Mi sono recata nuovamente a Bologna per la Lucia di Lammermoor, ove ha avuto luogo la sostituzione della seconda delle protagoniste da parte di Jessie Pratt. Un’emergenza, di quelle che ti mettono indosso l’abito di scena e ti buttano dentro, tanto per intenderci: nessun nome in cartellone ( qualche foglietto volante sulle pareti dei palchi e del loggione…. ) e, mi immagino, i vestiti rubati a qualche passante, data la differenza di stazza tra la ragazzona australiana e la protagonista titolare.
Una cronaca dovuta da parte del nostro Corriere, dato il successo che tra i giovani melomani padani ha riscosso questa debuttante con la recente produzione As.li.co. di Lucia nei circuiti lombardi. E dovuta anche perché la Pratt ci aveva promesso che avrebbe lavorato sulle note centrali della sua voce ( ricordate l’intervista?) e, quindi, quale migliore occasione di questa per verificare se sia ragazza di parola?
Ho assistito ad una recita di quelle strane, dove la serata parte con un canto non facile come al solito, poi pian piano le nuvole se ne vanno ed arriva addirittura qualcosa di straordinario, ossia la pazzia. Se questa è stata una serata non al top, come mi hanno voluto subito rassicurare alcuni loggionisti presenti alle altre due recite, beh….tanti omaggi al carattere di miss Pratt!
Non siamo più abituati a sentire delle Lucia dalla voce importante, e l’effetto è ancor maggiore in un teatro ove l’acustica è eccellente. Se poi il primo obbiettivo del canto è la proiezione massima del suono, nel sentire la Pratt si rimane davvero impressionati. La voce è di quelle cosiddette “importanti” rispetto alla media delle Lucie (oggi spesso voci fin troppo leggere), il centro corposo ( è stata di parola ), lo slancio del registro acuto e sopracuto davvero impressionanti. Sono tutti elementi sorprendenti, a maggior ragione se si pensa che questo rimpiazzo è di fatto la sua seconda produzione.
Nell’entrata era percepibile qualche segno di disagio nel dosare la voce, soprattutto nel cantare piano,come al duetto con il tenore. La ricerca costante della proiezione ha dato luogo ad alcune frasi acute tutte forti e ad un sopracuto spinto. Poi di colpo la serata comincia a girare diversamente al duetto col baritono: “Il pallor funesto orrendo” non pare il capriccetto di una bimbetta isterica, ma un momento tragico, l’inizio del dramma vero della grande prima donna. Lucia fronteggia il fratello come una vera primadonna tragica e soffre al “Tu che vedi il pianto mio” e la concitazione della stretta finale introduce alla catastrofe. In un gruppo di voci striminzite, fatta eccezione del baritono Cavalletti ( peccato per quegli acuti sempre duri e ghermiti, perché il materiale vocale è di qualità ma….) Lucia ritorna, secondo una prassi antica, a sentirsi e a tirare sestetto e concertato della festa
Quindi è arrivata inattesa questa scena della pazzia, sempre dal sapore tragico ( si veda ad esempio “Ahimè, sorge il tremendo fantasma” ) per la forza ed il vigore con cui la Pratt la canta : tutto è stato facilissimo, compresi i sopracuti scintillanti ed ampi, la cadenza col flauto, le agilità precise, i piani. Finalmente una rappresentazione del dramma, del dolore di Lucia, solitamente annegato nella coloratura fine a se stesse. Anche i perplessi dalla sua oggettiva diversità dalle normali Lucie pigolanti e flautate ( peraltro senza il coraggio spettacolare di quelle pre Callas ), le hanno tributato grandissima ovazione alla fine della cadenza, perché è stata elettrizzante.
Invito anche voi a ripercorrere, con la memoria e con gli ascolti, il confronto tra questa voce tutta verticale ed egualmente sonora, tanto proiettata e ricca di mordente, con tutte le più grandi Lucie del nostro passato più o meno recente. Scoprirete che la memoria deve risalire molto indietro, perché nemmeno la grande e forse più bella voce di June Anderson, stellare Lucia fiorentina del 1983 dopo Edita Gruberova, seppe cantare la pazzia con voce tanto ampia e proiettata in tutta la gamma.
Quanto al presente delle Ciofi, Rancatore, Mei, Massis, Dessay, Devia, Gruberova (la sola ad avere grande proiezione anche al centro, ma con ben altro tonnellaggio di voce), Cantarero, Mosuc,….non c’è oggettivamente confronto.
Questa ragazza è il più bel lirico di coloratura che canti in questo povero e triste presente, e chi dubita che non abbia i numeri della fuoriclasse in assoluto, avrà agio di rinfrescarsi la memoria ascoltando in parallelo la giovane Pratt con la migliore Anderson! Perché più di così, c’è solo la Sutherland anni ’60!
G. Donizetti
Lucia di Lammermoor
Atto II – Il pallor funesto orrendo – Jessica Pratt & Massimo Cavalletti (5/3/2008)
Atto III – Scena della pazzia – June Anderson (1983), Jessica Pratt (5/3/2008)
Mentre lavoravamo alla pubblicazione di questo post, eravamo sintonizzati sulla Lucia del Metropolitan.
Uno spettatore ha telefonato alla RAI per testimoniare la miglior qualità della produzione bolognese su quella newyorkese, anche se non ha specificato con quali intepreti.
Concordiamo con lui in ogni modo.