L’assedio di Corinto, proposto alla Scala nell’aprile-maggio 1969, rappresenta un passo fondamentale nella storia dell’opera. E sotto differenti profili.
Il primo e più importante perché prima proposizione di un Rossini tragico con un notevole rispetto dell’autore, della sua poetica e della sua vocalità, almeno femminile. Il secondo fu la consacrazione di due autentiche prime donne, una Marylin Horne, già nota anche se non ancora universalmente riconosciuta, l’altra Beverly Sills, assolutamente sconosciuta, attesa una carriera solo statunitense e a ritmo ridotto, per tristi vicende familiari. Il terzo la direzione di Thomas Schippers, lui già famosissimo, stimato ed introdotto negli ambienti musicali, che contavano, ma, a differenza degli attuali colleghi di identica provenienza, di grandissima cultura e capacità direttoriali. Schippers, a distanza di quasi quarant’anni, rimane insuperato esempio del direttore rossiniano in perfetto equilibrio fra il rispetto delle esigenze belcantistiche e vocali da un lato e la capacità di creare l’atmosfera di cupa tragedia fra classico e romantico, che dell’Assedio (ma anche del Maometto) è cifra peculiare. Quarto la proposizione di uno spartito che mai era stato rappresentato, atteso l’inserimento in chiave belcantistica, di passi del Maometto, che per l’Assedio, anzi le Siege, erano stati espunti da Rossini stesso. Tale scelta venne censurata e mai più ripresa ed applicata. Nulla di più sbagliato. La storia dell’opera, mossa da principi ben diversi dagli attuali, è costellata di titoli rossiniani e non circolati con auto ed etero impresti. In fondo quando Giuditta Pasta cantava il Tancredi di Rossini, dell’opera rappresentata a Venezia nel febbraio 1813 ne rimaneva poco.
Oggi deve però essere rimarcato l’aspetto rivoluzionario di quell’edizione, se si pensa che allora i maggiori direttori d’orchestra, contemporanei di Schippers, non accettavano l’esecuzione di varianti ed abbellimenti.
Come la storia dell’opera insegna i rapporti fra le due protagoniste tutto furono fuorchè idilliaci. Le versioni dei fatti differiscono radicalmente a seconda che si leggano le biografie o autobiografie di Beverly Sills o di Marilyn Horne. Sicchè quando dopo anni di militanza alla porta accanto (ossia alla New York City opera) la Sills ebbe il suo trionfale ingresso al Met, con il titolo che voleva: la scelta cadde sull’Assedio, senza Marylin Horne. Quest’ultima nella stagione 1974-75 al Met dovette accontentarsi di cantare uno dei suoi cavalli di battaglia, Isabella dell’Italiana in Algeri.
In luogo della Horne ,Shirley Verrett, vocalmente sempre alla ricerca di ruoli, altalenante fra il soprano ed il mezzo per il solo motivo che le opere del cosiddetto soprano Falcon erano e sono da tempo in disuso.
Al Met la Sills non era quella della Scala, ma sempre efficientissima e protagonista. Diva conclamata ed acclamata, esercitò in forma ancora più visibile ed udibili i diritti conseguenti il proprio status di diva, inserendo quei numeri che compaiono anche nella edizione discografica. Nessuno ha mai raccontato l’approdo all’Assedio della cabaletta “ Parmi vederlo ahi misero” che non è dell’Assedio e neppure credo di Rossini. Ma la scelta è solo plausibile e rossinianamente condivisibile. Non trovo, invece, felicissimo l’inserimento della cabaletta (di cui in teatro la Sills eseguiva una sola strofe) del Ciro, che era già transitata nel Mosè in Egitto. La vocalità è quella del primo Rossini, quello amato da Stendhal, diverge e molto da quella del tardo Rossini. Basta confrontare la cabaletta che sarebbe propria dell’Assedio, ma che non poteva eseguire per il semplice fatto che è la stessa, modificato il testo, che esegue Neocle e che proviene direttamente dal Maometto.
Forse questa proposta quale Contro ROF vi parrà scontata e nota, ma siamo certi che la gioia del riascolto rallegrerà la vostra estate e potrà darvi motivo di riflessione oltre che di chiacchiere vacanziere e melomaniache.
Il primo e più importante perché prima proposizione di un Rossini tragico con un notevole rispetto dell’autore, della sua poetica e della sua vocalità, almeno femminile. Il secondo fu la consacrazione di due autentiche prime donne, una Marylin Horne, già nota anche se non ancora universalmente riconosciuta, l’altra Beverly Sills, assolutamente sconosciuta, attesa una carriera solo statunitense e a ritmo ridotto, per tristi vicende familiari. Il terzo la direzione di Thomas Schippers, lui già famosissimo, stimato ed introdotto negli ambienti musicali, che contavano, ma, a differenza degli attuali colleghi di identica provenienza, di grandissima cultura e capacità direttoriali. Schippers, a distanza di quasi quarant’anni, rimane insuperato esempio del direttore rossiniano in perfetto equilibrio fra il rispetto delle esigenze belcantistiche e vocali da un lato e la capacità di creare l’atmosfera di cupa tragedia fra classico e romantico, che dell’Assedio (ma anche del Maometto) è cifra peculiare. Quarto la proposizione di uno spartito che mai era stato rappresentato, atteso l’inserimento in chiave belcantistica, di passi del Maometto, che per l’Assedio, anzi le Siege, erano stati espunti da Rossini stesso. Tale scelta venne censurata e mai più ripresa ed applicata. Nulla di più sbagliato. La storia dell’opera, mossa da principi ben diversi dagli attuali, è costellata di titoli rossiniani e non circolati con auto ed etero impresti. In fondo quando Giuditta Pasta cantava il Tancredi di Rossini, dell’opera rappresentata a Venezia nel febbraio 1813 ne rimaneva poco.
Oggi deve però essere rimarcato l’aspetto rivoluzionario di quell’edizione, se si pensa che allora i maggiori direttori d’orchestra, contemporanei di Schippers, non accettavano l’esecuzione di varianti ed abbellimenti.
Come la storia dell’opera insegna i rapporti fra le due protagoniste tutto furono fuorchè idilliaci. Le versioni dei fatti differiscono radicalmente a seconda che si leggano le biografie o autobiografie di Beverly Sills o di Marilyn Horne. Sicchè quando dopo anni di militanza alla porta accanto (ossia alla New York City opera) la Sills ebbe il suo trionfale ingresso al Met, con il titolo che voleva: la scelta cadde sull’Assedio, senza Marylin Horne. Quest’ultima nella stagione 1974-75 al Met dovette accontentarsi di cantare uno dei suoi cavalli di battaglia, Isabella dell’Italiana in Algeri.
In luogo della Horne ,Shirley Verrett, vocalmente sempre alla ricerca di ruoli, altalenante fra il soprano ed il mezzo per il solo motivo che le opere del cosiddetto soprano Falcon erano e sono da tempo in disuso.
Al Met la Sills non era quella della Scala, ma sempre efficientissima e protagonista. Diva conclamata ed acclamata, esercitò in forma ancora più visibile ed udibili i diritti conseguenti il proprio status di diva, inserendo quei numeri che compaiono anche nella edizione discografica. Nessuno ha mai raccontato l’approdo all’Assedio della cabaletta “ Parmi vederlo ahi misero” che non è dell’Assedio e neppure credo di Rossini. Ma la scelta è solo plausibile e rossinianamente condivisibile. Non trovo, invece, felicissimo l’inserimento della cabaletta (di cui in teatro la Sills eseguiva una sola strofe) del Ciro, che era già transitata nel Mosè in Egitto. La vocalità è quella del primo Rossini, quello amato da Stendhal, diverge e molto da quella del tardo Rossini. Basta confrontare la cabaletta che sarebbe propria dell’Assedio, ma che non poteva eseguire per il semplice fatto che è la stessa, modificato il testo, che esegue Neocle e che proviene direttamente dal Maometto.
Forse questa proposta quale Contro ROF vi parrà scontata e nota, ma siamo certi che la gioia del riascolto rallegrerà la vostra estate e potrà darvi motivo di riflessione oltre che di chiacchiere vacanziere e melomaniache.
Rossini – L’assedio di Corinto
Ouverture – Thomas Schippers
Atto I
Oh ciel! propizio – Beverly Sills, Shirley Verrett & Harry Theyard
Atto II
Dal soggiorno degli estinti – Beverly Sills
Qual mai tumulto? – Beverly Sills, Shirley Verrett, Justino Díaz, Betsy Norden & Richard Best
Atto III
Non temer: d’un basso affetto – Shirley Verrett
Pria svenar con ferme ciglia – Shirley Verrett, Justino Díaz & Harry Theyard
Celeste Provvidenza – Beverly Sills, Shirley Verrett & Harry Theyard
Giusto Ciel! In tal periglio … Parmi vederlo, ahi misero – Beverly Sills
Grazie di cuore davvero… Il metodo di Schippers è vera filologia… E’ una sorta di fossile vivente… Ma non è un pezzo da museo… E’ teatralmente vivo… Geniale… Grazie per i bellissimi ascolti…