Violetta è appena spirata e gli ascoltatori del Corriere della Grisi avrebbero qualche cosa da dire al riguardo.
Una preliminare circa il taglio delle battute dei presenti al trapasso di Violetta, che non constatano, come da libretto l’avvenimento e ciò dopo che nelle dichiarazioni programmatiche durante le interviste il direttore Gianandrea Noseda ha espressamente sostenuto la compiuta, intangibile perfezione del melodramam verdiano. Quanto meno incoerente visto che pubblico in teatro e radiofonico hanno uditole due strofe degli andanti della protgonista femminile e, bontà del direttore, una sola strofa delle cabalette maschili.
Tanto per cominciare con il nocchiero della navicella della Traviata tauriniense: la ripresa radiofonica penalizzava i suoni degli archi che apparivano gementi, smunti unpoco da café chantant nei preludi; la festa in casa di Flora era diretta con ritmo e piglio toscaniniano,ma senza la volgarità che richiede l’intrattenimento carnevalizio, per giunta, in casa di una stagionata mondana.
Nel resto, non supportato da cantanti adeguati il direttore ha fatto quel che poteva. Pochetto. Va anche aggiunto che un direttore di fama e cmmisurata carriera avebbe divuto inspirare ai protagonisti qualche fraseggio. Constato che la sparizione dell’attributo “concertatore” in locandina corrisponde ad una reale abdicazione delle bacchette da questa essenziale funzione.
I cantanti. Elena Mosuc alla sua ottantesima Violetta, esprta protagonista, quindi, comincia male. Nessuna eloquenza e nessuna levità nel brindisi dove il saper dire è essenziale per il gioco di seduzione che i due protagonisti pongono in essere. La proposizione integrale dell’andante non ha ragion d’essere con una protagonista dai pochi colori e dalal facile stonatura in zona medio alta e che è in evidente affanno nelle vette della cabaletta (con tanto di stirato mi bem optionale). Filature e smorzature sono il tallone d’Achille della protagonist, che poche ne tenta e molte (delle poche tentate) ne sbaglia, penalizzando il duetto con il baritono. Arrivata a “amami Alfredo” ed alla prima parte della festa compare anche qualche suono aperto verista, mentre le tre invocazioni ” ah perchè venni incauta” sono di disarmante piattezza timbrica ed interpretativa, complice il direttore, preso dal vortice della festa. Da “Alfredo Alfredo” le cose vanno meglio e nell’Addio del passato si alternano buone idee interpretative e congrue realizzazioni a scivolate vocali e di gusto.
La verità è che la Mosuc, ignoro se per limite tecnico o personale, è di quelle cantanti che possono ( o potevano ) essere precise e corrette, ma giammai votate ad interpretare e “dire”. E trattandosi di Traviata, l’handicap è di peso rilevante.
Riguardo Carlos Alvarez poco nella realtà esecutiva corrisponde alla dichiarazione, resa in sede di intervista, che il ruolo di papà Germont sarebbe belcantistico. Del belcantista (o più banalmente buon cantista) Alvarez non ha la proiezione delsuono e la conseguente dinamica. La voce resta bassa, il suono bitumato artificiosamente, da Carlo Gerard di misurate doti naturali. Per esemplificare ascoltare ” or si ricusa il vincolo”, il “destino ti furò” e sopratutto il “Dio m’esaudì”.
“Sull’alba di domani” la pletora degli ammiratori di Frncesco Meli parlerà di suono proiettato,di acuti facili e squillanti di fraseggio ora tenero, ora infuocato, si chè legittimamente a quelli del corriere della Grisi sorgerà il dubbio che altri abbiano udito Kraus, Raimondi, il giovane Pavarotti, l’obliato Dano Raffanti. Perché noi del Corriere abbiamo udito via radio il solito Francesco Meli.
Per le spicce voce bella, tecnica peregrina, quanto meno, conun minimo di dettaglio: piatto nel brindisi e nella prima parte dell’aria, in difficoltà tali nella cabaletta da consigliarne il solito taglio, falsettante nei duetti ad ogni tentativo di ammorbidire il suono e di essere tenero. Siccome il secondo duetto fu scritto sul prespposto che il titolare di Alfredo sapesse manovrare il passaggio superiore, come ogni tenore (coompresi quelli corti alla Schipa o Tauber) si può ben immaginare che sia accaduto. Onestà impone di dire che il cantanta si è condotto assai meglio al finale secondo aiutato dalla tessitura centrale (a parte il la acuto Alfredo non passa un sol4) ha evitato accenti volgari e sguaiati, cari ad Alfredo dalla voce d’oro, a riprova, voglio credere, che gli effettacci di Meli sono direttamente proporzionali all’altezza della parte.
Rispetto alla recondita armonia fiorentina “vivevamo quasi in ciel”.
Buona notte!
Una preliminare circa il taglio delle battute dei presenti al trapasso di Violetta, che non constatano, come da libretto l’avvenimento e ciò dopo che nelle dichiarazioni programmatiche durante le interviste il direttore Gianandrea Noseda ha espressamente sostenuto la compiuta, intangibile perfezione del melodramam verdiano. Quanto meno incoerente visto che pubblico in teatro e radiofonico hanno uditole due strofe degli andanti della protgonista femminile e, bontà del direttore, una sola strofa delle cabalette maschili.
Tanto per cominciare con il nocchiero della navicella della Traviata tauriniense: la ripresa radiofonica penalizzava i suoni degli archi che apparivano gementi, smunti unpoco da café chantant nei preludi; la festa in casa di Flora era diretta con ritmo e piglio toscaniniano,ma senza la volgarità che richiede l’intrattenimento carnevalizio, per giunta, in casa di una stagionata mondana.
Nel resto, non supportato da cantanti adeguati il direttore ha fatto quel che poteva. Pochetto. Va anche aggiunto che un direttore di fama e cmmisurata carriera avebbe divuto inspirare ai protagonisti qualche fraseggio. Constato che la sparizione dell’attributo “concertatore” in locandina corrisponde ad una reale abdicazione delle bacchette da questa essenziale funzione.
I cantanti. Elena Mosuc alla sua ottantesima Violetta, esprta protagonista, quindi, comincia male. Nessuna eloquenza e nessuna levità nel brindisi dove il saper dire è essenziale per il gioco di seduzione che i due protagonisti pongono in essere. La proposizione integrale dell’andante non ha ragion d’essere con una protagonista dai pochi colori e dalal facile stonatura in zona medio alta e che è in evidente affanno nelle vette della cabaletta (con tanto di stirato mi bem optionale). Filature e smorzature sono il tallone d’Achille della protagonist, che poche ne tenta e molte (delle poche tentate) ne sbaglia, penalizzando il duetto con il baritono. Arrivata a “amami Alfredo” ed alla prima parte della festa compare anche qualche suono aperto verista, mentre le tre invocazioni ” ah perchè venni incauta” sono di disarmante piattezza timbrica ed interpretativa, complice il direttore, preso dal vortice della festa. Da “Alfredo Alfredo” le cose vanno meglio e nell’Addio del passato si alternano buone idee interpretative e congrue realizzazioni a scivolate vocali e di gusto.
La verità è che la Mosuc, ignoro se per limite tecnico o personale, è di quelle cantanti che possono ( o potevano ) essere precise e corrette, ma giammai votate ad interpretare e “dire”. E trattandosi di Traviata, l’handicap è di peso rilevante.
Riguardo Carlos Alvarez poco nella realtà esecutiva corrisponde alla dichiarazione, resa in sede di intervista, che il ruolo di papà Germont sarebbe belcantistico. Del belcantista (o più banalmente buon cantista) Alvarez non ha la proiezione delsuono e la conseguente dinamica. La voce resta bassa, il suono bitumato artificiosamente, da Carlo Gerard di misurate doti naturali. Per esemplificare ascoltare ” or si ricusa il vincolo”, il “destino ti furò” e sopratutto il “Dio m’esaudì”.
“Sull’alba di domani” la pletora degli ammiratori di Frncesco Meli parlerà di suono proiettato,di acuti facili e squillanti di fraseggio ora tenero, ora infuocato, si chè legittimamente a quelli del corriere della Grisi sorgerà il dubbio che altri abbiano udito Kraus, Raimondi, il giovane Pavarotti, l’obliato Dano Raffanti. Perché noi del Corriere abbiamo udito via radio il solito Francesco Meli.
Per le spicce voce bella, tecnica peregrina, quanto meno, conun minimo di dettaglio: piatto nel brindisi e nella prima parte dell’aria, in difficoltà tali nella cabaletta da consigliarne il solito taglio, falsettante nei duetti ad ogni tentativo di ammorbidire il suono e di essere tenero. Siccome il secondo duetto fu scritto sul prespposto che il titolare di Alfredo sapesse manovrare il passaggio superiore, come ogni tenore (coompresi quelli corti alla Schipa o Tauber) si può ben immaginare che sia accaduto. Onestà impone di dire che il cantanta si è condotto assai meglio al finale secondo aiutato dalla tessitura centrale (a parte il la acuto Alfredo non passa un sol4) ha evitato accenti volgari e sguaiati, cari ad Alfredo dalla voce d’oro, a riprova, voglio credere, che gli effettacci di Meli sono direttamente proporzionali all’altezza della parte.
Rispetto alla recondita armonia fiorentina “vivevamo quasi in ciel”.
Buona notte!
Io ho ascoltato questa "versione" dell'amata opera verdiana ieri sera.
Ho ascoltato anche quelle armonie fiorentine MOLTO recondite e per me ne sono usciti due veri obbrobri (parola da me sempre amata da quando l'ascoltai nella "Norma"… e quì posso sfoggiarla con vero accento di espressione forse più che verista che belliniano!).
Leggendo ora le vostre parole sull'accaduto torinese di ieri sera mi sembrava quasi riascoltare i miei pensieri parola per parola.
Penso a tutto il tempo delle prove, tutte le persone pagate che hanno a che fare con il teatro, la produzione generale di un'ente lirco, le recite ecc., ecc e hanno il coraggio di produrre cose simili?
Ascoltando poi le varie interviste durante l'unico intervallo, stranamente tagliando il secondo atto – quello prescritto da compositore e librettista almeno – in mezzo, si sono sentite parole come se ci fossero Toscanini, Albanese, Peerce e Merrill ai microfoni! Ma l'umiltà di stare zitti o almeno di farsi consigliare cosa dire non esiste? Sentire il "baritono" dire che Gabbiani gli disse della cabaletta che finalmente aveva un senso, o qualcosa di simile, dimostra anche il gusto del direttore del coro secondo me e la sfacciataggine del baritono nei confronti di che l'ha cantata prima di lui e in situazioni molto più credibili e appropriati!
Certo non ha fatto un favore a Gabbiani (coro), che già di suo ne ha combinato tante. Vedete cosa non ha fatto con il suono corale della Scala durante il suo "soggiorno" scaligero!
Vorrei fermarmi quì, se no, mi arrabbio sul serio.
Salve a tutti è un po' di tempo che visito questo forum per leggere, come le chiamate voi, recensioni degli spettacoli messi in scena nei teatri italiani, recensioni che hanno spesso come riferimento solo ascolti radiofonici che non sono completamente veritieri, vedi ampiezza della voce effetto che ha la voce in teatro etc…, mi sembra veramente che stiate esagerando non poco, la Traviata rappresentata ieri sera al teatro regio non è stata assolutamente un obrobrio, non capisco come le vostre orecchie funzionino anzi non funzionino, in scena c'erano tre cantanti di primissima categoria sia sulla carta che nella pratica, nell'esecuzione da loro dataci ci sono state, accento piglio dramaticità fraseggio esemplare ricerca continua di colori e intenzioni spesso diverse da quelle volute dalla tradizione e ci hanno regalato una versione di Traviata veramente completa e molto soddisfacente, è sufficente andare a leggere lo spartito, per chi ne è capace(da quello che vedo voi non molto), per rendersi conto che la compagnia di canto ha cercato di attenersi a quello che Vedri voleva.
Le vostre continue e gratuite critiche, spesso infondate, non sono motivate e supportate da alcuna "prova"(non trovo altro termine) e non fanno bene a nessuno, ne agli appassionati, quali voi vi professate, ne al treatro.
Vi saluto
Mario
caro Mario, le voci dei protagonisti di questa Traviata le conosciamo bene, per averle udite più volte dal vivo.
la radio falsa assai poco, quando si tratta di proiezione, intonazione, accento e fraseggio. per un ascoltatore allenato e che conosca l'opera, la radio è un mezzo più che idoneo per avere un'idea dettagliata di come si sia svolto uno spettacolo. con buona pace di ammiratori, amici e famigli, per i quali la radio è più che altro l'ostacolo principale all'ondeggiar di turiboli in favore dei rispettivi idoli.
quanto al merito dello spettacolo, Justsmile ti ha già risposto in maniera più che eloquente.
i tuoi insulti al nostro come sempre vile e reietto blog, neppure li considero.
ciao
AT
justsmile, non potevo esprimere meglio, io, la situazione della Traviata di ieri sera. Complimenti. Azzeccato in pieno!
@manrico63: Le tue parole,
"accento piglio dramaticità fraseggio esemplare ricerca continua di colori e intenzioni spesso diverse da quelle volute dalla tradizione e ci hanno regalato una versione di Traviata veramente completa e molto soddisfacente…"
Contenti voi… ma vi accontentate di così poco?
Sentendomi un pò in colpa per miei giudizi sempre negativi sulle rappresentazioni odierne, Manny, ho seguito questa, come tante altre, Traviata con lo spartito in mano, aperto, leggendolo nota per nota, indicazione su indicazione. Anche se Lei non mi crederà, ne sono BEN capace e per qualche strano motivo non mi sono reso minamente conto "che la compagnia di canto ha cercato di attenersi a quello che Vedri (sic!) voleva." Tutt'altro.
Non avevo tra le mani la partitura se no potevo essere più specifico.
Comunque le critiche mie (parlo ovviamente per me) continueranno e non saranno "gratuite" come Lei accusa. Saranno sempre BEN motivate e saranno supportate da paragoni visti e sentiti e, per fortuna, ricordati!
E, sempre secondo me, queste critiche severe FANNO BENE!!
Il pubblico di oggi e soprattutto le giovani leve devono capire che quello che ci stanno imboccando come "opera lirica" di altissimo livello fatto con serietà è nient'altro che una farsa moderna di persone che non credono né in valori di un libretto né nella musica sublime dei compositori di questi capolavori.
I teatri devono incominciare capire che ci sono persone là (qua) fuori che ne capiscono la differenza tra i "loro" spettacoli e quelli degni di chiamarsi tale.
Ovvio che Lei non sarà mai d'accordo se ha trovato questa Traviata "veramente completa e molto soddisfacente". Mi dispiace per Lei.
Un ultimo pensiero: ma… "veramente"?
Niente, niente di soddisfacente, niente notabile , tuto questo che si ha detto de "accento piglio dramaticità fraseggio esemplare ricerca continua di colori e intenzioni spesso diverse da quelle volute dalla tradizione e ci hanno regalato una versione di Traviata veramente completa e molto soddisfacente…" non e vero.Potrebe salvarsi qualque cosa, ma insieme …
io ho ascoltato dal vivo la prova generale dei cast che avete ascoltato per radio e vi assicuro che dal vivo era tutto molto diverso.. le voci si sentono in modo davvero molto diverso, la Mosuc dal vivo ha una voce favolosa morbidissima e piena di armonici, che corre benissimo e non lascia intendere nessuno sforzo vocale anzi ha finito la recita di prova ancora più in forma dell'inizio. e, mi duole dirlo, perchè non amo molto questo interprete ma l'onestà intellettuale è alla base di un uomo di cultura, anche Meli dal vivo rende molto bene nelle note di Alfredo, a parte qualche suonaccio davvero brutto per palesi problemi di respirazione. Alvarez dal vivo, altro che voce non ben proiettata, ti fa vibrare la poltrona. Avendo ascoltato sia lo spettacolo dal vivo che quello radiofonico posso dirvi, a meno che non abbiano cantato davvero in modo molto diverso, ma ne dubito, che la resa vocale radiofonica è veramente molto molto molto ma molto diversa dalla resa nella sala del Regio, tanto che ho stenato a riconoscere le voci udite solo due giorni prima dal vivo.
Non capisco la vostra continua ricerca dell'errore dell'imprecisione, quasi fosse un piacere per voi cogliere in fallo un cantante.
Ascoltare la musica, l'opera deve essere un piacere non condizionato da uno spartito ma un'esperienza aperta a nuove emozioni, lasciarsi trascinare senza pregiudizi o senza apettare al varco l'interprete.
E' triste sentire che chi dice di amre così tanto l'opera non riesca a stacarsi da pregiudizi e dal peggior vizzo di un melomane e cioè l'attesa dela stecca dell'inciampo dei una ersona che in quel momento sta dando il massimo.
Per quanto riguarda le critiche sono completamente in accordo con voi, devono essere fatte senza mezzi termini ma on se nel secondo quarto della terza battuta dell'aria il tenore o il soprano non hanno esegiuto un'accento o una croma puntata, questo è maniacalismo. Se dovessi entrare nei particolari dell'esecuzione della suddetta traviata anche io muoverei critiche in vari punti, ma certo gli errori o il non completo rispetto della partitura(minimo direi, non so che spartito abbiate) non vanno a rovinare il piacere che ho avuto nell'ascoltare un'ottimo soprano e tenore e un ritornato Alvarez che per fortuna ho trovato in forma(con qualche rigidità ma niente più).
Lascatevi trascinare una buona volta, del resto ai tempi di Tucker, Moffo, Peerce, Petile etc ci sarà stato qualcuno che muoveva critiche a dispetto dei trionfi che questi cantanti mieitevano in tutti i teatri del mondo(come succede ai cantanti della nostra traviata(, cideve essere sempre qualcuno che dice che il passato era meglio(a volte è vero, ma a volte il presente gli si avvicina molto) e quelli siete voi.
Un caro saluto
Mario
p.s.
non volevo insultare nessuno e se l'ho fatto(non mi sembra) mi scuso.
caro manrico 63
due sole chiose
1) non caccio gli errori se volessi giocare a beckmesser avrei bisogno ogni volta di molti gigabyte.
2) ognuno ha le cose da cui si lascia trascinare ed affascinare. Ad esempio la traviata pirata (quel che c'è) di madga olivero 1956 barcellona è tutta capace di trascinare e non perchè canti benissino (anche) ma e sopratutto perchè è sempre coerente e sempre presente grazie al gusto e grazie alla tecnica. Quando quest'ultima manca non si può essere trascinati per cantanti tanto limitati da non poter essere interpreti. Questo lasciarsi trascinare, lasciarsi andare è quello che sognano, auspicano, vaneggiano gli addetti ai lavori per continuare a prosperare.
Abbiamo o hanno lottato contro ogni forma di ignoranza e di creduloneria e poi dovremmo andare all'opera come i topi del pifferajo magico.
Mi spiace non ci posso stare
ciao alla prossima
dd
volevo fare anchio un commento su questa Traviata che ho ascoltato per radio,però siccome andrò ad ascoltarla dal vivo mi astengo,magari farò un commento dopo che sono stato al teatro.
Per radio comunque è apparsa piu dignitosa della traviata di firenze con la Rancatore,qui la Mosuc pur essendo un soprano leggero sembra dargli piu colore piu dinamismo piu interpretazione,rispetto alla recita quasi scolastica della Rancatore.Meli si sà che non è che sia una voce dall'accento verdiano,ma è stato un buon Alfredo.Alvarez e stato abbstanza ossanato dalla stampa,ma per me è stato abbastnza mediocre.Noseda mi è sembrato all'inizio abbastanza preciso e pulito,poi non lo sò,però bisogna dire che per radio,e con i microfoni magari mal posizionati possono indurre all'errore.Sono curioso di vedere il nuovo allestimento..
caro Donzelli… Magda Olivero è inimitabile….
Pasquale: a Firenze Violetta era Andrea Rost. La Rancatore era Gilda.
ciao
AT
grazie della correzzione Tamburini
comunque mi riferivo alla Rost.
Comunque la Rancatore è stata abbastanza dignitosa nella parte di Gilda è come opera nell'insieme più dignitosa del Trovatore di qualche giorno dopo.
Cari Autori,
peccato che non abbiate recensito anche lo spettacolo… Io vi ho assistito e lo sintetizzerei, per quanto riguarda la protagonista, come: “regia di Natalie Dessay”! Della produzione, moderatamente moderna e minimale, ciò che mi ha colpito di più è che tutto nel “gioco” scenico della protagonista era plasmato sull’esempio della Somma lionese, così come abbiamo imparato a conoscerla dalle varie Fille du Régiment, Ofelie, Sonnambula.
Ma se la Dessay riesce (forse) a trasformare la semplice agitazione, quando non vera e propria isteria, in surrealismo (la Marie del Covent Garden che stira i panni, la Zerbinetta di Parigi che stende la coperta per fare il pic-nic e le ultime Olympia che giocano di qualche anno fa), anche perché è coerente con il suo fisico e in lei canto e recitazione sono molto strettamente uniti (nel bene e nel male intendo), copiarne l’esempio, o meglio costringere una cantante a copiarne l’esempio, non mi sembra opportuno, tanto più che il risultato era persino ridicolo a volte. Tutti quei salti e corsettine in punta di piedi in apertura di primo e secondo atto!…Traviata non è Pinocchio (e nemmeno Carmen, visto il primo atto). Peccato, perché credo che un buon cantante debba meritare di vedersi ritagliato sui suoi panni un ruolo protagonistico, invece di esser forzato a fare strane cose che lo distolgono dall’esecuzione (ieri pomeriggio si è dimenticata le parole “…di più risorgere, speranza…”).
Per il resto, per quanto riguarda il canto inteso come tecnica, concordo con la recensione della trasmissione radio, c’è poco da fare: nessuno dei 3 sa o vuole cantar piano; ma questo agli spettatori sembra piaccia – forse sarà perché si sente meglio??!
Infine, ancora una cosa: a nessuno dei frequentatori della sala di Torino sembra che vi sia a volte una qualche forma di amplificazione/equalizzazione del suono? È molto strano udire distintamente la scansione delle parole di un cantante che per più di una battuta volge le spalle al pubblico, senza un vero trapasso quando si volta, com’è successo almeno due volte qui (una Violetta, una Alfredo)…qualcuno sa darmi dei lumi?
Cara Lori,
circa l'amplificazione/equalizzazione del suono di cui tu parli, ci giunge nuova. Quel teatro è famosoper l'acustica scadente, pergiunta variabile da posto a posto. Sinceramente…..non credo…
a presto
gg
Scusate, non c'è nessuna amplificazione nella sala del Regio, e l'acustica non è affatto scadente, lo era fino a una 15ina d'anni fa fino ai lavori di ristrutturazione acustica, l'eliminazione delle moquettes etc etc.. l'acustica del teatro Regio oggi è ottima, si sente bene in qualsiasi posto, e se i cantanti si sentono anche le poche volte che sono di spalle, è perché il fatto che abbiano la voce mal proiettata e tutte le bufale tecniche che cercate di propinare dopo l'ascolto radiofonico sono evidentemente prive di fondamento.
Cara divinità, che l'acustica del Regio, come quella del massimo teatro fiorentino, sia c.d. a macchia di leopardo non è certo una nostra opinione. E' la realtà dei fatti. Altre sono le sale, in Italia, in cui l'acustica è omogenea e "aiuta" le voci. Penso alla Fenice, pur in parte compromessa dopo l'ultimo restauro, al Regio di Parma o al Comunale di Bologna. Non siamo stati noi a parlare di amplificazione, come potrai vedere se avrai la bontà di rileggere i commenti precedenti.
Quanto alle bufale tecniche, le più evidenti e conclamate sono quelle che stanno alla base del canto del signor Meli, che pur urlando e strozzandosi come sempre fa, non è riuscito a evitare il rimprovero, e non solo da parte nostra, che per Alfredo occorre una vera voce verdiana, oltre che un vero interprete.
Saluti
AT
Caro Fthà,
non c'è cantante che non lamenti la cattiva acustica del bel teatro di Mollino.
Come vedi,io no credo ad alcuna amplificazione delle voci, ma non è vero che in ogni posto l'acustica è buona. Nè omogenea.
Quanto alle bufale tecniche, se vuoi cominciare la tua disamina tecnica delle voci di questi interpreti, saremo lieti di pubblicarti.Come sempre
a presto
Grazie a tutti per le risposte.
Stando così le cose, mi fa piacere sapere (da un interno al teatro ipotizzo?) che non si fa amplificazione, e perciò suppongo non sia successo neanche in passato (es. Forza del Destino del 2002, Don Giovanni del 2005), a parte ovviamente certi casi (Street Scene del 1995) dove amplificazione (del parlato) ed equalizzazione (del canto) c’era, del tutto legittimamente in quel caso, per ammissione stessa sul programma di sala.
Sulla vexata quaestio del “restauro acustico” del Regio invece non mi sento di esprimere un parere completamente positivo dal lato dello spettatore che ha ascoltato in entrambi i teatri (anche se l’acustica vecchia è solo più un ricordo). C’è stato un certo miglioramento. Anche volendo seguire un "approccio scientifico" al problema, le misure acustiche sono puntuali e non possono dimostrare che in continuo si ottengono quei risultati, soprattutto in una sala dalla geometria così complessa.
E poi l’acustica di un teatro è anche un feeling….in quella sala, che pure mi è così familiare, mi emoziono poco; in altri luoghi (esempio banale, il Rossini di Pesaro o lo stesso Auditorium del Lingotto di Torino) ho un’altra fruizione del suono e dello spettacolo, più viva e immediata.
Di nuovo grazie per le risposte e l’interesse, a preso risentirci.
Io ho assistito a spettacoli di recente nel Teatro Regio di Torino e devo dire che la descrizione "a macchia di leopardo" è la definizione più carina che io abbia mai sentito parlando dell'acustica in quel teatro. Poi metti i direttori d'orchestra che mahlerizzano tutto e… ci siamo!
Anch'io nel Regio non "mi ci trovo". Strana sensazione ma è così…
avevo scritto queste ossevazioni in chat,ma li voglio anche scrivere nel post. Nel pomeriggio (mecoledi 28) sono stato al Regio qui a Torino per l'ultima recita della Traviata col secondo cast :Irina Lungu Andrea Carè e Angelo Veccia.Irina e la prima volta che l'ascolto dal vivo e devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso sia dalla sua vocalità che nel recitare. Ascoltandola nelle registrazioni non la facevo cosi brava dal vivo la sua voce viene valorizzata( a meno che negli ultimi tempi sia molto migliorata) ,mi è piaciuta piu della Mosuc,mi è piaciuto molto anche Veccia nel ruolo di Germont padre,anche lui meglio di Alvarez un pò meno Carè.Molto dignitoso il resto del cast.teatro esaurito mi ha fatto piacere anche di vedere parecchi giovani molti applausi specie a Irina (una volta a scena aperta,molto raro qui al regio,ma Noseda l'ha fatta andare avanti e a Veccia.Alla fine c'è stata una vera ovazione per tutti.Scenografia fatti da tanti blocchi chi basso chi piu alto di diverse dimensioni che all'inizio erano lapidi del cimitero,poi mobili della casa di Violetta,poi nella festa di Flora sono stati abbelliti con degli specchi e drappi e sono serviti anche da piedistallo per coristi e ballerini,e infine coperti da lenzuoli nel terzo atto con un aggiunta di un letto per Violetta in agonia.Praticamente il cambio scena dal secondo atto al terzo è avvenuto a sipario aperto mentre l'orchestra suonava il preludio,Violetta è stata circondata dai coristi spogliata e vestita con la vestaglia,mentre altri coprivano i blocchi con lenzuola in modo da creare l'ambiente di abbandono.Ero curioso di ascoltare l'orchestra perche nella diretta radiofonica non mi era sembrata molto convincente,dal vivo ho dovuto ricredermi perche era molto pulita nell'esecuzione e c'era il giusto equilibrio tra le varie famiglie di strumenti,forse c'erano dei microfoni mal posizionati nella trasmissione per radio,o il direttore Noseda ha cambiato qualcosa.Insomma un pomeriggio passato bene e ascoltando i commenti del pubblico ho notato molta soddisfazione.
Riguardo all'acustica del Regio dopo i lavori di restauro,e molto migliorata,ma una cosa certa che se un cantante ha un buon volume,canta con voce ben proiettata si sente senza nessun problema,tutto qui.Poi chi scrive di amplificatori e equalizzatori scrive solo una fesseria.