Nessuna meraviglia, dunque, che gli australiani abbiano preso pure l’abitudine di fare le cose in grande: pur non essendo una terra di melomani, ogni tanto gli viene in mente di fare un soprano. Ti fanno prima la Melba, eppoi addirittura una Sutherland, capace di cambiare la concezione del belcanto e di condizionarci le orecchie per mille anni a venire!! Ora l’Australia ci manda Jessica Pratt che, appena arrivata sulle nostre scene, fedele alla tradizione locale del fare in grande, alla prima recensione ufficiale su una nostra rivista d’opera è riuscita già a farsi paragonare niente meno che a Beverly Sills! Ed in effetti la Pratt è una vera rarità di soprano, perchè ha una voce che, al contrario della media corrente, tende ad espandersi man mano che sale verso l’alto, risultando sonora, ampia e proiettatissima, dotata di un utilissimo mordente e di buona agilità. Nella sua Lucia ha cantato con l’intenzione di “esprimere”, cercando le sfumature, i piani, il personaggio. Roba d’altri tempi !!!
Era inevitabile che il nostro melomane Corriere la intervistasse subito!
– I suoi inizi col canto. Dove, come, perché con chi?
Sono australiana,di Sydney. Ho iniziato a studiare con mio padre, che di fatto è il mio vero maestro. Ho imparato i fondamentali del canto da lui. Mi faceva fare anche 3 ore di lezione consecutive: quando mi ha insegnato a fare gli acuti poteva farmi ripetere un do anche 300 volte, fintanto che non veniva come voleva lui. Ed io piangevo a volte, perché ero stanca e volevo smettere, ma lui non lo permetteva: alla fine facevo come voleva lui, perché ero stanca e volevo andare a casa.
– Beh….un buon metodo. Quindi se si legano i cantanti ad una seggiola alla fine, per liberarsi, canteranno bene??!
( ride ) Beh, non è esattamente così…seriamente.. cantare non è difficile, anche se tutti lo pensano. Anche alcuni amici, che non riuscivano a fare gli acuti, hanno chiesto a mio padre, ed hanno imparato da lui. Alla fine ci sono riusciti.
Quello che è veramente difficile nel canto è “dimenticare” mentre si canta, cioè lasciare andare la voce fuori dal corpo senza stare a pensare, a cercare di controllare quel che si fa. Se non ci si riesce, si finisce per cantare contratti, tesi e la voce, anche se magari ti sembra grande e bella, resta piccola, perché non è fuori.
– Molti cantanti parlano della sensazione di avere la voce “fuori” dal corpo.
Sì è vero. Devi lasciarla andare fuori e devi provare questa precisa sensazione.
– Una volta si iniziava a cantare da bambini, ad 8-9 anni, oggi si inizia più tardi. Lei quando hai iniziato?
Ho sempre seguito le lezioni di mio padre sin da bambina. Lui non voleva che iniziassi davvero sin che la voce non si fosse sviluppata da sola, naturalmente.
Però mi ha fatto studiare la tromba: ho suonato in orchestra per 10 anni e questo mi ha molto aiutata per la respirazione, per sviluppare la tecnica del fiato……sì, posso dire che dai 7 sino ai 18 anni non ho cantato, ma ho suonato uno strumento a fiato.
– Tornando ai maestri, lei nel suo curriculum mette alcuni nomi di insegnanti prestigiosi…Scotto, Sutherland….
E’ vero. Ho studiato con tanti, ma alla fine, soprattutto per la tecnica, torno sempre da mio padre. A Como sono arrivata alle prove con la laringite, non mi era mai successo. Non riuscivo a fare niente e quando sono guarita, mi sono rimessa a cantare ma avevo del “metallo” nella voce….veramente, non riuscivo a cantare come voglio io. Alla fine ho chiamato papà, in Australia, e lui mi ha detto cosa dovevo fare. “ Fai così e così..”, e tutto è tornato al posto giusto.
– Beh, a Cremona sembrava davvero tutto al posto giusto…è stato un tale successo…
( ride ) Ah, sì . Lì era tutto a posto!
– Che idea si è fatta del pubblico italiano dopo questa Lucia? In fondo dopo il Bruschino romano, questo è stato il suo primo vero grande ruolo in Italia? Come vive un’artista straniero l’impatto con i melomani italiani?
E’ sempre una grande paura, prima di tutto per la lingua. Anche ora, quando risento la registrazione della Lucia, non dico che ho vergogna ma ….ci sono cose che mi danno fastidio. Ci sono le consonanti troppo deboli…..beh, la prossima vota andrà meglio.
Sì c’è grande paura a cantare davanti ad un pubblico che conosce la lingua……..anche se, a dir il vero, questa paura l’ho avuta anche a cantare in inglese in Inghilterra…..
– Ha visto cosa le hanno scritto su L’Opera a proposito della tua Lucia? L’ hanno paragonata a Beverly Sills……piuttosto impegnativi, non trova?
(ride) Sì, ho visto! Ma ci sono molte cose che devo migliorare. Devo lavorare sulle mie note basse. Ho capito che posso aggiungere un po’ di peso alla voce anche al centro senza perdere in alto……sto lavorando a questo da un paio di settimane con il mestro Zappa e sono contenta. Abbiamo aggiunto un do re mi fa sol LA……per ora va bene ma debbo lavorare ( ride )
– Una stakanovista…
Mi piace lavorare, sì, mi piace trovare sempre qualcosa di nuovo per migliorare. Anche quando la Scotto mi ha detto che devo avere le filature, assolutamente, ……sono andata a casa con un nuovo obbiettivo per migliorare
– Beh, la Scotto ha costruito buona parte della sua carriera sui filati….
Eh, sì, è vero. E li mostra ancora a lezione quando insegna. Ti dice :” Fai così. Questo è il suono che voglio” e te lo mostra subito, con chiarezza. Ed io….rubo! ( ride )
– C’è qualche cantante che ascolta volentieri o che l’ha particolarmente ispirata, in Lucia come in altre opere ?
Mi piacciono molto la Cuberli, la Scotto, la Devia.
Quando sono arrivata in Italia la prima opera che ho visto è stato il Tancredi a Roma ( Devia–Barcellona, ndr ). Allora cantavo Strauss, i suoi Lieder, Mozart, Puccini. Qui mi è parso subito un altro mondo. Del Tancredi della Devia ho visto tutte le prove e tutte le recite, ed ho deciso: “ Voglio cantare così e fare questo repertorio “. Ho guardato a lungo la Devia, l’ho studiata bene, ed ho anche cambiato delle cose.
Per la Lucia ho ascoltato molto la Callas, la Scotto e la Studer…..sì sì, anche la Studer, perché la canta con una voce molto piena, che mi piace tantissimo….eppoi il disco è integrale…mi interessava anche per quello.
– Rossini? Sa… dopo averla sentita in teatro e quel paragone con la Sills…….
Rossini mi piace moltissimo. Per ora ho cantato soltanto il rondò di Matilde di Shabran e la cavatina di Amenaide del Tancredi. Con Matilde ho partecipato anche al concorsoOperalia.
Rossini è un grande obbiettivo futuro.
– Come è Renata Scotto insegnante?
E’ una vera insegnante. Ci sono tante persone che hanno fatto una grande carriera ma non sanno spiegare bene cosa facevano o come, oppure non sanno come esprimersi. La Scotto invece si. Sa esattamente cosa vuole e come ottenerlo dagli allievi. E’ intelligentissima. Non che non abbia pazienza, ma se non si è veloci a capire….addio! ( ride ). Credo sia un bene, perché così lei non perde tempo inutilmente con chi non vuole o con chi non le presta sufficiente attenzione, o non studia.
Studiare è importante. Quando faccio l’Opera Studio con lei adesso….beh, molti vengono e dicono che la coloratura, ad esempio, non viene loro naturalmente. Questo è sbagliato, perché se non ci si esercita ogni giorno non si può cantare di coloratura. Occorre allenare la muscolatura a questo. E spesso lei mi dice di mostrare loro come faccio ad eseguirla, come la studio. Lei gli dice: “ Chiedi a Jessica come fa, perché lei studia ogni giorno…” ( ride ).
Cantare è una questione di esercizio quotidiano. E’ semplice ma occorre esercitarsi. Ho parlato con il marito della Sutherland un paio d’anni fa e lui subito mi ha chiesto se faccio esercizi quotidianamente. Io gli ho risposto che studiavo ogni mattina per circa 40 minuti, e lui mi ha detto che anche sua moglie ha fatto questo sempre e che diversamente non si può fare. E per la Scotto è la stessa cosa, esercizio quotidiano…….
– Oggi invece abbiamo sentito che è molto diffusa la teoria del “ riposo”, cioè del non cantare per riacquistare tonicità e freschezza. Il canto pare inteso più come fatto istintivo, di dote naturale…
Sì è vero, ho sentito dire anche io questa cosa di frequente. Ma non è assolutamente vero, perché il canto deve sembrare naturale, ma non lo è. E’ studio costante, perché se si perde l’allenamento, si perde tutto. Gli esercizi per la voce non possono essere fatti una volta ogni tanto o finchè non si è risolto un dato problema. Esercitarsi è un lavoro quotidiano per il cantante, anche se tutto va bene. Se si ha un problema, si fanno gli esercizi giusti per quello e ci si esercita. E’ semplice ma occorre lavorare……anche se nel mondo d’oggi, dove tutto è veloce, istantaneo, immediato da raggiungere, è difficile che si capisca questo. Il canto non è veloce, immediato. E’ una scelta di vita, ed è una vita di sacrifici. Oggi quasi nessuno è disposto a questo tipo di vita e a tanto lavoro duro.
Anche le lezioni di canto, ad esempio, dovrebbero essere quotidiane…penso a quello che diceva la Callas.Al master della Scotto pochissimi restano tutti i giorni, o per sentire gli altri……ma si impara moltissimo sentendo gli altri e le correzioni dell’insegnante……
– Siamo ritornati alla questione dei maestri di canto. Ci sono maestri validi oggi?
Non è che non ci siano insegnanti, ma il fatto è che vogliono moltissimo denaro.
In America ti chiedono anche 150-180 dollari a lezione. Ma chi può pagare queste somme? Quindi lo studio quotidiano si scontra con questa realtà. Chi vale dovrebbe essere aiutato, altrimenti nessuno può crescere in questa condizione.
Poi, a dire la verità, un tempo anche i direttori d’orchestra erano disposti a spendere del tempo con i cantanti, ma oggi non sembra più possibile…
– Chiudiamo con un domanda sul futuro. C’è qualche ruolo che ha in programma o che vorrebbe cantare?
I Puritani, naturalmente !…e mi piacerebbe anche la Traviata…mi sta molto bene …poi, con una maestra come la Scotto..( ride )…
Non c’è che dire, l’Australia è proprio un Paese pieno di stranezze, di esseri rari ed arcaici, come questo giovane soprano che ancora crede, come i leggendari divi della nostra tradizione operistica, nello studio quotidiano e che il canto non sia un fatto casuale, ma un artigianato fatto, prima di tutto, di applicazione paziente e costante. La Pratt è vera rarità in questo come nel suo canto. Veramente ….Aussi!
Bellini: I Puritani – Scena della pazzia – Jessica Pratt
Per saperne di più su Jessica Pratt e ascoltare altri brani: www.myspace.com/jessicaprattsoprano
Buon giorno e buon anno!
Non sono sicuro di poter apprezzare molto questa esecuzione:si sente che studia,ma anche che non è un talento naturale,a mio parere; il fastidioso vibrato dei centri, il suono poco omogeneo, un fraseggio poco ispirato..Naturalmente in alto è molto meglio.Ma ammetto di non essere un intenditore e perciò chiederei all’intervistatrice di correggere la mia impressione se crede.Grazie
Correggere?
L’ho sentita una volta in teatro, in Lucia, che credo sia stata la sua prima opera in forma scenica.
La sola cosa in cui non concordo è il vibrato nei centri di cui tu parli: personalmente ho sentito solo una voce con pochissimo centro, ma vibrata no.
La cantante mi pare consapevole di questo e lo dice con chiarezza che ci sta lavorando…vedremo se saprà ispessirlo un po’.
Quanto al fatto che non sia un talento naturale…beh, mi pare che di naturale nel belcanto non vi sia nulla, posto che in alto è dotatissima. Di talenti naturali che non producono nulla ne abbiamo pieni i palcoscenici: il canto lirico deve apparire naturale, ma che lo sia…..è mera illusione, sebbene assai diffusa oggi.
A noi è parsa giovane ma solida, soprattutto per la concezione che ha della sua professione.
La Sutherland le ha detto che lei avrà una carriera ( se continuerà così, ovviamente): tu che dici, ci fidiamo della Joan?
Noi si.
Tra l’altro lo dice una Sutherland… ovvero una che non ha mai perso occasione per lamentarsi dei giovani d’oggi e del fatto che sente sempre belle voci… allo sbaraglio! Detto da un’artista che, di solito, è tutt’altro che prodiga di complimenti mi sembra una lode davvero considerevole per la Pratt! In bocca al lupo Jessica!