Nina Stemme, ormai in carriera da una ventina d’anni approda alla Scala. L’asseggio per lei e per gli spettatori è un concerto di canto, dedicato naturalmente a pagine cameristiche secondo i dettami della direzione artistica, che deve educare il pubblico a superare la pericolosa malattia della melomania. Poi ci domandiamo pericolosa per chi.
E’ un assaggio in quanto la prossima stagione, stando ai rituali si dice, oggi consacrati nei siti internet degli artisti e dei loro procuratori, la signora Stemme, approdata ai ruoli di soprano drammatico da repertorio tedesco, vestirà niente meno che i panni di Brunilde in Walkiria.
La cantante ha scelto un programma dove occorrerebbe il fraseggio, il saper dire accompagnato da una voce di una certa pienezza e corposità soprattutto per i Wesendonck Lieder e Sibelius, eleganza e capacità di suggestione per un musicista come Rachmaninov. Dal primo istante la voce è parsa di medio tonnellaggio, non certo l’hoch-dramatisch da Brunilde e Salome, se mai da lirico spinto al più e per giunta di timbro piuttosto comune ed ordinario. Il volume non può, nonostante il repertorio cui è oggi applicata l’artista, competere con quello di una Maria Chiara o di una Freni post 1975.
Il timbro è ordinario e comune, perché l’emissione non è di scuola. La voce, infatti, non collocata nella maschera, suona piuttosto vuota in basso (la signora ricorre spesso particolarmente nei Lieder di Rachmaninov a suoni di petto); le cose vanno meglio sul mezzo forte in zona centra alta, salvo poi esibire suoni bianchi e stimbrati nei tentativi di cantare piano e di esibire l’irrinunciabile dinamica in quella stessa zona. Quanto agli acuti, di fatto non ne ha emessi, uno solo nel terzo Lied di Rachmaninov, tentato in piano ed è stato, a dir poco, avventuroso. L’esecuzione meno riuscita è stata quella dei Wesendonck Lieder, cantati con voce per nulla nobile ed amorosa e difficoltà costante appena la tessitura abbandona la scrittura più centrale; in particolare con “Im Treibhaus” ed in “Schmerzen”.
I suoni della prima ottava, spesso anche ovattati, ricordano quelli di Reneé Fleming e persino della Norman, ovvero quelli di chi non sappia eseguire il primo passaggio di registro, mentre nell’ottava superiore manca assolutamente per limiti tecnici la cavata (per far capire cosa intendiamo basta un Lied di Strauss della Caballè o della Jurinac). Se la voce non risuona in maschera, ma in gola o in posizione intermedia, viene manovrata con grande difficoltà: il canto appare macchinoso e manca della spontaneità che è la caratteristica prima dell’interprete di musica da camera. Ovviamente tali condizioni consigliano di tenersi alla larga dagli autori italiani, sia in passi operistici che cameristici. Infatti la cantante ha offerto un solo brano nella nostra lingua (fra l’altro con dizione tutt’altro che chiara) una ninna nanna di Castelnuovo-Tedesco in sede di bis.
Non si può dire che la signora Stemme manchi di personalità interpretativa, che sia una cantante priva di idee e di gusto, con difetti di musicalità. E’ l’approssimazione tecnica dell’organizzazione vocale, che dalla sua ha una naturale grandezza, ma non la penetrazione della voce immascherata, a condizionare il canto e per conseguenza a limitare il fascino dell’interprete.
Il programma di educazione, evoluzione ed ascesi del pubblico scaligero è stato completato con due bis, in lingua francese, tutt’altro che impeccabile, di Kurt Weill ed un Lied di Strauss, oltre al già citato Castelnuovo-Tedesco.
Talvolta i programmi educativi giovano più a chi li esegue che non a chi li ascolta!
Programma
Edvard Grieg
Våren (La primavera) op. 33 n. 2
Fra Monte Pincio (Dal monte Pincio) op. 39 n. 1
En svane (Un cigno) op. 25 n. 2
Hører jeg sangen klinge (Quando sento quest’aria) op. 39 n. 6
Solveigs vuggesang (Ninnananna di Solveig) op. 23 n. 26
Med en vandlilje (Con una ninfea) op. 25 n. 4
Richard Wagner
Fünf Gedichte für eine Frauenstimme (Wesendonck-Lieder)
Der Engel (L’angelo)
Stehe still! (Fermati!)
Im Treibhaus (Nella serra)
Schmerzen (Dolori)
Träume (Sogni)
Jean Sibelius
Cinque Lieder op. 37
Den första kyssen (Il primo bacio)
Lasse liten (Piccolo Lasse)
Soluppgång (L’alba)
Var det en dröm? (Ho sognato?)
Flickan kom ifrån sin ålsklings möte (La fanciulla torna dalle braccia dell’amante)
Sergej Rachmaninov
Da sei canti op. 4
Non cantare, bella fanciulla, in mia presenza n. 4
Nel silenzio della notte misteriosa n. 3
Da dodici canti op. 21
Com’è bello qui n. 7
Aprile! Un giorno primaverile di festa
Il fiore appassì
Da dodici canti op. 14
Acque primaverili n. 11
Gli ascolti
Edvard Grieg
Kirsten Flagstad – Sir Malcolm Sargent
Våren op. 33 n. 2
Fra Monte Pincio op. 39 n. 1
En svane op. 25 n. 2
Richard Wagner
Fünf Gedichte für eine Frauenstimme (Wesendonck-Lieder)
Kirsten Flagstad – Oivin Fjeldstad
Forse abbiamo assistito a due recital diversi! 😉
Dove si era accomodata Madame Grisi per constatare una tale mancanza d’immascheramento del suono?
Saluti
In loggione.
Opinione condivisa anche da altri loggionisti.
C’è un’ osservazione che dà da pensare sul sito degli Amici del Loggione, dove un tale afferma che la signora avrebbe una bella voce di….. mezzosoprano! ….quanto volte capita che vengano definiti mezzosoprani dei soprani con la voce indietro???……che poi emettono acuti in modo periglioso….
saluti
carissimo andrea,
se la signora stemme sapesse immascherare il suono e praticare il canto professionale non esibirebbe un verdi da principiante, basato sulla sola robustezza delle corde vocali.
E il problema non è il famoso do dei cieli azzurri (è scritto come solo verdi sapeva scrivere, sic!!) ma sono i la che precedono e seguono il famoso do; le cose non vanno meglio con la forza del destino. Implacabile la testimonianza sul tubo.
siccome posso sbagliarmi sarà il tempo a distribuire torti e ragioni (per quel che valgono).
Se Nina Stemme canterà come la Flagstad e la Nilsson per venti anni i ruoli del Wagner pesante ho preso una bella cantonata; se invece le cose stanno come la penso, fra un paio di stagioni dopo Brunildi, Isotte, Salomè ed Elettra in scala industriale arriveranno le varie Kostelnicke etc….
Non sentivi ier sera come la voce fosse al più grossa, ma mai grande ed ampia. Sono due situazioni differenti
ciao ed alla prossima
dd
Mi trovavo in loggione, lateralmente, sopra la Signora Stemme…si vede che la sua voce viaggia solo in verticale, come in ascensore! 😉
A presto.
Abbiamo detto che la Stemme nonsi sente?
Ogni voce che senti la consideri perfettamente emessa e/o immascherata?
Perchè se è così, anche un verso emesso da un macchinista sul palco lo dovresti definire immascherato perchè lo senti in loggione ma…..
Andrea, non hai capito ancora: SOLO le stelle morte (cioe i cantanti morti o quelli oltre 65/65) sono/erano bravi. Quelli di oggi invece sono SEMPRE cativi, con una montagna di problemi technici e poi sono orribilmente… eh… giovani.
E poi tutto si legge meglio. Cari saluti!
Dolcevita… facciamo a capirci, come dicono a Roma. June Anderson ha forse 65 anni? E Jessica Pratt? Cerca di replicare con ARGOMENTI, lasciando ad altri le battutine di quinta scelta. Saluti.
no cara Dolcevita.
Solo le stelle che cantano come dio comanda sono ed erano brave.
se questa signora per voi può cantare Brunhilde con una voce che ha meno, moooooolto meno volume di una Freni, c’è qualcosa che non và.
Una cantante di serie B di nome J. Altmeyer, tanto per esemplificare sul recente, ne aveva il doppio della Stemme……….
io sta gran voce nella Stemme non l’ho sentita…
Perchè la povera Mirella viene presa come elemento di paragone negativo??? …scherzo
La Stemme non l’ho mai sentita dal vivo, quindi non intervengo in proposito…saluti!
No. L’ho scelta apposta come metro di paragone per indicare un lirico puro, che ha fatto anche qualche ruolo più spinto in maturità, e che la Scala dovrebbe ben ricordare nelle sue caratteristiche vocali, in particolare l’ampiezza.
Ma mi sa che ormai anche la voce della Freni se la sono dimenticata a furia di sentire cantanti mediocri
ciao
non ho mai sentito la stemme dal vivo cantare l’opera, ma non credo che in tale settore sia impeccabile (a giudicare da ciò che si trova su youtube)…io giudico il recital della scala e mi ritengo soddisfatto di ciò che ho ascoltato.