Le celebrazioni per il quarantennale di Plácido Domingo

Veramente il quarantesimo cadeva la sera del sette di dicembre, ma si sa, altro urge per quella serata e, quindi, le celebrazioni per Domingo sono state posticipate alla prima data disponibile.

Qualcuno ha scritto che è un avvenimento di tale rilevanza che non si possono fare recensioni, ma ringraziare e gioire perchè vi è stato.
Potremmo anche sposare questa tesi a due precise condizioni, non verificatesi, ossia che l’ingresso fosse stato libero, come appunto accade per celebrazioni, commemorazioni, distribuzioni di onorificenze e che fosse costume del massimo teatro milanese celebrare nel medesimo modo con la medesima solennità tutti gli artisti che hanno servito quel palcoscenico. Penso a Mirella Freni e più ancora alla prossima centenaria Maria Maddalena Olivero Busch, per la quale, oltretutto, una apoteosi nel massimo teatro milanese sarebbe la riparazione per quanto il teatro all’artista in carriera ha negato.
E, quindi, dobbiamo rilevare come il proposto programma fosse tagliato sulle attuali possibilità vocali di Domingo, che, almeno nella abbandonanda corda di tenore, impongono parsimonia, ossia il primo atto di Walküre. Nessun bis, neppure di quelli popular come un’aria di zarzuela o canzone, che, pure, hanno costituito l’ossatura dei famosi e remunerati concerti dei tre tenori.
Quanto all’illustre e poliedrica bacchetta si capisce che Wagner lo ispira o gli ispira reverenza più di Bizet e Verdi, atteso che ha dato gli attacchi all’orchestra.
La quale ha esibito un suono greve e poco tondo nel preludio del Tristano, ben diverso da quello dell’inaugurazione di due stagioni or sono, suono migliorato nella seconda sezione della morte di Isotta, dall’ingresso, massiccio, degli archi. Per la cronaca la morte di Isotta è stata eseguita quale brano orchestrale. Non nascondo un poco di stupore e perplessità, antecedente l’ascolto, in quanto sodale della celebrazione era Frau Nina Stemme, che ormai è stata avviata alla carriera di hochdramatischer Sopran (insomma come la Flagstad e la Nilsson, per essere chiari).
Udita, poi, nella parte liricheggiante e centrale di Sieglinde ho ben compreso il motivo della scelta. Anzi mi meraviglio e non posso che rinnovare lo stupore manifestato all’epoca del concerto scaligero, perchè siamo innanzi ad un soprano corto in alto e corto in basso di limitata ampiezza e di nessun colore e dinamica. In buona sostanza una potenziale corretta Zerlina, Susanna, Eva dei Maestri cantori e poco altro, al massimo in serata la Contessa. Va rilevato come la povertà di colori e dinamica venga impietosamente evidenziata dalle scelte direttoriali. Nell’affrontare Wagner su un malinteso altare che nel passato nessuno (si chiamasse anche Furtwängler o Clemens Krauss) capisse alcunchè, tutte le bacchette hanno scordato che, se non altisonante, il maestro di Lispia rimane epico e solenne, mette in scena eroi e semidei la cui poetica e vocalità confligge con timbri e sonorità massenetiane e pucciniane. Chi avesse avuto la ventura di essere in sala la sera del 9 dicembre avrà percepito nella prima sezione del duetto sonorità ridotte, tempi lentissimi. L’idea potrebbe anche funzionare a condizione, qui non avveratasi, di disporre di un soprano e di un tenore dalle mille capacità coloristiche, che so una Leontyne Price ed un Richard Tucker, un Carlo Bergonzi ed una Caballé prima maniera. Nulla di tutto questo e quando, poi, si arriva allo slancio erotico di “Du bist der Lenz” o quello eroico dell’estrazione della spada ampiezza, vigore, accento scandito mancano per limiti tecnico naturali (Nina Stemme), implementati da quelli anagrafici per il celebrando Placido Domingo. Celebrato, applaudito, ma sempre generico nell’accento e nel fraseggio. Complimenti, però, è quarant’anni che ce la dà a bere in questo modo. E questa è la sua più pura cifra artistica!
Per scrupolo e perchè a quelli del Corriere piace motivare, offriamo l’ascolto di un pari età alle prese con identico brano musicale, un quasi pari età (Heinrich Knote), che, non pago di avere registrato all’epoca dell’acustico i più rilevanti passi delle opere wagneriane, si prese la rivincita su se stesso riproponendoli dopo l’avvento dell’elettrico.

Gli ascolti

Wagner

Tristan und Isolde

PreludioBruno Walter (1950)

Atto III

Mild und leiseMaria Jeritza (1927)

Die Walküre

Atto I

Siegmund: Lauritz Melchior
Sieglinde: Dorothy Larsen
Hunding: Mogens Wedel

Danish National Radio Symphony Orchestra
Direttore: Thomas Jensen

Danish National Radio, 31 Marzo 1960
Esecuzione radiofonica in occasione del 70esimo compleanno di Lauritz Melchior

Eine Waffe lass’ mich dir weisen…Der Manner SippeMaria Mueller (1943)

Dich, selige Frau…Wintersturme…Du bist der LenzWalter Widdop & Gota Ljungberg (1927), Max Lorenz & Maria Reining (1942)

Winterstürme wichen dem WonnemondHeinrich Knote (1929)

Du bist der LenzLilli Lehmann (1907)

4 pensieri su “Le celebrazioni per il quarantennale di Plácido Domingo

  1. Un commento su Domingo? cosa dire di un esere umano che ha accettato il Dono ricevuto, lo ha esaltato ed offerto al prossimo senza apparente divismo. Domingo sembra essere sempre sincero e vero, a quasi 70 anni è ancora in ottima forma ed un bell'uomo, bisogna saper rimanere con i piedi per terra, avere una buona dose di buon senso ed intelligenza per non stancare il pubblico, farsi amare incondizionatemente è merito soprattutto di un bel carattere. Ciao a tutti Sil

  2. Come al solito gli ascolti parlano da soli! Con un Melchior a 70 anni e un Knote a 60 si capisce il vero canto wagneriano.
    Oggi tutto falsificato per trarre in inganno la gente. E la gente ci casca. Sono contento di non appartenere ai "cascati".

  3. Beh, a Domingo basta col dimostrare che ancora ha voce di tenore protagonista, perchè questa è una specie ormai divenuta rarissima. E il pubblico applaude felice.

    Meravigliosa l'audizione di Lorenz e Müller.

    Saluti.

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