Dame Joan Sutherland non ha goduto della fama e reputazione di concertista al pari di Marilyn Horne o Teresa Berganza. Joan Sutherland non aveva l’abitudine a differenza di molte sue colleghe di attraversare fra maggio e giugno, il vecchio ed il nuovo mondo proponendo le proprie prestazioni di concertista.
I concerti con accompagnamento di pianoforte (Richard Bonynge, naturalmente) erano al più sette o otto per stagione. Quello che stupisce dei programmi concertistici sono i programmi, che Dame Joan e consorte rinnovavano o quasi ogni sette o otto concerti appunto. E poi la varietà e la fantasia dei programmi. In trent’anni di notorietà Dame Joan non ha mai ripetuto i programmi da concerto che per poche volte, salvo certi topos come l’aria del Crispino e la canzone Home sweet home, insostituibili bis o quasi e percorso per le scelte dei singoli brani strade sconosciute ai più. Nei programmi della Sutherland compaiono autori dimenticati, sconosciuti, poco frequentati fossero inglesi della seconda metà del settecento (Balfe, Shield) italiani (Persiani o Pietro Cimara), oltre ad indiscussi autori per dive come Arditi o Tosti.
Nelle loro scelte i Bonynge si rifacevano al gusto ed alle scelte delle primedonne della seconda metà dell’800, il cui scopo essenziale era esibire la propria arte e che , pertanto, non proponevano antologie di autori, ma pagine dell’uno e dell’altro consone al loro gusto ed alla loro tecnica.
Questo accade anche nel concerto di Washington, anno 1971, dove dame Joan passa dal Settecento di Haendel (pagine famosissime come l’aria dell’Atalanta o raffinate e sconosciute come quelle tratte dall’Ode di Santa Cecilia), al passaggio fra barocco e neoclassicismo di Haydn, alla tradizione italiana di Rossini (attingendo, però, ai Péchés e non alle arcinote Soirées, di cui la Sutherland, comunque, ha dato una esecuzione esemplare) per approdare al salotto Secondo Impero di Bizet, Offenbach e, sopra tutti, Delibes, le cui Filles de Cadix sono uno dei must delle più autentiche primedonne.
I concerti con accompagnamento di pianoforte (Richard Bonynge, naturalmente) erano al più sette o otto per stagione. Quello che stupisce dei programmi concertistici sono i programmi, che Dame Joan e consorte rinnovavano o quasi ogni sette o otto concerti appunto. E poi la varietà e la fantasia dei programmi. In trent’anni di notorietà Dame Joan non ha mai ripetuto i programmi da concerto che per poche volte, salvo certi topos come l’aria del Crispino e la canzone Home sweet home, insostituibili bis o quasi e percorso per le scelte dei singoli brani strade sconosciute ai più. Nei programmi della Sutherland compaiono autori dimenticati, sconosciuti, poco frequentati fossero inglesi della seconda metà del settecento (Balfe, Shield) italiani (Persiani o Pietro Cimara), oltre ad indiscussi autori per dive come Arditi o Tosti.
Nelle loro scelte i Bonynge si rifacevano al gusto ed alle scelte delle primedonne della seconda metà dell’800, il cui scopo essenziale era esibire la propria arte e che , pertanto, non proponevano antologie di autori, ma pagine dell’uno e dell’altro consone al loro gusto ed alla loro tecnica.
Questo accade anche nel concerto di Washington, anno 1971, dove dame Joan passa dal Settecento di Haendel (pagine famosissime come l’aria dell’Atalanta o raffinate e sconosciute come quelle tratte dall’Ode di Santa Cecilia), al passaggio fra barocco e neoclassicismo di Haydn, alla tradizione italiana di Rossini (attingendo, però, ai Péchés e non alle arcinote Soirées, di cui la Sutherland, comunque, ha dato una esecuzione esemplare) per approdare al salotto Secondo Impero di Bizet, Offenbach e, sopra tutti, Delibes, le cui Filles de Cadix sono uno dei must delle più autentiche primedonne.
Joan Sutherland, soprano
Richard Bonynge, pianoforte
Haendel: da Atalanta – Care selve
Haendel: da Ode to St Cecilia’s Day – Soft complaining Flute
Haendel: da Acis & Galathea – As when the Dove
Purcell: Music for a while
Haydn: The Shepherd’s Song
Haydn: She never told her love
Arne: When daisies pied
Meyerbeer: Guide au bord de ta nacelle
Rossini: Chanson de Zora
Donizetti: Il Sospiro
Bizet: Pastorale
Offenbach: da La Périchole – Oh, mon cher amant
Delibes: Les filles de Cadix
F.lli Ricci: da Crispino e la Comare – Io non sono più l’Annetta
Bishop: Home, sweet home
Washington, 17 dicembre 1971
Questa serie di concerti di canto non poteva proseguire meglio, con una Sutherland nel pieno dei suoi mezzi. La voce è davvero a momenti raggiante, con un’espansione che si percepisce eccezionale, nonostante la presa amatoriale del suono sia qua e là di qualità alterna.
Dato purtroppo funesto: gli appalusi troncati, che distruggono immediatamente la magia del brano appena cantato.
Certo che una voce così, oggi, pare arrivare dalla luna.
Gabriele Brunini
Venezia
Caro Gabriele, purtroppo gli applausi erano spesso troncati anche nella registrazione “madre”… Assolutamente d’accordo sulla qualità ‘extraterrestre’ del canto di Dame Joan!
Saluti,
AT