I membri di questo Corriere desiderano rinnovare in questa ricorrenza la vostra memoria presente o passata di una travolgente passione……melomane.
Scelti per voi da:
Domenico Donzelli
Il duetto degli Ugonotti meglio noto come duettone è il modello del duetto d’amore romantico dove l’amore è frammisto a guerre, lotte e tragedie incombenti. In questo caso, la sanguinosa strage degli Ugonotti del 24 agosto 1572. Naturalmente l’amore deve anche essere contrastato, come si conviene ad una donna già sposata divisa oltre che dal legame nuziale anche dal credo religioso. E l’ardore e il superamento delle convenzioni spetta proprio alla protagonista femminile che rinnega la religione cattolica per abbracciare quella riformata ed affrontare la morte nell’amore, perché, non si sa bene per quale motivo, nei più triti drammoni romantici, amore e morte sono un inscindibile binomio. L’esecuzione del duetto è una di quelle che, con i frammenti di Lauri Volpi e il duetto di Slezak, fanno la storia dell’interpretazione.
Giacomo Meyerbeer – Les Huguenots
Atto IV – Ô ciel! Où courez-vous? – Margarethe Teschemacher & Marcel Wittrisch
Giulia Grisi
Vincenzo Bellini – I Capuleti e i Montecchi (liberamente molto, molto, molto variato dal M.o Alberto Zedda)
Atto I – Scena II – Sì, fuggire…Ah, crudel…Vieni, ah, vieni! – Martine Dupuy & Lella Cuberli
Antonio Tamburini
Più che un duetto d’amore, un autentico litigio amoroso con relativa riconciliazione. Il tutto in un luogo che, almeno in teoria, poco avrebbe che spartire con l’eros profano, anzi pagano, che segna questa pagina pucciniana. Tosca entra come un turbine, trovando nelle immagini sacre un’ottima esca per la gelosia e la civetteria e ricordandosi solo con molta fatica della Madonna. Cavaradossi, dal canto suo, è diviso fra due passioni, quella amorosa e quella politica: Tosca è gelosa della marchesa Attavanti, ma farebbe meglio a preoccuparsi del di lei fratello, che difatti causerà la rovina dei due amanti (per tacere di quella di Scarpia). In orchestra risuona la luce e la calma del mezzogiorno romano, la promessa di una notte deliziosa che non arriverà mai e tutta l’intensità di una relazione che, senza che gli interessati lo sappiano, volge al termine. Difficile trovare una Tosca più melodrammaticamente accesa e al tempo stesso più elegante di Claudia Muzio, altrimenti nota come “la divina Claudia”, concitata e quasi fanatica nel ricorso alla “sprezzatura”, ma sempre musicalissima, negli eterei pianissimi così come nelle impennate drammatiche. E stiamo parlando di una cantante che aveva già alle spalle una carriera ultraventennale. Accanto a lei l’allora “normale” Borgioli, che oggi umilia e ridicolizza gli strombazzati Alvarez, Villazón e Kaufmann.
Giacomo Puccini – Tosca
Atto I – Mario! … Non la sospiri la nostra casetta… Qual occhio al mondo… Mia gelosa! – Claudia Muzio & Dino Borgioli
Gilbert-Louis Duprez
Io scelgo invece il duetto finale di Aida, nelle superbe interpretazioni di Bergonzi e di Leontyne Price. Lo scelgo innanzitutto perché è una delle più straordinarie pagine scritte da Verdi e poi perché bene esemplifica la concezione intimista dell’opera: c’è tutto Verdi, il destino, il potere, l’individuo e l’amore. Ma il tocco geniale è costituito dall’intervento di Amneris (uno dei personaggi più complessi e interessanti dell’intero catalogo verdiano), anche lei vittima, anche lei sconfitta, anche lei innamorata del suo Radames. Un doppio duetto quindi: da una parte Aida e Radames nell’ultimo abbraccio prima della morte, dall’altra Amneris e il sogno del suo amore infelice, della cui morte si ritiene responsabile (più che una principessa “figlia dei Faraoni” un’adolescente respinta, un pò cocciuta e incosciente, che per rabbia combina un guaio più grande di lei). Un amore che va oltre la morte per gli uni (che confidano, in modo anche un po’ stereotipato e stucchevole, di essere felici ed uniti almeno in cielo) e dell’altra che esprime con amara disperazione la sincerità e l’innocenza del suo sentimento (che supera le costrizioni di un potere di cui lei stessa è vittima). Ed è un sentimento umano, molto più umano dell’astratta moralità dei protagonisti. E ora meglio lasciare la parola, o meglio la voce, ai due migliori interpreti (almeno secondo me) del ruolo.
Giuseppe Verdi – Aida
Atto IV – La fatal pietra sovra me si chiuse…O terra addio – Carlo Bergonzi & Leontyne Price