E’ stato da poco presentato il cartellone del prossimo Festival Verdi, che si terrà fra Parma, Busseto e Reggio Emilia nel mese di ottobre 2008.
Questi gli appuntamenti operistici:
Giovanna d’Arco
Carlo VII – Evan Bowers
Giacomo – Renato Bruson
Giovanna – Svetla Vassileva
Delil – Luigi Petroni
Talbot – Maurizio Lo Piccolo
Direttore – Bruno Bartoletti
Regia – Gabriele Lavia
Rigoletto
Il duca di Mantova – Francesco Demuro
Rigoletto – Leo Nucci/George Gagnidze
Gilda – Desirée Rancatore/Nino Machaidze
Sparafucile – Marco Spotti
Maddalena – Stefanie Irányi
Direttore – Massimo Zanetti
Regia – Stefano Vizioli (dallo spettacolo di Pierluigi Samaritani)
Il Corsaro
Corrado – Bruno Ribeiro/Salvatore Cordella
Medora – Irina Lungu
Seid – Luca Salsi
Gulnara – Silvia Dalla Benetta
Direttore – Carlo Montanaro
Regia – Lamberto Puggelli
Nabucco
Nabucco – Anthony Michaels-Moore
Ismaele – Mickael Spadacini
Zaccaria – Carlo Colombara
Abigaille – Dimitra Theodossiou
Fenena – Daniela Innamorati
Direttore – Michele Mariotti
Regia – Daniele Abbado
Posti di fronte a un cartellone del genere ci assale la domanda che certo avrà turbato per lungo tempo il sonno degli organizzatori del Festival: quali caratteristiche deve possedere la voce verdiana? Domanda non peregrina, in un’epoca in cui regna una così grande confusione circa peso specifico caratteristiche delle voci e accento degli interpreti, massime se si considera che parecchi dei convocati esordiscono di fatto nel repertorio del Cigno di Busseto (anzi, alcuni esordiscono tout court) e provengono da ambiti affatto diversi, nel campo della lirica e non solo. Quali dunque i modelli, per un canto che voglia essere rispettoso di quanto previsto dalla scrittura verdiana? Riteniamo che alcuni ascolti possano favorire una riflessione in merito.
G. Verdi
Aida – Atto IV – Già i sacerdoti adunansi – Ebe Stignani & Beniamino Gigli
Giovanna d’Arco – Atto I – Dunque, o cruda, e gloria e trono – Carlo Bergonzi & Renata Tebaldi
Un ballo in maschera – Atto I – Che v’agita così? – Anita Cerquetti, Ebe Stignani & Gianni Poggi
Otello – Atto II – Era la notte – Victor Maurel
l’articolo pone una questione decisamente interessante ed affascinante, e di tutt’altro che facile soluzione. Il famoso “accento verdiano”, che già con l’articolo “il soprano drammatico in Verdi” questa rivista richiamava, in che cosa consiste esattamente? E come si sviluppa a partire dalla prima fase verdiana, più sensibile agli schemi belcantistici tradizionali, fino ad arrivare agli esiti del tutto originali (non si parla né di verismo, né di “Wagnerismo”, anche se dei rapporti e delle influenze tra il compositore tedesco e Verdi necessiterebbe trattare) dell’ultimo periodo artistico? Come evolve, in sostanza, tale accento? Sarà davvero arduo dirimere la questione…
molto arduo dirimerne la questione!
chiedo solo un po’ di tempo per due pensieri che vorrei sintetici e per scegliere quattro o cinque esempi non unici, ma paradigmatici