Cavalcando l’onda lunga delle celebrazioni pucciniane dell’anno passato, nelle ultime settimane è stato proiettato nelle sale italiane “La Bohème”, film di Robert Dornhelm.
Da un punto di vista cinematografico il film poco aggiunge alle note versioni di Zeffirelli e Comencini (che anzi vengono saccheggiate in più punti) ma resta comunque un prodotto piacevole, di sicuro intrattenimento soprattutto per un pubblico che si avvicini per la prima volta all’opera. Sotto il profilo musicale l’interesse è costituito dalla presenza di Rolando Villazón, che ha annunciato da poco un ulteriore stop nella carriera per sottoporsi a un intervento chirurgico alle corde vocali. Gli auguriamo di riprendersi al più presto ma non possiamo non osservare che, se persisterà a cantare come fa in questa “Bohème”, l’intervento che sta per affrontare non sarà di certo l’ultimo.
Il canto del simpatico Rolando nei panni di Rodolfo è infatti la negazione del canto stesso, una serie di suoni opachi, tutti rigorosamente di gola, gonfi e spoggiati, che danno vita a un’interpretazione urlata, accompagnata da frenetico roteare di pupille e incessante fremere di sopracciglia, che la macchina da presa, impietosa, documenta con frequenti primi e primissimi piani. Una prova espressionistica che in più riprese naufraga nel comico, facendo di Villazón l’autentico erede di Charlot. La sua Mimì ha la bellezza, vocale non meno che fisica (anche troppo scopertamente esibita), di Anna Netrebko, raggiante di pallore nel quarto quadro (il migliore) ma anche lei un po’ troppo sopra le righe e con un registro acuto in cui troppi sono i suoni duri e sfocati. In più si ha l’impressione che capisca, del libretto, una parola su tre. Gli altri, con la parziale eccezione della Musetta di Nicole Cabell (attrice spigliata, se non altro) e di Stéphane Degout come Schaunard (ma sullo schermo appare l’attore Adrian Eröd), si collocano sullo stesso livello dei protagonisti, se non un po’ più in basso. La direzione di Bertrand de Billy è fracassona, ma imprime se non altro un buon ritmo al racconto per immagini.
Da un punto di vista cinematografico il film poco aggiunge alle note versioni di Zeffirelli e Comencini (che anzi vengono saccheggiate in più punti) ma resta comunque un prodotto piacevole, di sicuro intrattenimento soprattutto per un pubblico che si avvicini per la prima volta all’opera. Sotto il profilo musicale l’interesse è costituito dalla presenza di Rolando Villazón, che ha annunciato da poco un ulteriore stop nella carriera per sottoporsi a un intervento chirurgico alle corde vocali. Gli auguriamo di riprendersi al più presto ma non possiamo non osservare che, se persisterà a cantare come fa in questa “Bohème”, l’intervento che sta per affrontare non sarà di certo l’ultimo.
Il canto del simpatico Rolando nei panni di Rodolfo è infatti la negazione del canto stesso, una serie di suoni opachi, tutti rigorosamente di gola, gonfi e spoggiati, che danno vita a un’interpretazione urlata, accompagnata da frenetico roteare di pupille e incessante fremere di sopracciglia, che la macchina da presa, impietosa, documenta con frequenti primi e primissimi piani. Una prova espressionistica che in più riprese naufraga nel comico, facendo di Villazón l’autentico erede di Charlot. La sua Mimì ha la bellezza, vocale non meno che fisica (anche troppo scopertamente esibita), di Anna Netrebko, raggiante di pallore nel quarto quadro (il migliore) ma anche lei un po’ troppo sopra le righe e con un registro acuto in cui troppi sono i suoni duri e sfocati. In più si ha l’impressione che capisca, del libretto, una parola su tre. Gli altri, con la parziale eccezione della Musetta di Nicole Cabell (attrice spigliata, se non altro) e di Stéphane Degout come Schaunard (ma sullo schermo appare l’attore Adrian Eröd), si collocano sullo stesso livello dei protagonisti, se non un po’ più in basso. La direzione di Bertrand de Billy è fracassona, ma imprime se non altro un buon ritmo al racconto per immagini.
A questa mirabile operazione targata Deutsche Grammophon vogliamo rispondere con una breve selezione video, tratta da film e programmi televisivi, che a nostro avviso mettono in campo elementi più adatti alla celebrazione di un titolo e di un autore fra i più popolari della storia del melodramma.
In un breve pezzo avete detto tutto con estrema chiarezza e che concordano con molte recensioni lette in giro!
Erod non è un attore, è un baritono.
Ha inciso “Werther” con Alvarez e la Garança, sarà presente anche a Bayreuth come Beckmesser e a Vienna come … Loge …
Caro Signor Tamburini,
Vi leggo sempre e con grande piacere. Non ho mai trovato però nulla su la grandissima Victoria de los Angeles, compaesana mia, ed ammiratissima da tutti i grandi cantanti ( M. Caballé dice che ha tutti i suoi dischi graffiati per quanto li ha sentiti) tral’altro grandissima boheme.
Come mai questa mancanza?
Un caro saluto
Gonzalo Orquín