Sonia Ganassi in concerto alla Scala

Il canale 416 di Sky, Casa Alice manda in onda quasi ogni sera alle 23 una trasmissione intitolata “Il club delle cuoche”, dove la simpatica signora Luisanna Messeri, di opulenta conformazione fisica, propone, in compagnia di qualche ospite, piatti semplici, di tradizione toscana popolare quando non ispirati dal mitico Pellegrino Artusi, nume tutelare della cucina italiana.
La signora Rosetta Cucchi, eclettica operatrice del teatro odierno, assomiglia, e parecchio, alla Messeri, tanto che è difficile non sentirsi nella cucina della Messeri nel vederla seduta al pianoforte. Il duo Ganassi-Cucchi ieri sera di cucina ce ne ha dispensata, purtroppo, solo di bassa, perlopiù piatti scongelati senza sapore, qualcuno pure andato a male. Programma – menù elegante, restituito al pubblico malissimo, oltre ogni peggiore aspettativa nutrita dai sottoscritti, certo completi disistimatori della tecnica canora del mezzo italiano oltre che dell’arte pianistica della Cucchi, ma convinti assertori della musicalità, del buon gusto e dell’intelligenza interpretativa della Ganassi.
E l’antipasto ci è stato servito ancor prima dell’inizio del concerto, con il bellissimo svarione che troneggiava nel cartellone in piazza, e rimbalzato poi nel programma di sala, ove si annunciava erroneamente Regata Veneziana di Rossini come serie di brani appartenente alle Soirées Musicales, anziché dai Péchés de Vieillesse.

La recensione potrebbe ridursi a qualche riga sintetica, perché l’eccesso di analisi nella recensione, brano per brano, sarebbe impietosa.
Mettiamo subito da parte il pianismo “economico” della signora Cucchi ( suonare in concerto è qualcosa di più che accompagnare un cantante che ripassa uno spartito), che in alcuni momenti ha sfiorato il grottesco, come nella meccanica Habanera o nella pasticciata scena della seduzione di Dalila: accompagna male, talora anche meccanicamente ripeto, senza tocco, senza creare atmosfera alcuna, ma e soprattutto senza rendere il senso dei brani, differenziare tra loro gli autori, restituendone la specificità. Non parliamo poi del coadiuvare il cantante, perché saremmo nell’empireo delle pretese….Davvero male, ma veniamo alla vera protagonista.
La signora Ganassi ha allestito un bellissimo programma, inadeguato in gran parte alle sue condizioni vocali. La tecnica è quella di sempre, ma il mezzo naturale è consunto. Il suo canto non conosce l’uso del fiato, i gravi sono inchiodati nella strozza e tubati, continuamente spinti a produrre note “chiuse”, gutturali, senza sonorità, impossibilitate a liberarsi nell’aria; un centro senza sostegno tra la gola e la bocca, ove si collocano tutti gli acuti ( i primi, beninteso, chè altri non ve ne erano da emettere…. ), falsettini senza peso e volume, slegati dal resto della voce. Gola –bocca; bocca –gola è la continua macchinazione che la signora Ganassi compie con una fatica palpabile a vederla oltre che a sentirla, a suon di contorsioni del corpo e del viso, ottenendo modulazioni del suono appena accennate o eseguite con vera fatica, incertezza ed esiti alterni, perché se il fiato non regge la voce, questa non ha “il giro”. Voce che, peraltro, ha avuto corpo ieri solo quando la cantante ha spinto con forza, esibendo la fibra ed indurendo la linea di canto, che non ha mai trovato un attimo di vera morbidezza, ma solo la ridicolaggine dei pianini in falsetto. Dizione incomprensibile o pasticciata in ogni lingua, perché in queste condizioni non si può articolare la parola.
Quasi irriconoscibile Rossini, da “no comment” per una rossiniana doc come questa cantante pretende di essere. Fissità e cali di intonazione sparsi, da Berlioz (catastrofiche le note tenute gravi immodulabili e monotone allo sfinimento, di brani che battono una tessitura troppo grave) a De Falla, dove ci sono stati momenti di canto anche sguaiato ed ordinario. Mi spiace usare questi termini, ma non ne conosco altri per una delle più grottesche esecuzioni mai udite di questi brani: si compri un disco di Teresa Berganza per capire come si canti De Falla con l’eleganza e lo stile appropriati, perché che Sonia Ganassi manchi anche nelle sue prerogative musicali e stilistiche mi pare fatto grave. Un filo meglio è andato forse Brahms, di tessitura meno bassa delle Nuits d’Eté, anche se non è normale che la voce solista in concerto sia coperta dagli strumenti… almeno credo.
Se poi mi addentro nell’analisi dei bis, i brani più applauditi, anche perché più noti e graditi, debbo rilevare la durezza della voce nell’Habanera, bisbigliata e con esecuzione maldestra dei melismi bizetiani; le continue fratture della linea di canto della seduzione di Dalila, prototipo di aria da cantare sul fiato, priva della necessaria armonizzazione tra i registri grave e centrale, della necessaria cavata oltre che….della voce, che fino a prova del contrario caratterizza Dalila. Meglio alle prese con i singhiozzetti della Perichole, recitata con ostentata confidenza con il pubblico, ma in realtà assai affettata.
Insomma, un concerto velleitario ove il mezzo italiano non si è dimostrata all’altezza del bel programma scelto ma nemmeno di se stessa. Una vera delusione, che ha fatto scappare al primo tempo qualche amico notoriamente tollerante, ricordatosi che la finale di Flushing Meadows in tv era imminente ed assai più interessante.

Gioachino Rossini: da Péchés de vieillesse, album n°1 italiano
9. La regata veneziana

Hector Berlioz
Les Nuits d’été op. 7
1. Villanelle
2. Le spectre de la rose
3. Sur les lagunes
4. Absence
5. Au cimetière, “clair de lune”
6. L’île inconnue

Johannes Brahms
Zwei Gesänge op. 91
per mezzosoprano, viola e pianoforte
1. Gestillte Sehnsucht
2. Geistliches Wiegenlied

Manuel de Falla
Siete canciones populares españolas
El paño moruno
Seguidilla murciana
Asturiana
Jota
Nana
Canción
Polo

4 pensieri su “Sonia Ganassi in concerto alla Scala

  1. Mah, in fondo non credo che una partita di tennis tra due noiosi palleggiatori quali Nadal e Djokovic possa essere molto più divertente del concerto della Ganassi… si vedrà questa sera. Anche il tennis, come il canto, ci fa rimpiangere i tempi passati… Nello sport però a trionfare è sempre e solo chi vince più partite o chi fa più punti, al di là delle considerazioni sullo stile inguardabile che imperversa. Nel canto invece ogni trionfo oggi è avulso da qualsiasi logica, se non quella della sordità del pubblico.

  2. Appena passabili le prime "notti" di Berlioz, ma un pubbico che arriva ad applaudire, seppur moderatamente, quell'esecuzione di De Falla mi lascia davvero di sale. Non c'è stato un momento che richiamasse alla lontana il canto di professione: continue calate di intonazione, stibrature e fissità snoccialate senza pudore alcuno, fiati da palombara, gusto volgare. Per non parlare dell'aria del Sansone, che mi è personalmente molto cara, tutta spigolosa e fissa, ma soprattutto buttata via col trasporto che si usa mettere nelle catene di montaggio… Insomma, una serata (in particolare la seconda parte) da dimenticare. Manco il cambio d'abito!

    @Cesco: Anch'io sono per la tecnica e l'invenzione, sia nell'opera che nel tennis (Federer), ma non potrei definire lo spagnolo e il serbo degli umili palleggiatori! :) Almeno mi concederai di definirli ottimi esecutori. Che è poi ciò che manca ai cantanti di oggi, lontani appunto non solo da vere idee interpretative ma pure dall'abc del canto. Ad avercene di Djokovic all'opera! :)

  3. Io non sono andato al concerto. Non c'era bisogno della sfera di cristallo per indovinare il risultato. La Ganassi non ha la tecnica, il gusto e l'esperienza per concerti di questo tipo. Poi ora ha parecchie pecche vocali. Ma quello che piu' mi fa male è constatare quale incapacità c'è nella dirigenza del teatro. Io vengo da altri tempi e credetemi, li rimpiango

  4. sulle qualità della ganassi si è gia disquisito abbastanza, non ha la tecnica, la voce è anche il gusto non solo per questo repertorio ma anche per i ruoli rossiniani, vero "cavallo di battaglia" della mezzosoprano emiliana.
    l'incapacità della dirigenza è una costante di molti teatri lirici. c'è sempre ignoranza nel fare i cast, nello scegliere i repertori…serafin diceva: "prima si cercano i cantanti, poi scegliamo l' opera". con questa mentalità si sono sempre fatti ottimi spettacoli. oggi è l'inverso: si sceglie l'opera e poi si pescano qua e là cantanti, quelli che si trovano disponibili, anche se non adatti al ruolo prescelto.
    insomma grande incapacità e ignoranza anche nei gradini alti.
    ma quello che fa ancora più rabbia è che i sintomi più gravi di queste "malattie" si manifestano con più evidenza tra il pubblico.
    ma anche qui ripeterei cose dette e stradette…

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