L’avvento, ormai il dilagare, di Internet ha avuto la propria copiosa ricaduta anche nel mondo dell’opera.
La conclusione, però, è sempre la stessa ossia Internet bisogna saperlo usare.
Ma pensiamo positivo. Internet ha azzerato molte difficoltà in cui il melomane si dibatteva. Ovvero Internet ti regala informazioni in tempo reale. Quanto avevo la metà degli anni attuali per sapere l’esito di una serata erano telefonate mattutine ad amici di amici, che tramite il tam tam dell’opera si sapevano presenti alla serata. Non parliamo, poi, delle registrazioni. Parche le radio nel trasmetterle, impossibile o quasi captare le radio straniere, possibilità di reperirle dopo molte attese e traffici se non per nastro, spesso copia di copia. Nastri spediti da amici, nastri che si spedivano ad amici, nastri copiati broadcast trasformate in dischi in vinile etc.
Oggi ci si collega, si ascolta si trova tutto quel che si vuol cercare ed alla mattina, al peggio al pomeriggio se ci sono problemi di fuso orario, sappiamo perfettamente come è andata la serata, sappiamo la condizione vocale di un cantante, le reazioni di un pubblico. Insomma il paese dei balocchi o quasi sul computer di casa. Chi per motivi anagrafici non ha vissuto l’epoca pregressa non può, neppure lontamente, immaginare il vero progresso.
Questo progresso ci rende anche o ci dovrebbe anche rendere molto ben edotti sulla realtà del mondo dell’opera. Mi spiego: nel tempo pregresso agenti, press agent, PR, segretari di cantanti erano personaggi noti ai soli addetti ai lavori e che, in fondo, operavano simili ai figli della notte del Marin Faliero.
Oggi cantanti, direttori, agenti, registi hanno e gestiscono siti Internet, personali o di agenzia, con possibilità di posta elettronica, ossia di comunicazioni tempo reale o quasi con aficionados e detrattori.
E’ facilissimo, comparati impegni e rosters di agenzie, capire l’orientamento di direttori artistici nelle programmazioni e capire se queste nascono da intendimento artistico e scelte libere e meditate o se si risolvano in quell’appalto alle agenzie (più o meno importanti), che abbiamo ricostruito in una nostra precedente meditazione. Appalto che Internet rende evidente senza necessità di indagini approfondite e che qualche volta meriterebbe approfondimenti. Non solo dei melomani, ma di chi dovrebbe prevenire o reprimere lo sperpero del danaro pubblico.
Insomma amicizie, conventicole, rivalità e preclusioni sono lì dinnanzi a tutti. Tutti possono spendere un pomeriggio per ricostruirle. E, forse, dovrebbero tenerne conto quando vanno in teatro. Talune riprovazioni possono oggi come ieri (memento un soprano riprovato in Forza del destino a Milano negli anni ’60 per affettuose amicizie da colli romani) nascere da motivi fondati, quand’anche metartistici.
E in fondo questa possibilità che la realtà virtuale offre ha ancora, se bene usata molti risvolti positivi. Dovrebbe insegnare a diffidare di imitazioni, captatio benevolentiae, pubblicità ingannevoli e frodi.
Tutti comportamenti, e versiamo nell’abuso di Internet, che vengono regolarmente praticati da chi crede e si illude che sia meglio spendere tempo via etere piuttosto che dedicarsi all’esercizio quotidiano della voce (care signore il mondo cambia, abbiamo Internet, abbiamo anche i trapianti di organi, ma l’apparato vocale e la tecnica del canto no); da chi via Internet pratica l’attività del mestatore e del calunniatore all’indirizzo di colleghi imputando loro fiaschi, anche qui in luogo di una bella mezz’ora di respirazione, che potrebbe aiutare a risolvere quei problemi, che hanno destato le riprovazioni del pubblico, reo solo di avere ancora un apparato uditivo autonomo.
Perché il vero scopo è proprio quello di ablare apparato uditivo e cervello. E ci stanno riuscendo, confesso, perchè quando i fans del tal cantante che partecipano del suo fans club virtuale chiedono, poi, informazioni non sulla singola performance, ma sul cantante in generale l’operazione di creare il consenso virtuale è perfettamente riuscita.
Per questa “opra di morte” (mentale) si adoprano vari soggetti: i cantanti e lo abbiamo già detto, i loro rappresentanti , i quali con il proprio nome e cognome (almeno quello) o per mezzo di pseudonomi (poca fantasia nella scelta quando si usa quello di un ruolo proprio o del proprio protégé) o per mezzo di mestatori narrano le mirabilie ( e passi ) le malattie (sempre molto politiche) sino alle sante virtù del proprio cliente e perseguono acrimoniosi, rabbiosi sino all’insulto personale, coloro i quali osano dubitare della verità rivelata, censurano e maltrattano o fanno censurare e maltrattare i colleghi, che mettono in ombra. E ormai non siamo più al soprano contro soprano, ma al tenore contro soprano , al soprano contro baritono e via di conserva.
Signori miei Internet non è a senso unico: hanno spazio laudatores e mestatori, ma anche detrattori, critici o supposti tali.
Se si dubita dei detrattori, della loro competenza e magari della loro onestà ed obiettività, lo stesso trattamento deve essere riservato, anche e sopratutto, a chi intoni peana e brandisca turiboli.
Perchè se si può comprendere e giustificare che cantanti more proprio, o loro agenti e rappresentanti oltre a creare di propri presidiano i luoghi virtuali dove si parla d’opera, il vero e più doloroso abuso di Internet è quello dei siti, che nascerebbero liberi, indipendenti ed, invece, al pari delle riviste specializzate, accolgono banner di cantanti e dei loro rappresentanti, dei concorsi e delle master class che il divo o la diva promuove, benchè in età da calcare ancora il palcoscenico, censurano sistematicamente opinioni contrarie con pretestuose scuse ed insulti, vuoi pubblici vuoi in privato, si abbassano a triviali parodie verso presunti concorrenti (Ifigonia in Culide è e rimane inimitabile), sistematicamente distruggono cantanti di repertorio similare a quello del protetto/a. Insomma fanno quel che un tempo nei corridoi dei teatri, prospicienti i camerini, facevano eleganti e silenziosi signori, che salutavano il cantante o il coniuge o il segretario e ricevano con saluti (spesso vernacoli se il cantante era gloria locale) quello che il grande Carlo Porta chiama “palpireau”.
La conclusione, però, è sempre la stessa ossia Internet bisogna saperlo usare.
Ma pensiamo positivo. Internet ha azzerato molte difficoltà in cui il melomane si dibatteva. Ovvero Internet ti regala informazioni in tempo reale. Quanto avevo la metà degli anni attuali per sapere l’esito di una serata erano telefonate mattutine ad amici di amici, che tramite il tam tam dell’opera si sapevano presenti alla serata. Non parliamo, poi, delle registrazioni. Parche le radio nel trasmetterle, impossibile o quasi captare le radio straniere, possibilità di reperirle dopo molte attese e traffici se non per nastro, spesso copia di copia. Nastri spediti da amici, nastri che si spedivano ad amici, nastri copiati broadcast trasformate in dischi in vinile etc.
Oggi ci si collega, si ascolta si trova tutto quel che si vuol cercare ed alla mattina, al peggio al pomeriggio se ci sono problemi di fuso orario, sappiamo perfettamente come è andata la serata, sappiamo la condizione vocale di un cantante, le reazioni di un pubblico. Insomma il paese dei balocchi o quasi sul computer di casa. Chi per motivi anagrafici non ha vissuto l’epoca pregressa non può, neppure lontamente, immaginare il vero progresso.
Questo progresso ci rende anche o ci dovrebbe anche rendere molto ben edotti sulla realtà del mondo dell’opera. Mi spiego: nel tempo pregresso agenti, press agent, PR, segretari di cantanti erano personaggi noti ai soli addetti ai lavori e che, in fondo, operavano simili ai figli della notte del Marin Faliero.
Oggi cantanti, direttori, agenti, registi hanno e gestiscono siti Internet, personali o di agenzia, con possibilità di posta elettronica, ossia di comunicazioni tempo reale o quasi con aficionados e detrattori.
E’ facilissimo, comparati impegni e rosters di agenzie, capire l’orientamento di direttori artistici nelle programmazioni e capire se queste nascono da intendimento artistico e scelte libere e meditate o se si risolvano in quell’appalto alle agenzie (più o meno importanti), che abbiamo ricostruito in una nostra precedente meditazione. Appalto che Internet rende evidente senza necessità di indagini approfondite e che qualche volta meriterebbe approfondimenti. Non solo dei melomani, ma di chi dovrebbe prevenire o reprimere lo sperpero del danaro pubblico.
Insomma amicizie, conventicole, rivalità e preclusioni sono lì dinnanzi a tutti. Tutti possono spendere un pomeriggio per ricostruirle. E, forse, dovrebbero tenerne conto quando vanno in teatro. Talune riprovazioni possono oggi come ieri (memento un soprano riprovato in Forza del destino a Milano negli anni ’60 per affettuose amicizie da colli romani) nascere da motivi fondati, quand’anche metartistici.
E in fondo questa possibilità che la realtà virtuale offre ha ancora, se bene usata molti risvolti positivi. Dovrebbe insegnare a diffidare di imitazioni, captatio benevolentiae, pubblicità ingannevoli e frodi.
Tutti comportamenti, e versiamo nell’abuso di Internet, che vengono regolarmente praticati da chi crede e si illude che sia meglio spendere tempo via etere piuttosto che dedicarsi all’esercizio quotidiano della voce (care signore il mondo cambia, abbiamo Internet, abbiamo anche i trapianti di organi, ma l’apparato vocale e la tecnica del canto no); da chi via Internet pratica l’attività del mestatore e del calunniatore all’indirizzo di colleghi imputando loro fiaschi, anche qui in luogo di una bella mezz’ora di respirazione, che potrebbe aiutare a risolvere quei problemi, che hanno destato le riprovazioni del pubblico, reo solo di avere ancora un apparato uditivo autonomo.
Perché il vero scopo è proprio quello di ablare apparato uditivo e cervello. E ci stanno riuscendo, confesso, perchè quando i fans del tal cantante che partecipano del suo fans club virtuale chiedono, poi, informazioni non sulla singola performance, ma sul cantante in generale l’operazione di creare il consenso virtuale è perfettamente riuscita.
Per questa “opra di morte” (mentale) si adoprano vari soggetti: i cantanti e lo abbiamo già detto, i loro rappresentanti , i quali con il proprio nome e cognome (almeno quello) o per mezzo di pseudonomi (poca fantasia nella scelta quando si usa quello di un ruolo proprio o del proprio protégé) o per mezzo di mestatori narrano le mirabilie ( e passi ) le malattie (sempre molto politiche) sino alle sante virtù del proprio cliente e perseguono acrimoniosi, rabbiosi sino all’insulto personale, coloro i quali osano dubitare della verità rivelata, censurano e maltrattano o fanno censurare e maltrattare i colleghi, che mettono in ombra. E ormai non siamo più al soprano contro soprano, ma al tenore contro soprano , al soprano contro baritono e via di conserva.
Signori miei Internet non è a senso unico: hanno spazio laudatores e mestatori, ma anche detrattori, critici o supposti tali.
Se si dubita dei detrattori, della loro competenza e magari della loro onestà ed obiettività, lo stesso trattamento deve essere riservato, anche e sopratutto, a chi intoni peana e brandisca turiboli.
Perchè se si può comprendere e giustificare che cantanti more proprio, o loro agenti e rappresentanti oltre a creare di propri presidiano i luoghi virtuali dove si parla d’opera, il vero e più doloroso abuso di Internet è quello dei siti, che nascerebbero liberi, indipendenti ed, invece, al pari delle riviste specializzate, accolgono banner di cantanti e dei loro rappresentanti, dei concorsi e delle master class che il divo o la diva promuove, benchè in età da calcare ancora il palcoscenico, censurano sistematicamente opinioni contrarie con pretestuose scuse ed insulti, vuoi pubblici vuoi in privato, si abbassano a triviali parodie verso presunti concorrenti (Ifigonia in Culide è e rimane inimitabile), sistematicamente distruggono cantanti di repertorio similare a quello del protetto/a. Insomma fanno quel che un tempo nei corridoi dei teatri, prospicienti i camerini, facevano eleganti e silenziosi signori, che salutavano il cantante o il coniuge o il segretario e ricevano con saluti (spesso vernacoli se il cantante era gloria locale) quello che il grande Carlo Porta chiama “palpireau”.
Gli ascolti
Rossini – Tancredi
Atto II
Lasciami, non t’ascolto – Marilyn Horne & Lella Cuberli (1983)