intervista, mostra tutto il fascino di una scuola antica finemente conservata e mi duole dirlo, forse persa praticamente con la morte della Sutherland.
Rispondendo alla giustissima obiezione del Duprez, dei passaggi di mano per il quale è innegabile che vi siano delle contaminazione e differenze nei diversi cambi di mano, secondo me è innegabile l'esistenza di principi fissi e basici tecnici che siano comunque stati trasmessi: non dico che la Sutherland cantasse come Garcia o come la Marchesi, ma piuttosto lei ha recepito un metodo e ha conservato un metodo con assoluta aderenza e devozione per tutta la vita.
Questo è chiaramente un aspetto dell'artista Sutherland che chiaramente, come tutti i grandi, è un'idra dalle tante teste!
Ciao MArco.
Completamente d'accordo con te, posto il fatto che, come ho già scritto nell'altro post, oggi lo star system di cui la Dame è stata certamente esponente, perchè fu un mito del disco, non lo dimentichiamo, risponde con gallinelle da pollaio indecenti, che campano a suon di pubblicità, veline da ufficio stampa o pubblicità, e non sanno fare niente.
Devo far nomi? spero di no, tanto hai già capito.
Il sistema si domanda perchè la gente contesta: la risposta però non la vogliono sentire, ossia che il sistema è finito, logoro. La risposta che danno è: non c'è altro, tenetevi quel che c'è e piuttosto riformiamo la storia ed ilgiusdizio sul passato, dato che non riusciamo a reagire con adeguatezza al presente che non va.
Il punto è che non avremo mai più artisti di questa statura sin tanto che avremo allievi di scuola che devono ancora imparare tutto spinti sino ai vertici dei più grandi teatri del mondo in virtù non della qualità del loro canto, ma del potere del loro managments.
Oggi si fa carriera, si cerca quella, ma i modi e le vie sono diverse da quelli percorsi dalle Joan del canto, si sa.
Dunque, niente più Joan.
Ecco perchè Cesco afferma ciò che afferma. Non si può rispondere altro alla sua età.
saluti
Sono d'accordo con l'asserzione di Duprez che Sutherland sia la piu grande cantante del XX secolo e da parte mia l'affirmo con argumenti o idee piu banali e forse anche provenienti dai certi cliché:
E' sicuro che Sutherland non entrera nel "imaginaire" culturale generale del mondo intero come l'ha fatto Callas o meglio l'immagine cosi sfaccettata, radicalizzata, esagerata, esaltata della grandissima cantante che oggi incarna tutto quello ch'è una Diva, circondata dai scandali e dalle nebulose e affascinanti storie d'amore, una artista divorata sia dal "suo" pubblico che da se stessa, una artista che forse è l'immagine per eccelenza dell'Artista del XX secolo, a titolo di questa unità di carisma, teatralità, vocalità, musicalità, capricciosità, e anche di un certo autodestruttivo demonismo artistico. E' cosi che una Callas trascende i barrieri della sfera della sola lirica e diventa una figura astratta e da tutti conosciuta. Joan Sutherland invece non ha mai incarnato (e – fortunatamente – non potra mai incarnare) questo misto di divismo, demonismo e l'immensa musicalità à la Callas, perche la Sutherland facceva tutto, TUTTO con la sua voce e con nient'altro; tutta la sua forza, l'autorità artistica e personale è rimasta saldamente impregnata nella sua voce come voce fino alla fine della sua carriera. Senza volere negare o diminuire le sue capacità teatrali e communicative, vorrei solo affirmare che è esattamente questa "purità" del suo essere vocalista che la rende per me il piu grande strumento vocale del secolo passato (ormai definitvamente passato non solo come evento calendario).
Scusate per questo pensiero banale. E' solo un pensiero, senza ali dorate.
Un cattivo giorno per noi che amiamo la voce umana come manifestazione suprema della Bellezza.
Salve, Joan.