Nel mese di marzo 2001 DD e GG affrontarono una recrudescenza dell’inverno in Europa ed a Liegi assistettero ad una esecuzione di Semiramide che valeva il viaggio.
E’ difficile per noi, che dal 1980 abbiamo, in pratica, assistito a molte delle tante esecuzioni di Semiramide, uscire soddisfatti dal teatro, non fosse perché nelle nostre esperienze precedenti di ascoltatori avevamo incontrato interpreti dei quattro ruoli protagonistici di levatura storica.
A Liegi della autentica e, temiamo irripetibile, renaissance di Rossini era ancora presente Rockwell Blake, certo con timbro sbiancato ed un poco asessuato (fra l’altro non del tutto inadatto ad un personaggio esornativo come Idreno), ma assolutamente unico nell’esecuzione dei passi acrobatici. E’ una ripetizione parlare della pertinenza stilistica ed estetica, oltre che della grande tecnica, sfoggiata nelle esecuzioni di Rossini ad opera di Blake, soprattutto quando il tenore americano era alle prese con un personaggio che vive essenzialmente di una perfetta esecuzione vocale.
Il vero ed autentica motivo di interesse che ci aveva portati a Liegi era la protagonista: Darina Takova. La Takova era stata la vera protagonista della disastrata edizione di Lucrezia Borgia alla Scala nel giugno 1999, dove la presunzione della diva di turno – Renée Fleming – era stata stigmatizzata dal pubblico con pesantissime riprovazioni, che avevano indotto Beautiful Voice (!) a ridurre al minimo le recite con conseguente sovraccarico per la Takova, che pur non essendo un soprano drammatico se l’era cavata con onore, aiutata e sorretta da una voce di qualità veramente eccezionale. Poco dopo la Borgia scaligera, Darina Takova aveva avuto un trionfo quale Amenaide nel Tancredi pesarese. A Liegi Darina Takova aveva esibito una voce bellissima ed un accento nei passi più segnatamente drammatici, che la metteva al livello delle più complete protagoniste della renaissance Rossiniana e addirittura le superava in altri. Spontanemente, poi, la Takova aveva mordente e slancio nei passi di agilità di forza. Semiramide per certo è stato il personaggio più significativo della carriera. Avesse avuto pari applicazione e zelo nello studio la Takova, oggi, sarebbe la numero uno contesa nel repertorio del primo ottocento da tutti i maggiori teatri del mondo.
Scusate non è proprio da tutti sostenere il confronto con soprani della levatura di Lella Cuberli e June Anderson.
Ewa Podles fu per certi aspetti formidabile. Termine usato alla latina. Perché, e lo abbiamo già scritto altrove, al primo momento l’accentuato utilizzo, anche nel registro medio basso, sconcerta. Soprattutto perché le note seguenti hanno un qualche cosa di poco sonoro e suonano, spesso, vuote. Sopra, si naturale compreso, allora la Podles era facilissima e l’esecuzione della agilità erano sorprendenti per precisione e fluidità. Né la Horne né Martine Dupuy, i più accreditati Arsace, avevano ostentato il registro medio grave della Podles, che richiamava le descrizioni di Scudo riferite alla Pisaroni.
La scelta di questa Semiramide, benché diretta dall’attuale direttore artistico del ROF e valente soprattutto nel grandioso finale prima anche se da un direttore della cultura e fama di Alberto Zedda ci si sarebbe aspettata la predisposizione di varianti ad hoc per le due protagoniste è quanto mai da contro festival.
Il ROF ha sempre ignorato Ewa Podles, l’unica cantante in grado di vestire con pertinenza vocale e stilistica i ruoli en travesti e di non far rimpiangere le cantanti della generazione precedente, ha pensionato con rapidità Rocky Blake, come se i suoi successori potessero essergli pari per tecnica, pertinenza stilistica e capacità di affrontare ruoli che, per loro stessa natura sono impietosi di ogni minima menda vocale. Entrambi dimenticati per cantanti, che declinavano il paradigma della terza generazione di cantanti, che sarà anche la terza, ma che è molto poco rossiniana. E non per nostra fantasia, ma da un semplice esame delle scritture degli spartiti rossiniani.
E’ difficile per noi, che dal 1980 abbiamo, in pratica, assistito a molte delle tante esecuzioni di Semiramide, uscire soddisfatti dal teatro, non fosse perché nelle nostre esperienze precedenti di ascoltatori avevamo incontrato interpreti dei quattro ruoli protagonistici di levatura storica.
A Liegi della autentica e, temiamo irripetibile, renaissance di Rossini era ancora presente Rockwell Blake, certo con timbro sbiancato ed un poco asessuato (fra l’altro non del tutto inadatto ad un personaggio esornativo come Idreno), ma assolutamente unico nell’esecuzione dei passi acrobatici. E’ una ripetizione parlare della pertinenza stilistica ed estetica, oltre che della grande tecnica, sfoggiata nelle esecuzioni di Rossini ad opera di Blake, soprattutto quando il tenore americano era alle prese con un personaggio che vive essenzialmente di una perfetta esecuzione vocale.
Il vero ed autentica motivo di interesse che ci aveva portati a Liegi era la protagonista: Darina Takova. La Takova era stata la vera protagonista della disastrata edizione di Lucrezia Borgia alla Scala nel giugno 1999, dove la presunzione della diva di turno – Renée Fleming – era stata stigmatizzata dal pubblico con pesantissime riprovazioni, che avevano indotto Beautiful Voice (!) a ridurre al minimo le recite con conseguente sovraccarico per la Takova, che pur non essendo un soprano drammatico se l’era cavata con onore, aiutata e sorretta da una voce di qualità veramente eccezionale. Poco dopo la Borgia scaligera, Darina Takova aveva avuto un trionfo quale Amenaide nel Tancredi pesarese. A Liegi Darina Takova aveva esibito una voce bellissima ed un accento nei passi più segnatamente drammatici, che la metteva al livello delle più complete protagoniste della renaissance Rossiniana e addirittura le superava in altri. Spontanemente, poi, la Takova aveva mordente e slancio nei passi di agilità di forza. Semiramide per certo è stato il personaggio più significativo della carriera. Avesse avuto pari applicazione e zelo nello studio la Takova, oggi, sarebbe la numero uno contesa nel repertorio del primo ottocento da tutti i maggiori teatri del mondo.
Scusate non è proprio da tutti sostenere il confronto con soprani della levatura di Lella Cuberli e June Anderson.
Ewa Podles fu per certi aspetti formidabile. Termine usato alla latina. Perché, e lo abbiamo già scritto altrove, al primo momento l’accentuato utilizzo, anche nel registro medio basso, sconcerta. Soprattutto perché le note seguenti hanno un qualche cosa di poco sonoro e suonano, spesso, vuote. Sopra, si naturale compreso, allora la Podles era facilissima e l’esecuzione della agilità erano sorprendenti per precisione e fluidità. Né la Horne né Martine Dupuy, i più accreditati Arsace, avevano ostentato il registro medio grave della Podles, che richiamava le descrizioni di Scudo riferite alla Pisaroni.
La scelta di questa Semiramide, benché diretta dall’attuale direttore artistico del ROF e valente soprattutto nel grandioso finale prima anche se da un direttore della cultura e fama di Alberto Zedda ci si sarebbe aspettata la predisposizione di varianti ad hoc per le due protagoniste è quanto mai da contro festival.
Il ROF ha sempre ignorato Ewa Podles, l’unica cantante in grado di vestire con pertinenza vocale e stilistica i ruoli en travesti e di non far rimpiangere le cantanti della generazione precedente, ha pensionato con rapidità Rocky Blake, come se i suoi successori potessero essergli pari per tecnica, pertinenza stilistica e capacità di affrontare ruoli che, per loro stessa natura sono impietosi di ogni minima menda vocale. Entrambi dimenticati per cantanti, che declinavano il paradigma della terza generazione di cantanti, che sarà anche la terza, ma che è molto poco rossiniana. E non per nostra fantasia, ma da un semplice esame delle scritture degli spartiti rossiniani.
Gli ascolti
Rossini – Semiramide
Atto I
Ah! Dov’è, dov’è il cimento – Rockwell Blake
I vostri voti omai…Giuri ognuno…Qual mesto gemito – Darina Takova, Ewa Podles, Rockwell Blake, Boris Martinovich & Leonard Grauss
Atto II
In sì barbara sciagura…Sì, vendicato – Ewa Podles
Ebben, a te, ferisci…Giorno d’orrore – Darina Takova & Ewa Podles
Grandissima Podles… Non ci sono parole per descrivere il suo Arsace… Grazie di cuore… Continuate a proporre il “Contro ROF”…
………Velluti……ti stai facendo sedurre da questo perfido blog?????
saluti
Carissima… Della Podles sono un ammiratore strenuo (e infatti possiedo gran parte delle sue incisioni e registrazioni; trovo la Podles vocalmente più in forma nella Semiramide con la Devia, però)… Se una cosa è bella è bella, a prescindere dalla sua collocazione nel presente o nel passato (prossimo o remoto).
ho scoperto da poco questo blog e sto leggendo partendo dal fondo
spesso mi capita di non ritrovarmi per niente in quello che leggo ma gli articoli rimangono comunque interessantissimi
questa semiramide a liegi l'ho vista anch'io…. bellissima, non ho altre parole
ancora troppo pochi i "contro ROF", croce e delizia del mio amatissimo Rossini