E’ compito della critica togata definire il valore dell’opera, degli esecutori di ogni epoca rendere il miglior e più completo servizio all’autore, eseguendo l’opera con il rispetto della non facile scrittura vocale.
Soprattutto con riferimento a Giselda, il ruolo protagonistico che Verdi predispose per una delle dive più famose dell’epoca: Erminia Frezzolini, prima esecutrice di Lombardi e Giovanna d’Arco. A sentire Gino Monaldi nel suo “Cantanti celebri” il merito del successo della prima rappresentazione dei Lombardi fu più del maestro, quello di Giovanna d’Arco dell’avvenente prima donna.
Leggere le parole che Monaldi dedica alla prima donna ricorda quel che antecedentemente Stendhal dedicò a Giuditta Pasta. Soprattutto la descrizione di Erminia Frezzolini protagonista di Beatrice di Tenda nel 1841, ossia alla vigilia della sua interpretazione dei Lombardi, rende comprensibile perché Verdi nel ruolo di Giselda toccò tante corde espressive e vocali per la protagonista. Elegiaca nelle due arie, vibrante nella grande scena che chiude il secondo atto (a nessuna primadonna Verdi riserverà una scena di così elevato tasso virtuosistico, tanto è che il rondò “No giusta causa” venne anche riciclato nell’Ernani), insurrezionale e patriottarda nella sezione conclusiva della polacca “Non fu sogno”.
Insomma un personaggio poliedrico e sfaccettato, come tutti quelli riservati alle primedonne più famose e più complete dell’epoca, celebri sia come esecutrici che come interpreti.
Certo conta anche il mutamento del gusto, l’avvento della vocalità del tardo Verdi e del Verismo ebbero la loro rilevanza nella sparizione, o quasi, dei Lombardi dai palcoscenici dopo il 1870, ma non può definirsi estranea, anzi, rilevante la difficoltà di reperire soprattutto la protagonista femminile in una parte dove non bastavano il vigore, “il fuoco” e tutte le preclare qualità delle primedonne fra il 1900 ed il 1950, a differenza di quello che accadeva con titoli di identica scrittura vocale come Norma, Abigaille.
Chi sente le registrazioni di Bianca Scacciati, Giselda nel 1930 anche in Scala e che registrò il terzetto finale capisce bene i motivi che sconsigliavano, al di là di gusto ed estetica correnti, una ripresa dei Lombardi.
Anche le esecuzioni discografiche esemplari per qualità vocale, rispetto delle indicazioni dinamiche dell’autore di Giannina Arangi Lombardi e di Elisabeth Rethberg non riportano i grandi passi di agilità, che connotano il ruolo. Certo che è falso quanto sostenuto, anni or sono, da Sergio Segalini, che parlò di mancanza di accento verdiano con riferimento all’esecuzione della Rethberg, la quale, invece, è elegante, precisa nell’esecuzione, pur con il vigore e lo slancio che connotano la cantante verdiana.
Eppure proprio in quegli anni vi era disponibilità di esecutori, che nel dopo guerra, con poche eccezioni (Bergonzi e Pavarotti) non sarebbero stati disponibili, che avrebbero potuto affrontare Oronte o Pagano. La registrazione del terzetto, l’unico brano ripetutamente registrato anche ai primordi della registrazione comprova le qualità di esecutori del primo Verdi di de Angelis o di Pinza, per non dire di Léon Escalais e Lauri Volpi (pure non più giovanissimo), che esemplificano l’accento aulico del più autentico tenore verdiano anche in un personaggio, Oronte, più elegiaco che eroico, ma pur sempre verdiano e di ascendenza donizettiana.
Atto I
Sciagurata! Hai tu creduto – Samuel Ramey, Ruggero Raimondi
Salve, Maria – Giannina Arangi Lombardi, Renata Scotto
Atto II
La mia letizia infondere – Carlo Bergonzi, Luciano Pavarotti, Léon Escalais, Franco Corelli, Giacomo Lauri Volpi
Oh madre, dal cielo – Giannina Arangi Lombardi, Sylvia Sass
No!… Giusta causa – Aprile Millo, Christine Deutekom, Ghena Dimitrova
Dove sola m’inoltro? – Aprile Millo & Carlo Bergonzi
Qual voluttà trascorrere – Elisabeth Rethberg, Beniamino Gigli & Ezio Pinza, Renata Scotto, Luciano Pavarotti & Ruggero Raimondi, June Anderson, Carlo Bergonzi & Ferruccio Furlanetto, Frances Alda, Enrico Caruso & Marcel Journet, Vivian Della Chiesa, Jan Peerce & Nicola Moscona
Atto IV
Non fu sogno! – Christine Deutekom