Lo spettacolo è stato riproposto ieri sera in Scala davanti ad un pubblico differente con cantanti differenti e, guarda caso, con risultato identico.
Soprattutto per quanto riguarda la protagonista femminile, signora Paoletta Marrocu, zittita ad ogni numero solistico, fischiata alla scena del sonnambulismo. Peraltro un’unica uscita di tutta la compagnia di canto ha dimostrato la qualità dello spettacolo.
Quali siano le qualità della scritturata Lady, chi l’ha prescelta, sia pure con l’attenuante di una scelta “di rimpiazzo”, doveva ben saperlo, se ha presenziato, come abbiamo personalmente constatato, almeno ad una recita del Trittico.
Cantanti che possano passare nel breve volgere di un paio di mesi da Verdi a Dallapiccola, passando per Puccini, ne rammentiamo due sole: Leyla Gencer ed Eleanor Steber.
Il problema, però, non è la performance pessima, o quasi, della protagonista femminile, o quella smunta e censurabile del resto della compagnia, per giunta dopo una prima dove, sia pur contenute rispetto ad un recente passato ed alla qualità d’esecuzione, sono partite contestazioni.
Il problema consiste in un teatro incapace di allestire uno spettacolo decoroso, di scelte oculate sia di titoli sia di esecutori, di fatto incapace, nella componente essenziale della dirigenza artistica, di scelte che non siano quelle provenienti da altri soggetti, portatori di interessi diversi, spesso economici e non artistici. Quanto accade dimostra la mancanza di cultura musicale generale, fonte di scelte fantasiose, coraggiose e per nulla scontate.
E’ inutile, poi, che sulle gazzette che condividono le scelte del teatro si ripeta che pochi sciagurati, incivili e facinorosi abbiano fischiato uno spettacolo meritevole di ben altro giudizio, inducendo a credere che il loggione dissenta per una nota soltanto. Il loggione, ed in generale il pubblico, dissente dopo che per un’intera serata gli si sia mancato clamorosamente di rispetto.
E poi la storia o cronaca del teatro, massime di quello milanese, è costituita di serate con risposte del pubblico ben peggiori di quelle destinate a questo Macbeth e chi acquisti un biglietto, acquista il relativo diritto di approvare o disapprovare lo spettacolo (e la storia o cronaca è fatta di profetiche fischiate, come di immeritate e grette riprovazioni) e chi lo spettacolo ha proposto e realizzato. E su quest’ultimo punto, anziché erigere velleitarie difese, dovrebbero riflettere coloro i quali hanno mercede (e competenza?) per gestire l’organizzazione dell’opera. Fra l’altro, oltre le fictiones juridicae delle fondazioni, con danaro pubblico.
Soprattutto per quanto riguarda la protagonista femminile, signora Paoletta Marrocu, zittita ad ogni numero solistico, fischiata alla scena del sonnambulismo. Peraltro un’unica uscita di tutta la compagnia di canto ha dimostrato la qualità dello spettacolo.
Quali siano le qualità della scritturata Lady, chi l’ha prescelta, sia pure con l’attenuante di una scelta “di rimpiazzo”, doveva ben saperlo, se ha presenziato, come abbiamo personalmente constatato, almeno ad una recita del Trittico.
Cantanti che possano passare nel breve volgere di un paio di mesi da Verdi a Dallapiccola, passando per Puccini, ne rammentiamo due sole: Leyla Gencer ed Eleanor Steber.
Il problema, però, non è la performance pessima, o quasi, della protagonista femminile, o quella smunta e censurabile del resto della compagnia, per giunta dopo una prima dove, sia pur contenute rispetto ad un recente passato ed alla qualità d’esecuzione, sono partite contestazioni.
Il problema consiste in un teatro incapace di allestire uno spettacolo decoroso, di scelte oculate sia di titoli sia di esecutori, di fatto incapace, nella componente essenziale della dirigenza artistica, di scelte che non siano quelle provenienti da altri soggetti, portatori di interessi diversi, spesso economici e non artistici. Quanto accade dimostra la mancanza di cultura musicale generale, fonte di scelte fantasiose, coraggiose e per nulla scontate.
E’ inutile, poi, che sulle gazzette che condividono le scelte del teatro si ripeta che pochi sciagurati, incivili e facinorosi abbiano fischiato uno spettacolo meritevole di ben altro giudizio, inducendo a credere che il loggione dissenta per una nota soltanto. Il loggione, ed in generale il pubblico, dissente dopo che per un’intera serata gli si sia mancato clamorosamente di rispetto.
E poi la storia o cronaca del teatro, massime di quello milanese, è costituita di serate con risposte del pubblico ben peggiori di quelle destinate a questo Macbeth e chi acquisti un biglietto, acquista il relativo diritto di approvare o disapprovare lo spettacolo (e la storia o cronaca è fatta di profetiche fischiate, come di immeritate e grette riprovazioni) e chi lo spettacolo ha proposto e realizzato. E su quest’ultimo punto, anziché erigere velleitarie difese, dovrebbero riflettere coloro i quali hanno mercede (e competenza?) per gestire l’organizzazione dell’opera. Fra l’altro, oltre le fictiones juridicae delle fondazioni, con danaro pubblico.
Che vergogna ragazzi! povera Scala, povera Italia!
viene da domandarmi: Ondata leghista?…Se fosse così è veramente una vergogna…
Paoletta venne osannata qualche anno fa nella stessa opera nello stesso teatro (La Scala…,) con Leo Nucci.
Non riesco proprio a capire dove anfremo di questo passo a finire.
….lasciamo fuori la politca dall’opera, ragazzi.
Che posso rispondervi? Lucrezia Borgia dice che “Il tempo vola!”…….o forse, più concretamente, se la signora Marrocu avesse praticato un repertorio più leggero ed a lei consono si troverebbe in forma migliore…o no?