700,000: Sì, fui soldato

“Siamo arrivati a 700.000. Caspita”, direbbe la donna Fabia di portiana memoria.

In primo luogo ringraziamo i nostri assidui lettori, che apertamente approvano o discutono criticamente opinioni ed ascolti sia con i messaggi a latere dei post che con gli interventi nella chat, che, sempre più affollata, sembra dirci della necessità non impellente, ma neppure remota, di affiancare al Corriere un forum.
Del pari grazie ai nostri, egualmente affezionati, detrattori, sparsi per il mondo virtuale. E grazie senza buonismo o evangelismo, ma per il semplice motivo che le loro querimonie, le loro rampogne, i loro biliosi commenti, le loro grossolane e scurrili parodie incrementano accessi ed ascolti e costituiscono il più sferzante stimolo a proseguire. Sulla nostra strada.
Da ultimo, ma non ultimo grazie a coloro i quali per motivi istituzionali e commerciali, spess fra loro congiunti, proseguono pervicaci sulla loro strada di pseudo-culturale, ottuso ed acritico asservimento a politiche e logiche invece agli antipodi ed ultronee alla tradizione e cultura del melodramma e che ci danno l’opportunità di commenti, disamine storiche, comparati ascolti.
Abbiamo scelto un brano, grondante retorica, che riassume in sé il senso e la poetica di un’epoca del melodramma, quel tardo Ottocento che gli pseudo-intellettuali di cui sopra liquidano con fastidio, per non dire di peggio, al solo e unico scopo di sciogliere peana ad altre epoche ed altri autori, che ricordano un campionario di ricette macrobiotiche ovvero di nouvelle cuisine, a fronte di un saporito, abbondante carrello di bollito misto. Noi, lo avrete capito, incliniamo verso i piatti sostanziosi.

Gli ascolti

Giordano – Andrea Chénier

Quadro III

Sì, fui soldato

Amedeo Bassi – 1904

Antonio Paoli – 1911

Bernardo de Muro – 1912

Edward Johnson – 1914

Aureliano Pertile – 1923

Francesco Merli – 1928

Renato Zanelli Morales – 1929

Isidoro de Fagoaga – 1930

Beniamino Gigli – 1933

Galliano Masini – 1941

José Soler – 1953

Mario del Monaco – 1954

Franco Corelli – 1960

Carlo Bergonzi – 1966

Plácido Domingo – 1970

Richard Tucker – 1970

Alain Vanzo – 1970

Giuseppe Giacomini – 1991

Luciano Pavarotti – 1996

Nicola Martinucci – 1999

18 pensieri su “700,000: Sì, fui soldato

  1. 700,000 con la virgola? Ma 700.000 cosa? parole sprecate?
    Vorrei poter dire "complimenti" per questo mio primo "post" invece esprimo solo il fastidio che mi provoca la frequentazione di questo blog. Nessuno mi forza, ovvio, a leggervi, ma visto che il blog è per sua natura aperto ai commenti, vorrei dirvi che mi sembrate una masnadina di tipici intellettualoidi italici, nella vostra incapacità di esprimervi senza usare un italiano vetusto, tanto quanto da retroguardia sono tutte le vostre vedute sul mondo dell'opera, che, piaccia o no, è entrato nel 21esimo secolo… Se almeno ci fosse più ironia nei vari interventi di Grisi, e co. la cosa sarebbe sopportabile, e invece sempre a prendersi sul serio, a salire in cattedra, a fare le maestrine dalla penna rossa su tutto e tutti, meno i defunti o imbalsamati cantanti dell'età dell'oro. Voi soli siete i depositari della Verità. Spocchia, autarchia, sano disprezzo dello straniero, del nuovo, tutto condito da una retorica ipertrofica e da un lessico alfreriano. Bravi, continuate davvero così. W l'Italia.

  2. Un giudizio superficiale, che parte con uno zoom allargato al massimo, cara Gaia… Esprimersi in un italiano "vetusto" non può che essere motivo di vanto, ritengo, in epoche dove ai concorsi per magistrati o a ai test nazionali la gente fa certi strafalcioni… In più, la mordacia di certi attacchi o analisi sferzanti dei curatori e degli accoliti (entrambe le categorie, stagionati e "pulci") non è mai fine a se stessa: A) è sempre corredata da motivazioni tecniche e comparative, quasi "scientifiche"; B) nasce in verità dall'esigenza costruttiva (e non distruttiva come sembra) di migliorare una realtà che si adora.
    Ti concedo, questo spesso lo osservo anch'io, una certa gratuità nei giudizi sui cantanti, che immagino facciano del loro meglio e che non ignorino affatto il passato ingombrante che finisce quasi sempre per mortificarne il lavoro… Ma anche, qui, le critiche fanno parte del gioco, solo tramite esse si può migliorare. L'intolleranza della critica (e dell'autocritica) è alla base della mediocrità di un'artista, nonché della piattitudine dei pubblici odierni (in tutti i campi umani).
    Ordunque, grazie per il servizio che offrite e salute per i 700,000"visitors" (notare che la scrittura numerica con la virgola all'americana ti è sfuggita, il che dimostra che il blog non è poi così nazionalista!).
    D.C.

  3. Gaia Fioraia, ma li leggi davvero gli articoli di questo blog oppure fai finta? Al di là dello stile di scrittura (che io trovo elegante, anche se a volte la punteggiatura è un po' sgangherata), e al di là dei parametri con cui recensiscono gli spettacoli (parametri che io condivido ma che, parlando in un ipocrita “politically correct”, si possono pure non condividere), io trovo invece che i nostri amici (soprattutto Donzelli, ma anche Grisi e pure Tamburini, specialmente in chat..) abbiano un senso dell'umorismo davvero sorprendente. E lo dimostrano anche nel modo raffinato in cui rispondono ad interventi così irruenti come il tuo. Non so, tanto per citare gli ultimi post pubblicati, hai letto l'introduzione della Grisi al concerto della Ganassi, quando fa il paragone con il canale 416 di Sky, con tanto di virtuosistica puntatura al prestigioso nome dell'Artusi? Io l'ho trovata simpatica, divertente, originale. Oppure, la recensione di Donzelli al Rigoletto mantovano?? E’ un gioiellino di ironia, in particolare quando si interroga sul perché di tanta differenza d'età tra i due consanguinei Sparafucil e Maddalena! Oppure quando osserva il rapporto dei francesi con l'acqua corrente! Ah ah ah, rido ancora se ci penso! Questa non è ironia??!! Sia chiaro, la mia non è una captatio benevolentiae, io li trovo davvero divertenti, spesso mi trovo a ridere di gran gusto, e, se non piace la risata, ancora più spesso sono indotto ad un composto sorriso. Sorridere è anche il modo migliore per sdrammatizzare il basso livello di molte produzioni, per le quali altrimenti ci sarebbe solo da piangere e arrabbiarsi.
    Poi, a proposito di ironia, spesso in tanti si indignano per i toni delle recensioni di Semolino, tacciandole di “talebano estremismo”, “approccio rabbioso”, “pesantezza” ecc… Io trovo invece che le recensioni di Semolino, proprio perché sembrano provenire da un'altra epoca e proprio perché si fondano su parametri oggi, purtroppo, alquanto anacronistici, abbiano un intrinseco sense of humour che le rende davvero pittoresche, anche divertenti.
    Quindi, amici del Corriere, io davvero vi intimo: continuate così! Siete grandi! E… sììììì:VIVA L’ITALIA, viva le sue tradizioni autentiche!! Abbasso invece l'Italia dei radical chic che si lasciano sempre e in ogni caso abbacinare dal "nuovo" senza nemmeno conoscere il valore del "vecchio"! Abbasso i falsi intellettuali, vecchi decrepiti, che sanno solo parlare di "svecchiare" quando l'unica cosa da svecchiare sarebbe la loro brutta faccia! Abbasso i critici corrotti e incompetenti! Abbasso il pubblico di pecore acritiche e disinteressate, vera morte del teatro! Abbasso gli applausi gratuiti!!!

    Saluti, e lunga vita al CDG!

  4. beh.. la prima volta che entrai in questo blog.. rimasi …sconcertato…. non ero più abituato a leggere certe "critiche"… e ho pensato: beh… FINALMENTE!

    detto questo… non ho voglia nè di far polemica nè di rispondere a gaia fioraia, perchè francamente non credo sia questo lo scopo del post…

    voglio dire solo che Viva L'italia mi viene da gridarlo ascoltando voci come alcune proposte dagli ascolti da Chenier… si viva l'Italia, perchè QUESTI cantanti erano fieri di esserlo e si gloriavano di portare alto il nome del nostro Paese, scalcinato finchè vogliamo, ma che è la terra dell'Opera. Qui è nata, NOI abbiamo sempre ( o quasi) insegnato agli stranieri come si canta l'opera lirica e ovviamente come si compone…e mi auguro che presto possiamo ritornare ad occupare il posto che ci meritiamo…. saluti e baci… quasi a tuti.. Maometto II

  5. Cara/o Gaia Fioraia…grazie dell'attenzione, ma forse il tempo impiegato a leggere il blog, l'avrebbe potuto sfruttar meglio comprendendolo! A differenza delle sue parole, dietro le nostre vi è un ragionamento: dietro le sue solo slogan presi in prestito da altri… Sicuro di non ottenere altre risposte (di solito questi fantasmi che ci deliziano con la loro cattiva educazione appaiono una volta e poi svaniscono). Credo che non utilizzerò il mio prezioso tempo per spiegare e ribattere. Solo un invito: vi sono tanti altri luoghi in internet dove i suoi insulti saranno graditi (blog e siti assortiti), se vuole le mando gli indirizzi…ma sono sicuro che li conosca assai bene….

  6. grazie per a tutta la redazione del CDG (anche se cesconegre, cgd mi sa di gollismo…ahaha), che giorno dopo giorno ci dispensa sane e nutrienti pillole di cultura musicale!
    e W L'ITALIA! soprattutto oggi che la nostra nazione sembra essere amata solo da piccole percentuali di italiani sparsi qua e là…

  7. Ma viva davvero chi con la sua voce esce fuori dal coro anche con eccessi.
    La gaia fioraia probabilmente ormai è così assuefatta ai "marchettari" (mi scuso per il termine) dal linguaggio standard e amorfo che ogni minimo sussulto le provoca fastidio. Nessuno, come dice Lei stessa, la obbliga a leggere queste pagine. Non vedo, quindi, il motivo di un Suo intervento così duro e fuori luogo (o meglio un motivo ce l'avrei).
    Misteri (mica tanto)!

  8. Mah, io trovo ci sia del buono nel blog quando si tratta di certi autori, soprattutto Rossini. Ma le cose peggiorano decisamente quando si parla di questioni generali; per esempio di teatri, come la Scala, i quali avrebbero una tradizione italiana da far rispettare. Invece secondo me il problema è unicamente quello di far ascoltare il maggior numero possibile di capolavori, da qualunque parte provengano. E, se possibile, è necessario rompere con la tradizione che, come diceva Mahler, il più delle volte equivale a sciatteria. Tralascio poi la stupefacente antipatia per il Lied, una delle più grandi espressioni musicali di tutti i tempi (Schubert, Schumann, Wolf; scusate se è poco). Oppure l'antipatia per Britten o Janacek o il Debussy di Pelléas; altre opinioni stupefacenti. E poi, a furia di adorare il passato, può succedere di trasformarsi in apprendisti stregoni; nella propria cucina si materializzano ultras del passatismo, come Cesconegre o Semolino, personaggi stupefacenti quanto le opinioni di cui parlavo prima, se non di più. E quando Semolino afferma che l'Adriana Lecouvreur è una dlle sue opere preferite, mi ritrovo d'incanto in una conventicola di melomani degli anni Cinquanta, un po' ingiallita, un po' melanconicamente gozzaniana. Mi viene in mente che in fondo l'attitudine di Semolino o di quelli come lui non è neppure passatista, è solo tristemente passata.
    Marco Ninci

  9. Gentile Fioraia per lamentarsi della lingua "vetusta" usata da queste parti bisogna che poi lei ne usi un'altra (magari "+gggiovane") al passo coi tempi;
    per quanto riguarda l'ironia lei ne è maestra, a quanto leggo.
    Infine che qui ci fosse un presidio esclusivo dell'Italicità, in effetti, non l'avevo capito. Lascio con una domanda: perchè insultare così gratuitamente gli antenati? Magari si impara qualcosa ascoltandoli.

    ———————————–

    Tanti complimenti al vostro Blog, come sempre interessantissimo. E grazie della carrellata degli Chenier!
    W il Corriere della Grisi,

    MB

  10. Caro Marco Ninci,
    il lied è bello e moderno ed adriana è anni '50?
    Ma queste categorie sull'arte chi le ha scritte??
    Non mi pari diverso dagli storici dell'arte che ritenevano il barocco o la tarda antichità periodi di arte deteriore, incensando solo quella classica e rinscimentale.Ti collochi grosso modo alla metà del XIX secolo quanto a modernità di pensiero, dunque…..sei ben più arcaico e superato di noialtri.
    Quanto al Lied, noi ne abbiamo sempre stigmatizzato l'esagerata supervalutazione di cui gode, a dispetto della musica da camera italiana, che, pure quella, gli intellettuali come te disprezzano.
    Perdonaci, siamo un blog di semplici, disposti ad ascoltare tutto, senza paraocchi culturali, perchè, secondo l'estetica attuale, non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che io dico essere bello e che mi piace….soprattutto se ben cantato!
    Il punto è che non abbiamo complessi di inferiorità verso le culture straniere, nè verso le riviste patinate, o il pensiero a "la page", nè sentiamo di doverci intellettualmente redimere e men che meno essere redenti da intellettualoidi da forum.
    Ti prego, prima di criticare le nostre recensioni scaligere, come sei solito fare altrove, almeno datti pena di andare a sentire gli spettacoli di cui si parla, anzichè sputarci addosso dalla tua torre fiorentina. forse cosìsarai un filo più credibile e meno preconcetto
    fermo restando che la tua presenza qui è gradita e salutare per noi tutti.
    saluti

  11. Lieto delle 700mila visite, noto che, sia Gaia Fioraia sia Cesconegre, ritengono la parola intellettualità e simili, non dirò un insulto (perché nessuno dei due ha insultato), ma un termine sospetto, evocativo, al meglio, di una esibizione di finta conoscenza, e, al peggio, di una saccenza fondata sul nulla o poco più.
    A ciò, Cesconegre ha aggiunto nel suo ultimo messaggio l'immancabile riferimento al cosiddetto "politically correct" ed alle pose cosiddette radical chic.
    Penso che errino entrambi.
    Certamente il blog è esente da queste critiche (non ci sono pose, ci sono parole e pensieri, assai ben espressi, che fanno riflettere, soprattutto quando non si sia d'accordo).
    Non capisco, più in generale, perché -Gaia Fioraia e Cesconegre- vi spiacciano così tanto le parole cultura/intellettualità; non capisco perché vi facciano così paura.
    La dimensione culturale è una dimensione umanissima, forse la più umana. Ed è un prodotto dell'uomo, nel bene e nel male. Donde l'intrinseca relatività della cultura; donde la più o meno intensa trasformazione di essa; donde la necessità di accettare, crocianamente, la razionalità di qualunque cosa accada; donde, ancora crocianamente, l'impossibilità "del vecchio concetto della verità che si attinga una volta per sempre, magari a coronamento di sforzi secolari e per la genialità di un singolo scopritore"; donde l'inconsistenza di qualunque conservatorismo.

    Un'aggiunta al messaggio di Davide: io non sono così sicuro che i cantanti cosiddetti giovani conoscano il passato, anzi sono ragionevolmente certo del passato. Non posso dire di conoscere bene i cantanti di oggi, ma qualche intervista l'ho pure sentita, e nomi del passato non ho mai udito evocare, purtroppo (anzi, una assai nota e brava cantante espressamente manifestò di non conoscere non solo la voce [che bonariamente derise], ma neanche il nome della Schumann-Heink).
    Un saluto a tutti

  12. Ringrazio dell'attenzione tutti quelli che si sono degnati di una risposta al mio intervento. Vorrei replicare alle più o meno piccate reazioni facendo notare che non ho insultato nessuno, tantomeno gli antenati, molti dei quali amo quanto voi. Esprimere opinioni negative, anche a tappeto come la mia, non corrisponde a insultare o mancare di rispetto, visto che qui siamo in un'area pubblica aperta proprio al dibattito. Scambiare il dissenso con l'insulto e la mancanza di rispetto è un vizio molto in voga e in vista ai più alti livelli istituzionali in Italia, e non mi stupisce che sia ormai diventata un'abitudine generale. In Italia o si fanno moine e ossequi, reciproci complimenti, o si viene tacciati di essere "fuori luogo", "estremi", "maleducati" ecc., a meno che gli insulti non vengano dall'alto, da chi ha appunto l' "autorità"…
    Comunque, le mie critiche le ribadisco, sia per lo stile che per i contenuti. Il vostro stile e lingua derivano tutti da quel retaggio prescrittivo italiano tipico, del parlare in modo altisonante, "forbito". E' il vizio della critica italiana, del parlare e scrivere non per comunicare idee in modo, chiaro, ma per bearsi della propria ricchezza lessicale… e' il provincialismo di gran parte della tradizione scritta italiana, burocrazia, giornalismo, critica, accademia ecc. La lezione dello stile anglosassone non attecchirà mai in Italia – questione di incompatibilità col "carattere" nazionale. In Italia usare parole semplici fa sembrare meno intelligenti, meno preparati. Se la scuola, l'università, la critica musicale stessa, si svecchiassero forse un passo avanti si farebbe. Invece sono tutti club per addetti ai lavori, che si parlano in codice per escludere tutti i non adepti. E non si tratta di sostituire Alfieri con il linguaggio Vodafone, forse c'è una via di mezzo…

    continua…

  13. Di me altro non le saprei narrare… non ho intenzione di presentare o difendere le mie credenziali di melomane, mi avete dato dell'ignorante e stupido, che non capisce i vostri interventi, o la vostra lingua, o dell'ingenuo, nel migliore dei casi, assuefatto ai cliché del marketing delle major, ai luoghi comuni del "nuovo". Ma che ne sapete dei miei gusti, della mia preparazione, del mio background? Solo che non amo il vostro modo di fare cultura musicale. Trovo prolisse, non complete le vostre recensioni, tanto meno "scientifiche", e davvero scontati e fatto con o stampino i giudizi sui cantanti. La Bartoli è afona, la Novikova canta in falsetto – ma come si fa a dirlo se si ascolta una registrazione? – la tenoressa Grigolo "maschera una voce piccola e evanescente"… e così via… Siete stati tutti a scuola da Elvio Giudici con le sue ridicole metafore, per cui solo la Freni e Bergonzi san cantare, tutti gli altri son sempre afflitti da precoci declini vocali?
    Suvvia…. un po' più di oggettività, di senso di prospettiva… oggi Gigli farebbe venire il mal di mare ai più con i suoi "singulti" (uso questo termine perchè "singhiozzi" potrebbe scioccare le vostre orecchie fine…)- forse il gusto musicale si è evoluto e non necessariamente in peggio. E invece via con un eterno viale del tramonto, nel quale persino la più grande conquista degli ultimi vent'anni – il recupero del teatro musicale barocco – viene congedato come territorio infestato da borocchisti e controtenori, da specialisti venduti, da pseudoesperti, ecc. tutti intenti a falsare un'ipotetica Verità, un ipotetico modo "corretto" di fare quel teatro (sempre partendo dalla presunzione che ci sia un modo corretto e uno sbagliato di fare musica… secondo quale estetica?).

    Infine, ma è solo questione di gusto, trovo davvero pietoso mascherarsi dietro i nomi di illustri cantanti del passato per scrivere le proprie opinioni…
    Continuerò, malgrado gli inviti a dirigermi a siti più consoni al mio livello, a essere un frequentatore occasionale del vostro blog, sicuramente animato da nobili e sinceri propositi, ma che, come una torta con troppa glassa, dopo qualche morso mi fa venire la nausea.
    Una buona giornata a tutti. GF

  14. Mauro Grondona, a me le parole “cultura” e “intellettualità” non spiacciono affatto, a condizione però che dietro a tali parole non si celi alcun tipo di ideologia, di voghe o interessi, e a condizione che non mi si spacci per cultura il chiacchiericcio generico e insulsamente relativista di certi ambienti "a la page", così come il meretricio lordume delle televisioni (lordume squallido e disonesto in cui rientra anche il recente Rigoletto) o la criminale antistoricità di certe prese di posizione di taluni ipocriti pseudo-intellettuali (tra cui anche tanti odierni “musicisti”).

    Questo blog, a me, ventenne, appassionato di musica, sembra l'unico luogo (virtuale e non) dove vi sia e dove si faccia una vera cultura operistica, scevra dalle leziosaggini dei chiacchieroni che infestano i tanti siti e i tanti forum sparsi sul web (siti che io – col cuore lo dico: chissenefrega della libertà di pensiero – abolirei all’istante), scevra da qualsiasi interesse, e scevra soprattutto da ogni forma nefasta di buonismo e di intellettualISMO – e si badi bene al suffisso che ho usato per queste ultime due parole: qui, sul CDG, si fa cultura, quella vera, genuina, non un suo sdolcinato surrogato modaiolo e bugiardo.

    Umilmente, con cordialità

  15. beh penso che se paragoni il blog a una torta troppo glassa,e dopo qualche morso ti viene la nausea,vuol dire che leggi senza sforzarti di capire quello che c'è scritto,comunque io da semplice lettore del blog ti invito a leggere sopra sotto il nome del blog "a tutelar l'antica arte del canto" quindi quando entri su questo blog sai già come la pensano da queste parti.Quindi vai pure a dirigerti su siti consoni al tuo livello

  16. Suvvia…. un po' più di oggettività, di senso di prospettiva… oggi Gigli farebbe venire il mal di mare ai più con i suoi "singulti" …………………La Bartoli è afona, la Novikova canta in falsetto – ma come si fa a dirlo se si ascolta una registrazione? – la tenoressa Grigolo "maschera una voce piccola e evanescente"… e così via
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    nessuno membro di questo blog ha mai auspicato un ritorno ai "singulti" di Beniamino Gigli, bensì un ritorno alla tecnica di canto che era la sua e che è sempre stata quella sana che permette di cantare correttamente.
    Se dell'arte canora di Gigli si ritengono solo i suoi singulti e si confonde il canto, e la tecnica che lo permette, con certi vezzi esecutivi dell'epoca capisco perchè oggi gli pseudo melomani possano scambiare certi rottami sonori per cantanti.

    PS: la Bartoli più che afona è una autentica ciarlatana della vocalità (già lo dissi e lo ridico) e Grigolo è semplicemente un tenore ingolatissimo senza tecnica corretta cioè quella di Beniamino Gigli.
    ascoltare per credere :

    http://www.youtube.com/watch?v=eWImUY0N610

    http://www.youtube.com/watch?v=E9acNeUPQ-U

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